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15 Ottobre 2023Analisi della poesia “Reisen” di Gottfried Benn
Gottfried Benn (1886 – 1956)
La poesia “Reisen”, scritta e pubblicata da Gottfried Benn nel 1950, parla del viaggiare del sé lirico senza accettare una casa e sentirsi come se le appartenesse. Il poema può essere assegnato all’epoca della letteratura e della ricostruzione del dopoguerra, che si riconosce dall’uso di frasi brevi (cfr v. 13) o dal finale aperto (cfr v. 16). Il confronto con la questione della colpa e della repressione di ciò che è stato vissuto è reso chiaro anche dalla domanda rivolta al te lirico all’inizio: “Vuoi dire[…]?”
La poesia è divisa in un totale di quattro strofe, ciascuna con quattro versi. Si riconosce una rima incrociata, ad eccezione del primo e del terzo versetto (cfr v. 1 ss.), qui non esiste uno schema di rima. L’uso della rima incrociata conferisce alla poesia un ritmo piacevole, interrotto però dall’assenza del metro. Vi sono tuttavia alcuni tratti dattilici (cfr. V. 1 ss.). A causa dell’uso di numerosi enjambements (cfr v. 3 ss.), anche la struttura consueta del poema viene spezzata, poiché la cesura alla fine del verso viene deliberatamente superata. L’uso della rima incrociata fa quindi apparire la poesia più fluida e scorrevole.
Nelle prime due strofe ci si rivolge direttamente al lettore e si chiede la sua opinione indirettamente o retoricamente. All’inizio viene citata la città di Zurigo e nel secondo verso l’Avana. Le due strofe sono strutturate parallelamente tra loro e iniziano con l’anafora “Pensi?”
Nella prima strofa (cfr versetti 1 – 4), l’Io lirico rivolge al Tu lirico una domanda concreta, nella quale eleva Zurigo come possibile meta di viaggio. Usando l’anafora usata all’inizio: «Vuoi dire[…]?» (v. 1), l’Io lirico rivolge la sua domanda proprio al tu lirico. Zurigo viene descritta come una “città bassa” (v. 2), il che può sembrare ironico poiché Zurigo è una città molto alta. Diventa chiaro che l’io lirico mette in discussione la bellezza della città. L’allitterazione delle parole “miracoli e consacrazioni” (v. 3) nel contesto della domanda retorica (cfr v. 4) rende chiaro anche che l’io lirico dubita della felicità che potrebbe trovare a Zurigo. La prima strofa inizia con Zurigo, come esempio di una grande città con molto trambusto. Tuttavia, questa città non è una “città profonda” (v. 2), che in questo contesto può essere vista come il contrario di superficiale. I primi due versi iniziano con un indirizzo diretto al lettore; In questo caso sembra quasi provocatorio e ironico. Anche il congiuntivo “sei” (V.2) conferma questa ipotesi.
Quindi nei primi due versi della poesia diventa chiaro quale sia l’atteggiamento del sé lirico, sebbene questo pronome personale sia usato solo nell’ultimo verso perché la persona non è così importante e non vuole mettersi in primo piano. Il tono ironico è ulteriormente rafforzato dall’allitterazione “miracoli e consacrazioni” (v. 3). Si sottolinea inoltre che molti associano la città di Zurigo a qualcosa di simile, anche se non sempre ce l’hai lì (cfr v. 4), ma lo troveresti anche in qualsiasi altra città. Quindi l’unicità di questa città viene tolta perché puoi scambiarla con qualsiasi altra grande città.
La seconda strofa (cfr vv. 5-8) contiene un’altra domanda al tu lirico, in cui interroga anche la città dell’Avana come meta del suo viaggio. Ciò risulta chiaro anche dall’anafora «Pensi[…]?» (v. 5). La frequenza delle domande al te lirico illustra quanto il sé lirico sia insoddisfatto della situazione a cui appartiene. L’I lirico trasforma la città dell’“Avana” in “L’Avana” (v. 5). Ne risulta una certa assonanza (suono armonico) con l’aggettivo di colore “rosso ibisco” (v. 6). L’io lirico ritiene che L’Avana spezzerebbe “una manna eterna” (v. 7), il che la renderebbe fuori questione anche come destinazione di viaggio. In questa strofa c’è anche un congiuntivo nel versetto 7: “bräche”, ma il tutto è nuovamente accentuato, perché ora è il congiuntivo 2. Ciò trasforma l’ironia in sarcasmo e l’io lirico ovviamente si prende gioco delle persone qui o i lettori (con l’indirizzo “vuoi dire…”) che vogliono trovare la felicità in una città lontana o vogliono ritrovare se stessi. Anche il neologismo del termine “disagio del deserto” (v. 8) illustra l’atteggiamento negativo nei confronti dell’Avana dipingendola come bisognosa di aiuto.
Il terzo verso inizia in modo inaspettatamente diverso rispetto ai versetti uno e due, con un accumulo di parole diverse per un tipo di strada commerciale. Si tratta di vie dello shopping, ma irradiano un vuoto e questo colpisce il lettore. L’Io lirico riporta numerosi luoghi, che si riferiscono tutti all’Io lirico.
Nessuna di queste può essere immaginata come meta di viaggio, quindi come casa. L’accumulo elencato all’inizio (cfr v. 9 ss.) rende evidente quanto sia vasto il numero dei luoghi verso i quali l’Io lirico può viaggiare. L’allitterazione di “Lidos, Laan” (v. 10) rende la poesia più fluida in questo caso. La lirica I descrive la “Fifth Avenue” (v. 11), il che rende chiaro che questa allude a New York. A causa della personificazione (cfr v. 12), che afferma che tutti questi luoghi hanno un “vuoto” (v. 12), l’I lirico chiarisce espressamente che nessuno di questi luoghi sarebbe adatto come destinazione di viaggio. Queste due cose sono in contrasto tra loro, perché, oggettivamente parlando, i boulevard o quinte strade (cfr V.10 ss.) non sono vuoti. Ma questo vuoto significa qualcos’altro, vale a dire il vuoto di significato, perché in queste strade non puoi prendere o trovare nulla per te stesso. Non riesci a trovare te stesso e quindi tutto rimane vuoto o senza significato per te.
La quarta e ultima strofa (cfr vv. 13-16) rappresenta la rinuncia alla ricerca della patria dell’io lirico. L’esclamazione “Oh, confronta la guida!” (v. 13) mostra qui che il viaggio lirico è considerata non necessaria perché ritiene di non riuscire a trovare la casa giusta. Segue un altro indirizzo al tu lirico (cfr v. 14). Sembra che il io lirico voglia convincere il tu lirico dell’assurdità della ricerca di casa e di appartenenza. Il I lirico consiglia di restare calmi (cfr v. 15). Crede di dover fare i conti essa stessa con il fallimento di non riuscire a realizzare una casa (cfr v. 15 s.). Ciò avviene con l’aiuto della metafora dell’“io autolimitante” (v. 16), in quanto questa descrive che l’“io” (v. 16) letteralmente “delimita” o “sigilla” se stesso dal mondo e quindi non ha una casa Può essere trovato. L’unico beneficio della guida è sperimentare qualcosa (cfr V.14 ss.). Imparerai che la soluzione non la puoi cercare nel viaggio, ma la devi cercare dentro di te. Ecco perché dovresti restare a casa, mantenere la calma e iniziare da te stesso e magari isolarti per un po’ per ritrovare te stesso.
Nella poesia di Gottfried Benn vengono inizialmente mostrate due città, da cui qui emerge l’atteggiamento dell’ego lirico nei confronti di questi viaggi alla scoperta di sé. Il terzo e il quarto verso contrastano leggermente con i primi due. L’intento dell’autore è quello di esprimere una critica al viaggio come mezzo di scoperta di sé e una critica alla società, che vede questo viaggio come appropriato e significativo. Tuttavia non vede nulla di discutibile nei normali viaggi turistici, in cui si visita una città o si va al mare. La soluzione che cerchi non è limitata dai luoghi, ma risiede dentro te stesso. Infine, l’Io lirico mostra il vero percorso alla scoperta di sé, che è restare a casa, circondarsi di silenzio e stare con se stessi per affrontare se stessi. . Un viaggio, secondo il sé lirico, non promuove la scoperta di sé.
Infine, si può dire che la poesia può essere assegnata all’era della letteratura e della ricostruzione del dopoguerra a causa dei diversi motivi della questione della colpa e della mancanza di senso di appartenenza. Anche nella poesia l’Io lirico si occupa della ricerca di una casa sicura e si rivolge specificamente al Tu lirico chiedendogli retoricamente la sua opinione. Alla fine, il sé lirico si rende conto che non riesce a trovare una casa sicura e che il cosiddetto “viaggio” può essere considerato inutile. Il sé lirico vede se stesso come il problema di questo.