CATULLI VERONENSIS LIBER
29 Ottobre 2013Le carenze dei consiglieri del ministro M.C. Carrozza – di Enrico Maranzana
30 Ottobre 2013Se non ci fossimo abituati da vari lustri, potremmo ancora stupirci dell’ennesima levata di scudi del sindacato della Scuola nei confronti della possibilità di sperimentare il percorso del II ciclo in quattro anni, recentemente concessa dal Ministro Carrozza ad alcune Scuole del Nord. I toni apocalittici dei nostri sindacalisti, notoriamente riformisti, gridano al fatto compiuto (una sperimentazione?) e all’assenza di un
confronto collettivo da avviare (ma non se ne parla dal 2001, allora Ministro Berlinguer?).
Insomma, la possibilità di uscita dei nostri ragazzi a 18 anni come avviene nel resto del mondo non passerà anche questa volta, come ha dimostrato la storia di quest’ultimo decennio. Perché, in definitiva, quello che conta è che, poiché la Scuola è prioritariamente un ufficio di collocamento, qualsiasi soluzione che ne riduca di un anno il percorso è valutata esclusivamente in termini di riduzione di posti di lavoro, questione che azzera qualsiasi altra considerazione. E se non ci è riuscito Luigi Berlinguer (con la proposta di accorpare elementari e medie in 7 anni) e la Moratti (con la riduzione a 4 anni del II ciclo), con maggioranze di governo ben più solide di queste, lasciamo ogni speranza che l’attuale governo abbia il coraggio di fare qualcosa, con il Sindacato contro. Con buona pace dei nostri ragazzi che saranno indietro, in termini di chanches, di un anno rispetto ai loro colleghi europei.
In realtà una soluzione che salverebbe le capre e i cavoli potrebbe essere quella dell’anticipo scolastico a 5 anni di età, già proposta dal Ministro Moratti nella sua Legge di Riforma ( la L.53 del 2003). Anche allora ed anche su questo ci fu una levata di scudi ma anche un dibattito che ha animato il mondo della scuola per alcuni anni.
Tuttavia, noi riteniamo che sia una falsa querelle la questione dell’anticipo scolastico al primo ciclo di istruzione, ma anche che possa essere, dato il contesto, non la sola soluzione possibile ma l’unica praticabile.
Infatti, non vi è difficolta’ a comprendere che questa sia l’unica soluzione (se la matematica non è un’opinione) per avere contemporaneamente: l’uscita dei nostri ragazzi dall’istruzione scolastica a 18 anni (come chiede l’Europa), il mantenimento della durata dell’istruzione liceale a 5 anni e la durata del percorso formativo a 13 anni. Inoltre, siamo assolutamente favorevoli a questo anticipo, per tre ordini di
motivi.
Il primo è che riteniamo che questa soluzione sia coerente con lo sviluppo evolutivo ormai mediamente raggiunto, ed acclarato scientificamente, dai bambini di questa fascia di età.
Il secondo è che così si accoglie una esigenza di moltissimi genitori che ogni anno sono costretti ad iscrivere anticipatamente i loro figli alle scuole non statali, che consentono la frequenza a 5 anni, per poi passare alla scuola statale (questo molti fingono di dimenticarlo).
Il terzo è che comunque, nel rispetto di una libera scelta, si potrebbe proporre l’anticipo a 5 anni come possibilità e non come un obbligo.
Altre soluzioni non sono state prospettate, salvo la ben nota conservazione dell’esistente, all’infinito.
Paola Tonna
presidente APEF
Roma 30 ottobre 2013