Il Carme Dei Sepolcri di Foscolo
28 Dicembre 2019Tertulliano: il cristianesimo e la letteratura
28 Dicembre 2019“A Zacinto” è uno dei sonetti più celebri di Ugo Foscolo, scritto intorno al 1803-1806 e incluso nella raccolta delle sue poesie.
Questo componimento riflette sul tema della patria perduta e inaccessibile, identificata con l’isola di Zacinto (l’odierna Zante, nel Mar Ionio), luogo di nascita del poeta, e si intreccia con temi quali il mito, l’esilio e il destino ineluttabile di chi vive lontano dalla propria terra.
Testo e parafrasi del sonetto
Testo Né più mai toccherò le sacre sponde |
Parafrasi:
Non toccherò mai più le sacre rive dove il mio corpo di bambino riposò, Zacinto mia, che ti specchi nelle onde del mare greco, dal quale nacque Venere, dea dell’amore, che rese feconde le isole col suo primo sorriso, e che ispirò il celebre canto di Omero, il quale celebrò le acque del mare e l’esilio errante che, seppur doloroso, permise a Ulisse di ritornare nella sua aspra Itaca, diventando famoso per il coraggio e la sventura. Tu, Zacinto, non riceverai altro da me, tuo figlio, se non il mio canto: il destino ha deciso per noi esuli una tomba senza lacrime. |
Analisi metrica
Il sonetto segue lo schema ABAB ABAB CDC DCD, con endecasillabi secondo il modello del sonetto italiano classico. Le rime sono alternate nelle quartine e incatenate nelle terzine, conferendo al sonetto un’eleganza e una musicalità solenni, in sintonia con il tono malinconico della poesia.
Figure retoriche e stilistica
- Apostrofe: Foscolo si rivolge direttamente alla sua terra natale, Zacinto, con un’invocazione affettuosa e nostalgica: “Zacinto mia”.
- Metafora: “le sacre sponde” (v. 1) rappresenta Zacinto come un luogo sacro per il poeta, un’immagine che esprime sia il legame profondo che la venerazione per la patria.
- Allusione mitologica: Foscolo cita il mito di Venere, nata dalla schiuma del mare greco, collegando così la bellezza della sua terra all’idea di fecondità e di creazione divina.
- Enjambement: Utilizzati più volte, come tra “ove il mio corpo fanciulletto giacque” (vv. 1-2), creano un flusso continuo di immagini che riflettono il fluire delle emozioni del poeta.
- Antitesi: Tra Ulisse, che riuscì a ritornare nella sua “petrosa Itaca” nonostante le sofferenze, e Foscolo, a cui è negato il ritorno a Zacinto e a cui il fato ha riservato una “illacrimata sepoltura”.
- Personificazione: Il “fato” (v. 14) è rappresentato come un’entità attiva che determina il destino del poeta, decidendo per lui una tomba senza lacrime.
- Similitudine mitica: Il poeta accosta il suo destino a quello di Ulisse, l’eroe omerico esule, che però, a differenza di Foscolo, può far ritorno in patria e morire circondato dai propri cari.
Temi principali
- L’esilio e la patria perduta: Foscolo riflette sulla sua condizione di esule e sulla consapevolezza di non poter tornare mai più a Zacinto. La patria viene vista come un luogo idealizzato, sacro e amato, ma irraggiungibile. Questa condizione di distacco fisico e spirituale lo avvicina a Ulisse, con cui condivide l’esperienza dell’esilio, ma con una differenza cruciale: a Foscolo non sarà concesso di rivedere la sua terra.
- La mitologia e la bellezza: La nascita di Venere dal “greco mar” viene evocata per accentuare il valore mitico e la bellezza eterna di Zacinto, un’isola che assume quasi la forma di una madre divina, una figura mitologica e naturale che accoglie la vita. L’immagine della dea Venere, legata all’amore e alla fecondità, rappresenta l’energia creatrice e l’eternità del luogo natale.
- La morte e la sepoltura: Il tema della morte si lega alla condizione di esilio. Foscolo è consapevole che, da esule, non potrà avere una “illacrimata sepoltura”, ovvero sarà destinato a morire in una terra straniera, lontano dalla propria patria e senza il conforto dei propri cari. Questo desiderio di essere sepolto nella terra natale viene negato al poeta, che si confronta con l’amarezza di una morte senza memoria e senza onore, lontano dalla sua Zacinto.
- Il canto poetico come unico legame con la patria: Foscolo sa che non potrà fare ritorno a Zacinto, ma le dona il suo “canto”, l’unico tributo che può offrire come segno d’amore. La poesia diventa quindi l’unico modo per stabilire un legame simbolico con la patria e per perpetuarne il ricordo.
Commento
“A Zacinto” è un sonetto che esprime il forte legame di Foscolo con la propria terra natale, la Grecia, che rimane un luogo di ideale bellezza e sacralità. Il poeta vede in Zacinto una terra madre, generosa e ricca di miti e di cultura, in contrasto con la condizione di isolamento e di lontananza che Foscolo vive in Italia. La patria diventa quindi non solo il luogo di nascita, ma anche il simbolo di un’origine spirituale e culturale, con cui il poeta desidera ardentemente riconnettersi.
Il paragone con Ulisse, che appare nella seconda parte del sonetto, evidenzia il contrasto tra il destino del poeta e quello dell’eroe greco. Ulisse è celebre per le sue sventure, ma la sua storia si conclude con il ritorno a Itaca, una casa accogliente, mentre Foscolo non avrà un simile conforto. Questo contrasto rafforza l’immagine dell’esilio di Foscolo come una condizione senza riscatto, legata a un destino crudele e senza possibilità di ritorno.
La chiusa del sonetto – “a noi prescrisse / il fato illacrimata sepoltura” – è un’immagine potente, che richiama l’idea di una morte senza onore e senza pietà. La sepoltura illacrimata rappresenta l’oblio e l’abbandono, che si contrappongono al desiderio di riposo accanto alla madre terra e di essere ricordato dai propri cari.
“A Zacinto” è quindi un sonetto di rimpianto e nostalgia, in cui la patria perduta e la condizione di esule divengono metafore della condizione umana, segnata dalla precarietà e dall’incertezza. La poesia diventa l’unica eredità che Foscolo può lasciare alla propria terra, un tributo simbolico che rivela come, anche nel dolore dell’esilio, il poeta possa trovare nella poesia un rifugio e un modo per perpetuare il legame con le proprie radici.