Storia romana
27 Gennaio 2019La metamorfosi
27 Gennaio 2019Bianca Stancanelli
Biografia dell’autrice:
Bianca Stancanelli è nata a Messina, ha esordito come giornalista nel quotidiano LOra di Palermo, occupandosi soprattutto di mafia e politica.
Dal 1987 vive a Roma dove è inviato speciale per il settimanale Panorama.
Dopo avere già pubblicato due volumi di racconti, Cruderie (Marsilio, 1996) e Morte di un servo (Marsilio, 2000), con il libro A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario (Einaudi, 2003) Bianca Stnn ancanelli ha dato prova della rara capacità di saper trasmettere la forza dell’impegno civile attraverso il linguaggio letterario.
Personaggi principali:
Padre Giuseppe Puglisi chiamato da tutti Pino o 3P è un prete siciliano nato a Palermo dopo essere diventato prete accetta l’incarico nella parrocchia di San Gaetano nel quartiere di Brancaccio,è un uomo coraggioso,cordiale con tutti con uno spiccato senso della giustizia.Appena arrivato a Brancaccio inizia il suo programma basato sull’educazione dei giovani in modo da distoglierli dalle attività mafiose e dargli la possibilità di un futuro lontano dalla mafia che regnava a Brancaccio ed è proprio questo il motivo per cui attira addosso a se le attenzioni dei mafiosi che si vedono soffiarsi da sotto il naso le future generazioni di killer e criminali.Pino Puglisi verrà ucciso nel 1993 nel giorno del suo 56esimo compleanno da una squadra di mafiosi inviata da Giuseppe Graviano.
Biografia di Don Giuseppe Puglisi:
Nato il 15 settembre 1937 a Brancaccio, quartiere povero di Palermo, da una famiglia modesta (il padre calzolaio, la madre sarta).A 16 anni, nel 1953 entra nel seminario palermitano da dove ne uscirà prete il 2 luglio 1960 ordinato dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e successivamente rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.Nel 1963 è nominato cappellano presso l’orfanotrofio Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria Santissima Assunta a Valdesi, borgata marinara di Palermo. E’ in questi anni che Padre Puglisi comincia a maturare la sua attività educativa rivolta particolarmente ai giovani. Il 1 ottobre 1970 viene nominato parroco a Godrano un paesino della provincia palermitana che in quegli anni è interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L’opera di evangelizzazione del prete riesce a far riconciliare le due famiglie. Rimarrà parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978. Dal 1978 al 1990 riveste diversi incarichi: pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale, docente di matematica e di religione presso varie scuole, animatore presso diverse realtà e movimenti tra i quali l’Azione cattolica, e la Fuci.Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella.Nel 1992 viene nominato direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo.Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.Il 15 settembre 1993 viene ucciso dalla mafia, il giorno del suo 56° compleanno.
Riassunto:
Nella parrocchia di San Gaetano è arrivato Padre Giuseppe Puglisi un palermitano di umili origini ma di grande coraggio ed intraprendenza,questo personaggio dà subito fastidio alle cosiddette persone d’onore di Brancaccio che vedono nella sua voglia di fare ed il suo legame con i ragazzi un tentativo di togliere potere a Cosanostra,la mafia siciliana che a Brancaccio aveva uno dei suoi punti forti. Pino Puglisi conosce bene Brancaccio e sa che la Mafia ha saldamente il comando e che non è possibile redimere gli adulti quindi punta tutto sull’educazione dei bambini e ragazzi. Mostra fin dall’inizio la ferma volontà di fare tutto il possibile per migliorare il quartiere e renderlo adatto ad una vita serena e non condizionata dalla criminalità organizzata. Inizia costruendo un oratorio dove i bambini si ritrovano per fare l’unica cosa al mondo che li distrae dalle loro misere condizioni di vita:il gioco. Puglisi punta ad allontanare i ragazzi dalla criminalità prima facendoseli amici e offrendo loro un luogo dove svagarsi e incontrarsi con gli amici e poi indirizzarli verso una educazione scolastica appena ci sarà la possibilità di avere una scuola media. Purtroppo non tutto va secondo i piani del prete infatti anche il sindaco di Palermo era legato con Cosanostra e non aveva alcuna intenzione di concedere una scuola media a Brancaccio a discapito delle attività illegali. La situazione è sempre più difficile e non bastano neanche le suore e il viceparroco mandati dalla chiesa ad aiutarlo,ogni volta che Puglisi tentava di fare un’azione per migliorare la vita del quartiere viene prontamente ostacolato dagli uomini d’onore”lui ed altre persone oneste scrivono volte ai giornali ed a organismi superiore per mettere in risalto la condizione critica di quel sobborgo di Palermo ma raramente vengono ascoltati.Man mano che il tempo passa i capi di Brancaccio sono sempre più infastiditi dal comportamento antimafioso che ha il prete e alla fine decidono che la sua influenza sui ragazzi e il fatto che sta rendendo noto ai giornali le condizioni di Brancaccio vanno puniti con la morte.Nel 1993 il giorno del compleanno del parrinu” è la data prefissata per l’esecuzione di quel personaggio tanto scomodo alla mafia quanto utile alla comunità,una squadra di killer gli va incontro e lo uccide in modo subdolo,contrario al modo di agire di Puglisi che faceva tutto alla luce del sole,affrontava le difficoltà con coraggio.E questa la fine di uno dei grandi personaggi della lotta alla mafia,un uomo che ha insegnato all’Italia come ci si comporta e che si deve sempre camminare a testa alta e non rassegnarsi e sottomettersi ai più potenti.
Era un uomo buono solo disarmato. In quattro
andarono a sparargli. Lo spiarono, lo seguirono
lo raggiunsero sul portone di casa. In silenzio
gli andarono alle spalle. Lo fermarono. E per
fermarlo lo chiamarono padre, perché era un
sacerdote. Ai suoi assassini rivolse tre parole:
Me lo aspettavo”. Furono le ultime che
pronunciò. Sorrise, e fu l’ultimo dei suoi sorrisi.
Dei quattro, uno solo sparò. Un solo colpo. Alla
nuca. “