DISCORSO DI ROBESPIERRE – il periodo del terrore
30 Dicembre 2012Il tempo non è poco, se lo si spende bene – Seneca
31 Dicembre 2012Per augurare un felice Anno Nuovo ho scelto un dialogo tratto da una delle ultime operette, scritta nel 1832 da Giacomo Leopardi.
Tanti, tanti auguri per un felice 2013 a tutti voi. Che possa regalarvi tutto ciò che più desiderate.
Gennaro Capodanno
DIALOGO DI UN VENDITORE D’ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE.
di Giacomo Leopardi
VENDITORE. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
PASSEGGERE. Almanacchi per l’anno nuovo?
VENDITORE. Sì signore.
PASSEGGERE. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
VENDITORE. Oh illustrissimo sì, certo.
PASSEGGERE. Come quest’anno passato?
VENDITORE. Più più assai.
PASSEGGERE. Come quello di là?
VENDITORE. Più più, illustrissimo.
PASSEGGERE. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
VENDITORE. Signor no, non mi piacerebbe.
PASSEGGERE. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
VENDITORE. Saranno vent’anni, illustrissimo.
PASSEGGERE. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
VENDITORE. Io? non s’aprei.
PASSEGGERE. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
VENDITORE. No in verità, illustrissimo.
PASSEGGERE. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
VENDITORE. Cotesto si sa.
PASSEGGERE. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
VENDITORE. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
PASSEGGERE. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
VENDITORE. Cotesto non vorrei.
PASSEGGERE. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
VENDITORE. Lo credo cotesto.
PASSEGGERE. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
VENDITORE. Signor no davvero, non tornerei.
PASSEGGERE. Oh che vita vorreste voi dunque?
VENDITORE. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
PASSEGGERE. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
VENDITORE. Appunto.
PASSEGGERE. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
VENDITORE. Speriamo.
PASSEGGERE. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
VENDITORE. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
PASSEGGERE. Ecco trenta soldi.
VENDITORE. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.