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28 Dicembre 2019Il 9 marzo 1883, a Trieste, vide la luce Umberto Saba, una delle figure più intense del panorama letterario italiano del Novecento.
La magnifica poesia intitolata “Amai”, è considerata il manifesto della sua poetica. Questo componimento fu per la prima volta pubblicato nella sezione “Mediterranee” nel 1948, all’interno dell’opera “Canzoniere”.
Attraverso il suo “Canzoniere” (1913-1948), una sorta di romanzo in versi, Saba tracciava la sua autobiografia poetica, intrecciando la sua vita con la storia italiana e conducendo un’analisi psicologica che si trasformava in un’esplorazione sociale. La poesia di Saba si presenta modesta e sincera, ma al contempo svela significati profondi, come se scrutasse gli abissi dell’animo umano. Il suo linguaggio, pur avvalendosi di un classicismo talvolta considerato antiquato per l’epoca, conferisce ai suoi componimenti uno stile peculiare che richiama alla mente le opere di Petrarca, Leopardi e Parini, ma reinterpretate in un contesto più contemporaneo.
Testo della poesia
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Parafrasi
Ho amato le parole banali che nessuno osava pronunciare. Mi incantò la rima tra “fiore” e “amore”, la più antica e difficile del mondo.
Ho amato la verità che giace sul fondo, quasi un sogno dimenticato, che il dolore riscopre come un’amica. Il cuore si avvicina ad essa con paura, consapevole che non la lascerà più.
Amo te che mi ascolti e la mia fedele carta lasciata alla fine del mio gioco.