Il Carme Dei Sepolcri di Foscolo
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28 Dicembre 2019“Alla sera” è un sonetto di Ugo Foscolo composto nel 1803, considerato una delle opere più significative della poesia foscoliana.
In questo sonetto, il poeta riflette sul tema della morte, che assume una valenza serena e pacificatrice, in netto contrasto con le ansie e le inquietudini della vita. La sera, infatti, diventa simbolo di una pace inarrivabile che il poeta ricerca come antidoto alle sofferenze dell’esistenza.
Testo e parafrasi del sonetto
Testo della poesia di Foscolo Forse perché della fatal quïete 5 e quando dal nevoso aere inquïete Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme delle cure onde meco egli si strugge; |
Parafrasi:
Forse perché rappresenti la morte (la “fatal quiete”), vieni a me così gradita, o Sera! E mi sei cara sia quando il cielo è sereno, ornato da nubi estive e brezze leggere, sia quando, dall’aria invernale, porti sull’universo tenebre inquietanti e lunghe. Sei sempre attesa e riesci ad addolcire il mio cuore nei suoi moti più segreti. Mi fai vagare con il pensiero verso l’eternità, il nulla eterno, mentre passa inesorabile questo tempo malvagio e con esso i dolori che lo consumano insieme a me. E mentre contemplo la tua pace, anche in me si addormenta lo spirito combattivo che di solito si agita e mi tormenta. |
Analisi metrica
Il sonetto segue la struttura metrica ABAB ABAB CDE CDE e si compone di endecasillabi. Le rime sono alternate nelle quartine e incatenate nelle terzine. Questa scelta contribuisce a creare una musicalità dolce e riflessiva, che riflette il tono malinconico e pacificato della poesia.
Figure retoriche e stilistica
- Apostrofe: Foscolo si rivolge direttamente alla sera con un’invocazione (“o Sera!”), conferendo al sonetto un tono di intima confidenza.
- Metafora: La “fatal quiete” (v. 1) è una metafora della morte, che Foscolo vede non come una minaccia, ma come una pace tanto desiderata quanto inaccessibile in vita.
- Personificazione: La sera viene personificata come una figura amichevole e quasi protettiva che scende dolcemente nel cuore del poeta, accarezzandolo con una tranquillità che egli cerca disperatamente.
- Antitesi: Tra la pace della sera (“fatal quiete”) e l’inquietudine delle “cure” che agitano l’animo del poeta; tra la “pace” della sera e lo “spirto guerrier” che, con il sopraggiungere della sera, si placa.
- Allitterazione: La ripetizione delle consonanti “r” e “t” in “spirto guerrier ch’entro mi rugge” accentua la forza dell’inquietudine interna del poeta, contrapponendosi alla dolcezza della sera.
- Enjambement: Gli enjambement abbondano nel sonetto, collegando le immagini tra loro e contribuendo a un andamento fluido, che riflette il fluire dei pensieri e la serenità malinconica del poeta.
Temi principali
- La morte come pace: Foscolo vede nella sera una “fatal quiete”, simbolo della morte che egli desidera come una liberazione dalle “cure” della vita. La sera e la morte si sovrappongono in quanto entrambi elementi di una pace serena, che il poeta percepisce come il solo rifugio dal dolore.
- Il nulla eterno: La sera conduce il poeta a riflettere sul “nulla eterno”, una visione tipicamente foscoliana che evidenzia la mancanza di una fede religiosa consolatoria e lo conduce a una meditazione esistenziale sulla caducità dell’esistenza.
- Il tempo fugace e le cure dell’uomo: Foscolo esprime un sentimento di avversione verso “questo reo tempo”, visto come fonte di sofferenza e dolore. Il tempo, portando con sé le “torme delle cure”, consuma il poeta. Tuttavia, il sopraggiungere della sera permette di sottrarsi temporaneamente alle angosce della vita.
- Il conflitto interiore: La poesia si chiude con l’immagine dello “spirto guerrier” che “dorme” alla vista della pace della sera. Foscolo descrive il proprio animo combattivo, sempre in contrasto con la realtà circostante, che trova finalmente un momento di requie contemplando la tranquillità della sera.
Commento
“Alla sera” è un sonetto in cui la sera assume una forte carica simbolica: non è soltanto la fine del giorno, ma anche una metafora della morte, percepita come unica fonte di pace. La “fatal quiete” non rappresenta la morte come fine terribile, ma come liberazione dalle angosce di un’esistenza tormentata, dove il “reo tempo” è fonte di continue sofferenze.
La sera permette al poeta di allontanarsi dalle preoccupazioni e dai tormenti che lo perseguitano (“le torme delle cure”) e lo porta a meditare sul “nulla eterno”, un’idea centrale nella visione foscoliana. Foscolo, infatti, non crede nella vita ultraterrena, e il “nulla eterno” rappresenta per lui la conclusione ineluttabile di ogni cosa. La consapevolezza dell’eternità del nulla spinge Foscolo a trovare nella poesia e nella riflessione filosofica un tentativo di accettazione e pacificazione. Il pensiero della morte non suscita paura, ma diventa quasi un balsamo per l’inquietudine interiore.
L’immagine finale dello “spirto guerrier” che “dorme” alla vista della sera è emblematica. Foscolo descrive se stesso come un “spirto guerrier”, un animo ribelle e tormentato, che trova finalmente un attimo di pace nella contemplazione della sera, simbolo di una serenità che, nella vita, è sempre irraggiungibile.
In questo sonetto, quindi, Foscolo celebra la sera come una figura amica e liberatrice, e riflette sulla condizione umana con una tonalità profondamente malinconica e meditativa. “Alla sera” è dunque una poesia che si muove tra l’angoscia esistenziale e un anelito di quiete assoluta, esprimendo uno dei motivi ricorrenti della poetica foscoliana: la ricerca della pace interiore, che può giungere solo nella fine definitiva delle preoccupazioni terrene.