Con il termine clown si considera quello che in lingua italiana viene chiamato pagliaccio.
Le sue origini sono misteriose. Una delle più accreditate tesi sulla sua nascita, fa risalire l’apparizione dei personaggi clowneschi alle Dionisie, le grandi feste antiche in onore del dio greco Dioniso, conosciuto come Bacco. Durante queste manifestazioni si svolgevano gare poetiche-buffonesche e spettacoli comico-satirici. Era nata una vera e propria opera d’arte e anche un nuovo mestiere, che però venne considerato come un’attività vacua e inferiore, specialmente dalle classi nobili. Sotto Nerone, anche Petronio, nel I secolo d.C., intende suscitare il riso con il suo Satyricon nei destinatari della sua opera. Ne deriva dunque un romanzo comico”, ma di una comicità corrosiva che si esplica e realizza per mezzo del gusto del paradosso, del grottesco. Petronio sembra giocare con la realtà che egli descrive e sorride delle azioni dei suoi personaggi che sembrano vivere tra avventure erotiche, disavventure di ogni tipo, scorpacciate sconcertanti.
Nel corso della storia si può vedere l’evoluzione del clown.
Nei secoli bui del Medioevo, la sagacia del buffone di corte, avvezzo ad osservare criticamente gli avvenimenti, servì ai giullari di professione un posto di riguardo agli occhi dei signorotti e dei cortigiani, e non era insolito che il buffone avesse qualche potere all’interno delle corti, anche se, apparentemente, veniva dileggiato e schernito da tutti. Con le farse e con le commedie dotte del Cinquecento umanista, il giullare divenne il vero protagonista del divertimento, almeno fino alla prima metà del XVIII secolo. Il Seicento fu il secolo della Commedia d’Arte, con le sue maschere clowns. Con l’arrivo dell’Illuminismo, la Commedia dell’Arte perde di spessore e di significato, ma la sua influenza nel teatro resta. Ma quest’ultimo dovette fare i conti con una nuova forma di spettacolo, il circo, che, dopo aver visto la luce in Gran Bretagna, ebbe un percorso sempre in rapida salita. Il clown si presenta folle ma annuncia un’intenzione seria (ad esempio fare un incontro di pugilato o suonare uno strumento). La maschera e il costume che lo deformano dalla normale umanità sono il passaporto per la de- responsabilizzazione delle sue azioni.
Entrare nella medicina con camici parodiati, nasi rossi, strumenti musicali, buffi cappelli ed operare un giro visite proprio come fanno i medici, dovette sembrare all’inizio eccentrico, ma certamente efficace, poiché il contagio si propagò in Europa.
è un medico statunitense, generalmente conosciuto come l’ideatore di una terapia olistica molto particolare: quella del sorriso, anche nota come clownterapia. La clowterapia è il termine composto dall’unione di due parole chiave – clown e terapia – con cui si definisce un tipo di assistenza in ambiente sanitario. Con questo termine si indica l’applicazione di un insieme di tecniche derivate dal circo e dal teatro di strada in contesti di disagio quali ospedali, case di riposo, orfanotrofi, centri diurni. Il dottor Hunter iniziò a formulare una teoria sulla felicità, partendo dall’esperienza negativa che lo aveva visto protagonista quando era ancora adolescente: egli infatti fu ricoverato in una clinica a causa di una forte depressione che lo stava conducendo lentamente al suicidio. Dopo essersi iscritto alla facoltà di medicina, intraprende degli studi su un campione di pazienti ricoverati in ospedale. Da sempre convinto che risate e sorriso portassero enormi benefici, Adams iniziò a visitare i suoi pazienti travestito da clown. Passo dopo passo il suo sogno prendeva forma: realizzare una casa ospedale dove curare i pazienti affiancando la ricerca del benessere alle terapie mediche. Il clown trasforma il reparto o la camera dospedale – cornici fredde e distaccate dove vivono i pazienti – in un ambiente magico, in cui la risata si fa strumento di gioia e sicurezza, incoraggiando al dialogo. Inoltre prova a stabilire con gli spettatori un rapporto umano di fiducia e confidenza, capace di far dimenticare la quotidianità della vita ospedaliera, a profitto della fantasia e dell’immaginazione. L’importanza di questa figura, non si esaurisce nella figura del paziente, bensì si estende a tutta la famiglia, proprio perché i miglioramenti del malato vengono vissuti e condivisi anche da coloro che lo circondano con amore e affetto.
Il clown dottorenella sua formazione riceve, oltre alle tecniche artistiche, delle nozioni di psicologia e assimila conoscenze di gelotologia, in modo da essere in grado di poter rendere il proprio intervento più mirato possibile. Il contesto operativo del clown dottore non si limita solamente alla pediatria. Gli studi della gelotologia hanno infatti provato che l’uso della comicità e della metafora terapeutica può essere usata anche con target non pediatrici (adulti, anziani, diversabilità) e in differenti contesti (disagio sociale e scolastico). La gelotologia è una nuova disciplina che studia in modo metodico la risata, il buon umore e il pensiero positivo rispetto alle loro potenzialità terapeutiche. Questa scienza costituisce un ponte tra la biologia, la psicologia, antropologia, la medicina. La risata e il sorriso se vengono studiati da una sola si queste prospettive trascurando le altre, risultano incompleti. Ridere attiva tutte le parti del corpo umano: il cuore e la respirazione accelerano i loro ritmi, la pressione arteriosa diminuisce e i muscoli si rilassano. Anche la chimica del sangue si modifica, in quanto, tanto più la risata è esplosiva e spontanea, tanto più diminuisce la tensione e si manifesta una sensazione di liberazione che coinvolge tutti gli organi e le funzioni corporee. Questo perché ridere stimola la produzione di beta-endorfine da parte delle ghiandole surrenali che producono cortisolo, un ormone che regola la risposta allo stress. Le loro peculiarità sta nella capacità di regolare l’umore. Esse vengono rilasciate in situazione stressanti come forma di difesa, in modo da poter sopportare il dolore fisico e psicologico. E’ ormai provato che il buon umore e la fiducia rafforzano l’organismo aumentando le difese immunitarie, mentre stati depressivi favoriscono l’insorgere di malattie.
Se rivolgiamo uno sguardo sulla psiche si possono effettuare osservazione per quanto riguarda l’azione della risata su questa. Gli effetti dell’umorismosulla psiche sono molteplici, infatti attraverso la risata c’è un aumento dell’autostima e delle energie psichiche, essa funge da azione neutralizzante sugli effetti dello stress e su quelli dell’ansia ed è un aiuto per lo sviluppo per la predisposizione ai rapporti sociali. Purtroppo, nonostante un elenco così variegato di effetti positivi , la popolazione mondiale moderna non ride più come una volta e questo a causa di molteplici motivi. Le cause sono da ricercare in un aumento dei livelli di stress a cui le persone sono sottoposte quotidianamente (traffico, partner, lavoro). I bambini mediamente ridono 300-400 volte al giorno mentre negli adulti questa predisposizione alla risata quasi non esiste, infatti è proprio osservando i bambini che è stato evidenziato come le loro risate sono la risultante di un’intensa attività di inventiva e creatività, utile per il loro sviluppo evolutivo. Il bambino ridendo libera l’energia in esubero per ampliare i suoi confini personologici. L’azione del ridere è il perno attraverso il quale si determinano certe direzioni comportamentali , come ad esempio si sdrammatizza con l’umorismo. Attraverso la risata ripristiniamo quelle condizioni necessarie per essere creativi, dinamici, aperti al cambiamento e quindi ottimisti. Con l’azione del ridere scarichiamo la tensione accumulata e ristabiliamo quell’equilibrio psicologico necessario per vivere in armonia con noi stessi e con gli altri. In genere ridiamo se siamo predisposti, se siamo di buon umore, allegri, se qualcuno ci racconta un aneddoto o una barzelletta divertente.
Dal 1996 nascono le prime associazioni italiane. Lassociazione a cui mi sono rivolta, al fine di ottenere informazioni per la stesura della mia tesina, si chiama Associazione Veronica Sacchi Onlus . Il 26 dicembre 2000, in un tragico incidente d’auto, ha perso la vita Veronica Sacchi, una ragazza di non ancora 18 anni. Claudia e Ettore Sacchi, i genitori di Veronica, insieme ad un gruppo di amici, hanno deciso di dare vita ad una Associazione a lei intitolata – e legalmente riconosciuta il 6 aprile 2001 – con il seguente obiettivo:
Promozione, sostegno e formazione del volontariato giovanile attraverso la clownterapia “.
Alle persone che si avvicinano a questa realtà vengono richieste dunque, serietà, impegno, responsabilità e una buona dose di allegria.