La poesia impegnata di Parini: il disagio di un autorevole moderato
28 Dicembre 2019Il teatro veneziano e la commedia dell’arte
28 Dicembre 2019“A se stesso” è una delle poesie più intense e significative di Giacomo Leopardi, scritta nel 1833, dopo la delusione amorosa per Fanny Targioni Tozzetti.
Questo componimento riflette pienamente il pessimismo cosmico di Leopardi, ossia la visione tragica e disillusa della vita e della condizione umana, che caratterizza la sua maturità poetica e filosofica. In esso, Leopardi esprime un estremo rifiuto della vita, della natura e dell’esistenza stessa, culminando in un’invocazione al proprio cuore, ormai stanco e disilluso, affinché cessi di soffrire.
Testo e Parafrasi
Testo originale di A SE STESSO di Leopardi:
Or poserai per sempre, Posa per sempre. Assai T’acqueta omai. Dispera |
Ora, mio cuore stanco, riposerai per sempre. È morto l’inganno estremo, quello che mi illudeva di credere che la felicità potesse essere eterna. L’illusione è svanita. Adesso sento chiaramente che non solo è scomparsa la speranza, ma anche il desiderio di inganni che una volta ci apparivano dolci.
Riposa per sempre, cuore. Hai battuto abbastanza, hai sofferto a sufficienza. Nessuna cosa vale più i tuoi sussulti; e nemmeno la terra (la vita stessa) merita i tuoi sospiri. Amara e piena di noia è la vita, e nient’altro; il mondo è fatto di fango. Rilassati finalmente, e abbandona ogni speranza. Dispera per l’ultima volta. Il destino non ha concesso alla nostra umanità altro dono se non la morte. Ormai puoi disprezzare tutto: te stesso, la natura che ti ha ingannato, il potere oscuro che governa il mondo a danno di tutti gli esseri viventi, e la vanità infinita dell’intero universo. |
Analisi e commento
“A se stesso” è un componimento estremamente sintetico, quasi conciso, che raccoglie in pochi versi tutta la tragica visione leopardiana della vita e del mondo. La poesia rappresenta un dialogo interiore tra il poeta e il suo cuore, simbolo delle emozioni e della speranza ormai spenta.
- “Or poserai per sempre, stanco mio cor”: Il verso iniziale introduce l’idea centrale della poesia: il cuore stanco e afflitto troverà finalmente riposo. L’uso del verbo “poserai” evoca un’immagine di quiete eterna, che prelude al rifiuto totale della vita.
- “Perí l’inganno estremo, ch’eterno io mi credei”: L’inganno estremo è la speranza di una felicità eterna che il poeta, in passato, aveva creduto possibile. Tuttavia, la delusione e il disinganno sono ormai totali, e Leopardi non solo ha perso la speranza, ma anche la capacità stessa di desiderare qualcosa di positivo.
- “Non val cosa nessuna i moti tuoi”: Qui il poeta afferma che nessuna cosa al mondo merita il battito del cuore, cioè il dolore, il desiderio, o persino l’amore. Il mondo è indegno di qualsiasi emozione.
- “Amaro e noia la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo”: Questa è una delle frasi più celebri del pessimismo leopardiano. Leopardi riduce la vita a una combinazione di dolore (“amaro”) e vuoto esistenziale (“noia”), e descrive il mondo come fango, simbolo di impurità e bassezza.
- “Dispera l’ultima volta”: L’imperativo invita il cuore a disperare definitivamente e a non nutrire più alcuna illusione. L’ultima disperazione coincide con il totale disprezzo per la vita e per il mondo.
- “Al gener nostro il fato non donò che il morire”: La condizione dell’umanità è tale che l’unico vero dono concesso dalla natura è la morte. Questo verso esprime in maniera drammatica la rassegnazione totale di Leopardi.
- “Disprezza te, la natura, il brutto poter”: Il poeta esorta il cuore a disprezzare tutto: se stesso, la natura (intesa come forza cieca e indifferente che crea solo sofferenza), e quel potere oscuro che domina il mondo, causando sofferenza a tutti gli esseri viventi.
- “L’infinita vanità del tutto”: Il verso conclusivo riflette il concetto di vanità universale: l’intero universo, con i suoi eventi e i suoi esseri viventi, non è altro che un’illusione, priva di senso e significato. Tutto è vano, inutile e privo di scopo.
Il pessimismo cosmico
La poesia è un manifesto del pessimismo cosmico leopardiano, una visione del mondo che non lascia spazio a speranze o illusioni. Per Leopardi, la natura, che per secoli era stata vista come benevola e madre dell’uomo, è in realtà una forza indifferente e crudele. L’esistenza umana è dominata dal dolore, dalla noia e dalla vanità. La morte, unica via di fuga dalla sofferenza, è l’unico vero “dono” che la vita può offrire.
Questa visione nichilistica dell’esistenza raggiunge in “A se stesso” il suo punto più alto di disperazione. Tuttavia, c’è anche un senso di serenità tragica nell’accettazione dell’inevitabilità della morte e nel distacco finale dalle passioni.
Conclusione
“A se stesso” rappresenta uno dei momenti più alti della produzione lirica di Giacomo Leopardi. Il componimento, con la sua brevità e intensità, racchiude il dramma interiore del poeta, il suo disincanto totale nei confronti della vita e della natura, e il suo ultimo invito a disprezzare tutto, compreso sé stesso, come unica forma di pace.