Nicola Mastronardi
27 Gennaio 2019I nostri giorni proibiti
27 Gennaio 2019Primo Levi scrisse una raccolta di racconti, in cui profuse le sue conoscenze della chimica, e anche del lavoro, della vita degli operai che hanno a che fare quotidianamente con gli elementi chimici.
Primo Levi
Nato a Torino nel 1919 e moro nel 1987, romanziere, saggista e poeta italiano. Studiò chimica all’università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavorava come ricercatore chimico a Milano, decise di unirsi a un gruppo di resistenza ebraica formatosi in seguito all’intervento tedesco nel Nord d’Italia nel 1943. Catturato e deportato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvisse perché impiegato in attività di laboratorio. Riprese il suo lavoro come chimico industriale nel 1946, ma si ritirò nel 1974, per dedicarsi interamente alla scrittura. I profondi strascichi psicologici dell’internamento nel campo di sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987. Tra i numerosi libri di Primo Levi sono fondamentali Se questo è un uomo (1947), che racconta delle condizioni di vita dei deportati di Auschwitz; La tregua (1958), che descrive il lungo viaggio verso casa attraverso la Polonia e la Russia dei sopravvissuti ai campi di sterminio; Il sistema periodico (1975), una serie di storie, spesso di ispirazione autobiografica, intitolate col nome degli elementi chimici intese come metafore di tipi umani; Se non ora, quando? (1982), con cui ritorna sulla tematica della guerra e dell’ebraismo. Fra le altre sue opere sono i racconti di Storie naturali (1963), Vizio di forma (1971) e Lilít e altri racconti (1981); le poesie dell’Osteria di Brema (1975) e Ad ora incerta (1984); i romanzi La chiave a stella (1978) e I sommersi e i salvati (1986); i saggi dell’altrui mestiere (1985). Dalla Tregua ha tratto un film Francesco Rosi nel 1997.
Riassunto:
Ogni racconto, in totale sono 21, ha il nome di un elemento chimico ed è ad esso in qualche modo collegato:
ARGON:
L’infanzia dell’autore, la comunità degli ebrei piemontesi e la loro lingua. L’autore racconta come viveva la sua famiglia e di alcune vicende di essa. Racconta di tutti i suoi parenti e di come vissero la loro vita. Racconta, inoltre, di come vivevano, parlavano e pensavano, in generale gli ebrei del suo tempo.
IDROGENO:
L’autore ed Enrico sperimentano l’elettrolisi, approfittando di un momento in cui il laboratorio di chimica della scuola dove studiavano, in quanto ancora sedicenni, era libero. Nel laboratorio sperimentano anche la capacità del calore di modificare le forme di alcuni metalli. Al momento di provare col vetro però, scoprono che esso non si piega normalmente, come i metalli, ma si divide in sottili filamenti.
ZINCO:
Durante un’esercitazione di laboratorio in università, l’autore si accorge che Rita, una ragazza chiusa e senza amici sta eseguendo il suo stesso esperimento. Egli prova a comunicare con lei, ma non riesce a trovare le parole giuste. Alla fine l’autore si decide ad accompagnarla a casa.
FERRO:
Qui si racconta un episodio dell’adolescenza dell’autore e della sua amicizia con Sandro(l’uomo di ferro) il quale non parlava molto con gli altri. Con le leggi razziali, però, l’autore si sente escluso dagli altri e i avvicina a Sandro. Questi gli insegna a riconoscere gli elementi dal vivo piuttosto che dai libri, in quanto montanaro. I due eseguono varie scampagnate e qui se ne racconta una, sul monte Dente di M.. Alla fine della storia l’autore ricorda il suo amico che fu ucciso dai nazisti nel 44.
POTASSIO:
L’autore decide di cambiare corso di studio e di dedicarsi alla fisica, così si unisce all’Assistente, cioè il professore di fisica dell’università. Egli però gli da il compito di dimostrare che una teoria formulata in quegli anni fosse falsa. Per farlo l’autore prende del benzene e lo distilla. Poi in mancanza di sodio per la seconda distillazione utilizza il potassio. Dopo aver distillato per la seconda volta il benzene, mette a lavare la pentola utilizzata e boom, un’esplosione causata dal potassio a contatto con l’acqua unita ai vapori del benzene fa prendere fuoco alle tende, che vengono prontamente spente dall’autore.
NICHEL
Alla fine di novembre l’autore riceve la visita di un tenente che gli propone un lavoro come chimico al laboratorio presso una cava d’amianto. Deve estrarre una piccola percentuale di nichel dai residui della lavorazione principale. Conosce molte persone e molte storie ma mantiene un certo distacco dai colleghi. Dopo molte prove riesce a trovare il metodo per estrarre una quantità maggiore di nichel, ma lo abbandona per l’elevato costo.
PIOMBO
Il protagonista di questo racconto è l’ultimo discendente della dinastia dei Rodmund, una famiglia di cercatori di piombo. Vive a Thiuna ma, dopo aver trovato un ricco giacimento e averlo venduto, decide di mettersi in viaggio con il ricavato verso le terre calde. Sostando in un paese di mare, viene a conoscenza dell’esistenza di un’isola detta Icnusa, ricca di ogni tipo di metallo e abitata da strani esseri. Rodmunt parte e scopre che fortunatamente solo la prima diceria è vera. Rodmund vi si stabilisce, compra degli schiavi che fa lavorare in una cava di piombo, mette su famiglia e fonda un villaggio chiamato Bacu Abis.
MERCURIO
Il caporale Abrahams viene mandato con la moglie e una guarnigione in un’isola chiamata Desolazione per controllare che un uomo non scappasse da un’isola vicina. A missione conclusa Daniel e la moglie decidono di rimanere sull’isola disabitata. Dopo tre anni arrivano due condannati, e pochi mesi dopo due naufraghi. Dopo un’eruzione del vulcano dell’isola, scoprono in una grotta una grande quantità di mercurio, imparano a distillarlo e lo barattano con quattro donne per i nuovi arrivati. Ma alla fine le coppie si compongono in modo del tutto imprevisto.
FOSFORO
Nel giugno del 1942 l’autore si rende conto che il lavoro nelle cave è inutile. Decide perciò di cambiare mestiere: una mattina lo chiama al telefono un certo dottor Martini. Gli propone un lavoro come chimico in una fabbrica farmaceutica per cercare un rimedio al diabete. Accetta e si reca subito alla fabbrica. Qui conosce Loredana, la sua segretaria, e ritrova Giulia, sua compagna di università. L’autore studia gli antociani sui conigli e l’acido fosforico sulle piante. Intanto i rapporti tra l’autore e Giulia si fanno più stretti e, soltanto quando lui l’aiuta a rimettersi con il suo ragazzo, si accorge di averla amata.
ORO
Nell’autunno del 1942 L’autore vive a Milano con altri amici torinesi. I sette vivono scrivendo poesie, come se la guerra non ci fosse. L’8 settembre segna però nei sette la maturazione di una coscienza politica. L’autore scende in campo coi partigiani, ma il 13 dicembre del 1943 viene catturato. Dopo essere stato interrogato è rinchiuso in cella e qui pensa che lo attenda un’imminente morte. Durante questa esperienza conosce un prigioniero cercatore d’oro del fiume Dora.
CERIO
Nel novembre del 1944 l’autore si trova nel campo di Auschwitz, dove lavora come chimico per la fabbrica della Buna. Ruba per sopravvivere qualsiasi cosa dal laboratorio, e un giorno vi trova delle barrette di ferro-cerio, con cui si potevano fabbricare degli accendini, da vendere allo spaccio del lager. Con l’aiuto dell’amico Alberto riescono a guadagnare viveri a sufficienza fino all’arrivo dei Russi. Alberto, però, non sopravvive alla marcia di ritorno.
CROMO
L’autore pranza con vecchi amici e si raccontano storie di vita vissuta. Nel 1949 l’autore lavorava in una fabbrica di vernici e un suo collega gli aveva raccontato che ai suoi tempi i termometri non esistevano e per sapere se le vernici erano cotte si usava gettare una cipolla nell’olio di lino cotto e, quando questa iniziava a rosolare, la temperatura era quella giusta. Un amico racconta di aver lavorato in una fabbrica dove, per abitudine, si continuava a usare la cipolla come se fosse un ingrediente.
Un altro racconta invece di aver trovato, sempre in una fabbrica di vernici, negli ingredienti un preparato di cloruro di ammonio che non aveva nessun motivo di trovarsi lì. L’autore spiega allora che l’aveva messo lui; quando lavorava alla Duco doveva trovare una soluzione per recuperare tonnellate di vernici andate a male. L’autore trova un’errata trascrizione della quantità di cromo negli elenchi degli ingredienti e per rimediare sperimenta con successo il cloruro di ammonio.
ZOLFO
Lanza lavorava di notte, in tempo di guerra, in una fabbrica presso una caldaia a pressione che conteneva zolfo; quando il termometro arrivava a 200°C doveva svuotare lo zolfo. Ma una notte la manetta non si aziona e comincia a uscire vapore dalle fenditure; Lanza decide di svitare i bulloni per lasciar sfiatare la pressione ma la caldaia minaccia di esplodere. Decide così di aprire la ventola di aspirazione e tutto si calma. Lanza svuota la caldaia e, a turno completato, si avvia a lasciare il lavoro.
TITANIO
Felice sta verniciando un armadio in cucina quando la piccola Maria lo nota e inizia a fargli domande. Affascinata dal lavoro dell’omone chiede che cosa sia quella strana vernice: titanio. L’uomo si accorge che Maria vorrebbe toccare, ma disegna per terra un cerchio attorno ad essa per non farla avvicinare. A lavoro concluso la libera cancellando il cerchio.
ARSENICO
L’autore si dedica ad analizzare con l’amico Emilio i composti che i pochi clienti portano loro. Un giorno un vecchio ciabattino gli porta dello zucchero che dopo un’accurata analisi dei due si rivela contenere arsenico. Quando il cliente ritorna per il risultato delle analisi non si stupisce affatto: infatti lo sospettava perché un suo rivale poco onesto glielo aveva mandato e datolo al gatto questo aveva vomitato.
AZOTO
Un giorno il proprietario di una fabbrica di cosmetici, che rischia il fallimento perché i suoi rossetti si dilatano poco tempo dopo l’applicazione, entra nel negozio dell’autore. L’autore si fa dare la ricetta del rossetto e dopo qualche studio conclude che l’ingrediente da aggiungere era l’allossana. Scopre che si trova negli escrementi delle galline e dei rettili sotto forma di azoto, ma dopo uninsolita ricerca tra le fattorie e un museo di serpenti, rinuncia alla ricerca dell’allossana.
STAGNO
Continua il lavoro in privato con Emilio. Ora L’autore guadagna fondendo lo stagno per i suoi pochi clienti. Ma visti gli scarsi guadagni, i due sono costretti a smantellare il laboratorio e istallarne uno più precario e disordinato nella casa dei genitori di Emilio.
URANIO
Abbandonato anche questo lavoro, l’autore è assunto nel Servizio Assistenza Clienti che si occupa della vendita diretta al pubblico di alcuni prodotti. Un giorno fa visita a un certo signor Bonino che gli racconta una strana storia. In tempo di guerra era fuggito da una caserma di tedeschi e si dirigeva verso Rivoli, quando era atterrato un aereo di tedeschi che gli chiesero la direzione da seguire per la Svizzera. Come ringraziamento gli consegnarono un pezzo di uranio. L’autore abbastanza incredulo prende l’ordinazione e su consiglio dello stesso cliente analizza il metallo. Ma l’autore scopre che in realtà il pezzo di uranio era solo del cadmio.
ARGENTO
L’autore riceve una lettera per un invito a cena per i venticinque anni dalla laurea da parte di un amico. Al ritrovo i due parlano a lungo, e l’autore esprime l’idea di scrivere un libro sulla loro professione. L’amico contribuisce con una sua storia: tempo prima aveva lavorato in una fabbrica dove si preparavano le carte per le radiografie e dove la pulizia doveva essere curata esageratamente. Nonostante ciò qualche impurità era sopravvissuta perché alcune consegne agli ospedali erano risultate danneggiate. Dopo molti controlli si capì che dipendeva del bromuro d’argento che veniva scaricato nelle acque del torrente che arrivavano alla lavanderia che si occupava delle loro divise.
VANADIO
L’autore lavora ancora alla fabbrica di vernici quando gli affidano una partita di vernici che non si asciugava. La resina che causava ciò veniva importata da un’industria tedesca che l’autore contatta. Il dottor Muller gli consiglia di aggiungere una certa quantità di vanadio. L’autore riconosce il dottore il quale lavorava alla fabbrica di Buna. L’autore gli manda una lettera con l’edizione tedesca di ‘Se questo è un uomo’. Il dottore risponde confermando la sua identità. Afferma di essere pentito di ciò che era avvenuto, ma si scusa dicendo che lui non immaginava minimamente cosa avvenisse ai prigionieri di Aushwitz. I due fissano un appuntamento al quale Muller non si reca a causa della sua morte.
CARBONIO
In questo capitolo finale l’autore rivela l’intento del libro: la storia del chimico. Racconta poi i percorsi di un atomo di carbonio: passa, infatti, dall’aria all’acqua alee foglie delle piante, fino all’uomo che lo espelle come calore, in tutti questi passaggi quel piccolo atomo di carbonio viene trasformato e ritrasformato, per sempre, fino alla morte. In questo racconto si è partiti dal 1840, con un atomo di carbonio presente nell’aria, e, dopo molti passaggi e giri intorno al mondo attraverso animali o vegetali, nel 1960 muore.
Alberto Geranelli