Tritone nell’arte
27 Gennaio 2019La dipendenza dal cellulare
27 Gennaio 2019di Laura Bompani – 1° liceo scientifico A – Istituto S. Ambrogio Milano
supervisione del professor Luca Manzoni
da “HERCULES” (Walt Disney)
Caratteri generali
Sul finire del millennio, la Walt Disney ha proposto la sua versione di uno dei miti più longevi e famosi dell’antica Grecia.
Per visualizzare le immagini si è scelto uno stile che doveva richiamare i motivi dell’arte classica, ricca di decorazioni e greche (che non a caso si chiamano così).
Il disegno dei personaggi si adegua, divenendo spigoloso e piatto, ma con un esplosione di colori che compensa la semplicità (apparente) del tratto. L’originale stile grafico del film, rompe con le tradizioni disneyane e spiazza un po’ il pubblico con i suoi colori irreali. Nelle scene sull’Olimpo, ogni dio ha un suo colore e, anche se negli inferi le tonalità grigie e scure dominano, Pena e Panico sfoggiano colori piuttosto vivaci.
Sono le Muse a raccontarci la storia del semidio, utilizzando ritmati brani gospel (a sottolineare una certa “religiosità” del soggetto) e coreografie ricercate che valgono loro un posto di rilievo nel film. Le muse non sono segregate nel ruolo di narratrici, ma restano impresse nella memoria del pubblico come qualunque altro buon personaggio.
Trama
Sul Monte Olimpo, gli dei festeggiano la nascita del figlio di Zeus, destinato a grandi cose, date le sue origini divine. Alla gioia collettiva non si aggiunge Ade, dio degli inferi, perché il piccolo dio gli preclude la strada verso il potere, così, nel momento stesso in cui rende omaggio al bimbo, il Signore dei Morti sta già meditando la sua eliminazione.
Un dio è una creatura immortale, impossibile da uccidere, motivo per cui Ade affida ai suoi scagnozzi Pena e Panico il compito di somministrare al piccolo una pozione magica in grado di far scomparire ogni traccia di soprannaturalità dal bimbo.
Nel momento in cui Hercules berrà l’ultima goccia, perderà la sua immortalità e i due galoppini dovranno ucciderlo.
Per fortuna qualcosa non funziona e Hercules ingurgita la micidiale bevanda senza però finirla, una sola goccia fa la differenza tra la vita e la morte del bimbo.
L’effetto del beverone è comunque molto potente e priva Hercules di tutte le sue doti divine, a parte la straordinaria forza fisica.
Hercules è ora un bimbo mortale, non può più vivere sull’Olimpo. La sua nuova casa è quella di Anfitrione e Alcmena, che lo allevano come un figlio, con le gioie e i dolori del caso.
Per una coppia di anziani contadini, un ragazzo dalla forza sovrumana è una risorsa preziosa, peccato tuttavia che il giovane non la sappia controllare e che combini spesso disastri di ogni misura. Il problema è che Hercules si sente fuori posto, in qualunque situazione.
Nel momento in cui i suoi genitori adottivi gli rivelano che lui non è davvero loro figlio e che ignorano le sue vere origini, Hercules parte alla ricerca di se stesso.
Quando una colossale statua di Zeus si anima e gli parla, il ragazzo è terrorizzato, ma solo finché non si rende conto che quello non è altri che suo padre. Zeus indica al giovane la strada da percorrere per il suo ritorno sull’Olimpo, e Hercules la segue.
Ad istruirlo sarà il fauno Filottete, già mentore di personaggi quali Achille o Giasone. Le speranze di cavar qualcosa dal giovane forzuto sono poche, ma Hercules impara in fretta e ben presto è pronto per far cose sensazionali; tra queste, il salvataggio di una “D.I.D.: Donzella In Difficoltà”.
La prescelta è la giovane Megara, impegnata nel tentativo di sfuggire ad una mostruosa creatura messa a guardia di un fiume. Purtroppo, quello che Hercules non sa è che Megara è al servizio di Ade e che lo sta aiutando a mettere in piedi un esercito per detronizzare Zeus. Megara è legata a Ade da un contratto, ma agisce anche per disprezzo del mondo. Hercules, in qualche modo, comincia a dimostrarle che non tutto è da disprezzare.
Solo in questo momento, Ade scopre che Pena e Panico non hanno portato a termine la loro missione e che l’omicidio di Hercules non è mai avvenuto, ma forse non è troppo tardi. In modo sempre più aperto, il dio degli inferi attenta alla vita del figlio di Zeus, facendone tuttavia sempre di più un eroe e avvicinandolo al suo ritorno sull’Olimpo. Nulla sembra poter fermare il giovane invincibile, dato che non ha punti deboli, cosa che crea soddisfazione e ammirazione in Megara. Ma Ade è furbo e malvagio quanto basta per vedere nel nascente innamoramento di Hercules e Meg, il lato debole del ragazzo.
Con un inganno, il malvagio riesce ad intrappolare il giovane in uno dei contratti a lui tanto cari, obbligandolo a cedere le sue forze miracolose e ad affrontare così il dio dei morti, a patto che nessuno paghi le conseguenze di questo. La lotta appare destinata ad un esito negativo e Hercules non può contrastare Ade in nessun modo. Megara, tuttavia, rompe il suo contratto e si schiera dalla parte del non più forzuto ragazzone, e chissà che qualcosa non si possa ancora fare…
Ade
In questo film il dio degli Inferi ha un ruolo fondamentale in quanto è l’antagonista per eccellenza, il malvagio, ma anche comico Ade.
I disegnatori hanno deciso di creare un personaggio dalle tinte cupe, principalmente grigio e nero, con i capelli di fuoco azzurri e blu, per sottolineare che anche lui, come il suo regno, brucerà per sempre nel fuoco dei dannati (Figura 1).
Figura 1; Ade, primo piano
Una sua frase famosa, ad esempio, è: Ehi, chi mi ha spento i capelli?”.(Figura 2)
Figura 2; Ade senza capelli
I due scagnozzi, Pena e Panico, contribuiscono alla comicità del film, essendo essi sempre sottomessi al loro padrone e denigrati in qualsiasi situazione; i loro colori sono tuttavia in opposizione al regno dei morti, tonalità vivaci quali il fucsia e il verde petrolio. (Figura 3).
Figura 3; Pena e Panico
Gli artisti hanno dato la vita a tre personaggi molto riusciti: Pena e Panico sono mostriciattoli dalle sembianze di diavoletti, l’uno tondeggiante e paffuto, l’altro smilzo e spigoloso. Ade invece è una figura minacciosa, incute paura quando si arrabbia (in particolare con i due tirapiedi), ma è anche un soggetto divertente e ironico, capace di affascinare il pubblico con il suo mistero. (Figura 4).
Figura 4; schizzi di Ade e Pena
approfondisci:
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Ade , il dio degli Inferi di Laura Bompani – 1° liceo scientifico A, supervisione del professor Luca Manzoni