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27 Gennaio 2019A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia
27 Gennaio 2019Relazione di italiano di Tomasoni Eros e Gaiera Simone sulla Apologia di Socrate, dialogo di Platone
TITOLO: Apologia di Socrate”
ANNO DI STESURA: 399 a.C.
AUTORE:
Platone (Atene 428/427-348/347 a.C.), filosofo greco. Nacque da una famiglia aristocratica che annoverava tra gli antenati il leggendario re di Atene Codro e il legislatore del VI secolo a.C. Solone. Rimasta vedova, la madre sposò Pirilampo, un aristocratico amico di Pericle. Il giovane Platone fruì di un’approfondita educazione artistica (studiò pittura, musica e compose liriche e drammi), ricevendo rudimenti di filosofia da Cratilo, seguace delle dottrine di Eraclito; determinante fu tuttavia la conoscenza di Socrate, di cui divenne allievo. Assieme a quest’ultimo, Platone assistette alla caduta del governo dei Trenta tiranni e alla restaurazione della democrazia; dopo la morte di Socrate, decretata nel 399 a.C. dal governo democratico, amareggiato dalla situazione politica e accusato di simpatie oligarchiche, Platone lasciò Atene e si recò in Egitto e in Magna Grecia.
A Taranto conobbe Archita, seguace delle dottrine di Pitagora, e fu invitato a Siracusa dal tiranno Dionisio il Vecchio. In seguito costui, infastidito dall’influsso esercitato dagli insegnamenti di Platone sul suo giovane cognato Dione, arrestò il filosofo e lo vendette come schiavo a Egina. Riscattato fortunosamente, Platone tornò ad Atene, dove nel 387 a.C. fondò una scuola filosofica, che dal nome del mitico eroe Accademo venne detta Accademia.
Tentando di fondere le sue concezioni filosofiche con la prassi politica, Platone si recò una seconda volta in Sicilia nel 367 a.C., invitato da Dione, con lo scopo di educare al buon governo il successore di Dionisio il Vecchio, Dionisio il Giovane. Quest’ultimo, tuttavia, istigato da una potente fazione di oppositori, esiliò Dione. Nel 365 a.C., poiché era scoppiata in Sicilia una guerra fra le città greche, Platone si imbarcò per Atene; tornò a Siracusa nel 361 a.C., ma ancora una volta il viaggio si rivelò infruttuoso – le misure adottate da Dionisio contro Dione divennero via via più dure – e, accusato di complotto, poté rientrare ad Atene solo grazie all’intercessione di Archita di Taranto. Da allora s’impegnò nell’insegnamento all’Accademia sino alla morte, che lo colse ottuagenario.
TRAMA:
L’apologia racconta della difesa di Socrate durante un processo in cui veniva accusato di non rispettare gli dei della città, ma di introdurne di nuovi, e di corrompere i giovani.
L’opera si compone di tre parti. La prima consiste nel grande discorso di difesa di Socrate alla fine del quale si ebbe la prima votazione che vide la maggioranza dei voti a favore della sua condanna anche se con un piccolo vantaggio.
La seconda parte contiene il discorso di Socrate in cui espone la sua dottrina e in cui afferma di meritarsi un premio per quello che fa. Questa affermazione gli costerà una notevole perdita di voti e di conseguenza la sua condanna.
La terza parte comprende un breve discorso di commiato diviso in due momenti: un primo è rivolto a quelli che lo hanno condannato (erano circa 360) in cui mette a confronto morte e malvagità. E’ più difficile sfuggire alla malvagità che alla morte, perché essa corre più veloce della morte, e i suoi accusatori sono stati raggiunti proprio dalla malvagità, mentre Socrate dalla morte.
A coloro che lo hanno condannato fa delle conclusioni profetiche in cui esprime un concetto molto importane e vero: uccidendo un uomo non si uccide l’idea che egli aveva creato.
Il secondo momento del suo discorso è rivolto ai giudici che lo hanno assolto (erano circa 140) a loro rivolge alcune considerazioni sulla morte.
PERSONAGGI PRINCIPALI:
Socrate: sicuramente è il personaggio principale. Viene accusato do empietà e di corrompere i giovani. Al processo si difende da solo. E’ una persona molto saggia e dimostra una grande abilità oratoria.
Meleto: responsabile dell’accusa di Socrate. Era un poeta mediocre che cercava di farsi un nome ad Atene attraverso il processo. Molte volte viene chiamato in causa da lui e si mostra confuso e contraddittorio. Accusa Socrate di corrompere i giovani senza avere adeguate conoscenze delle cose su cui lui stesso si fonda. Meleto si dimostra contraddittorio anche nell’accusa di empietà. Imputa a Socrate di non credere nelle divinità della città, ma in altre, quindi contemporaneamente sia di credere sia di non credere negli dei.
Ma colui che tirò le fila del processo e convinse Meleto a presentare l’accusa fu Anito un politico; esponente del partito democratico, figlio di un ricco commerciante ateniese.
Licone, altro politico, oratore sconosciuto, ebbe un ruolo significativo, perché organizzò e diresse le procedure.
PERSONAGGI SECONDARI:
Come personaggi secondari si possono indicare gli allievi di S. che vengono nominati proprio da lui più volte durante la sua difesa: Critone, Lisania di Sfetto, Antifonte, Platone e Apollodoro.
SPAZIO:
I luoghi in cui si svolgono le vicende non sono direttamente esplicitati nell’ opera ma si possono presumere dal fatto che viene accusato e si deve difendere davanti ai giudici, quindi penso che che ci si trova all’interno di un tribunale.
TEMPO:
Come sappiamo Socrate nasce nel 470 a.C. Dal 431 al 404 ha luogo la guerra del Peloponneso e con questa si instaura il governo dei trenta tiranni (403). Infine il processo a cui viene sottoposto Socrate avviene nel 399
STILE:
Il testo si presenta come un racconto. Prevale il discorso in prima persona di Socrate, degli accusatori; dei cittadini ateniesi (giudici),
Il metodo socratico si articola mediante il dialogo è l’IRONIA, perché secondo lui l’ironia , si esprime l’atteggiamento di chi ha il coraggio di denunciare la propria ignoranza, ma è anche vero che essa possiede un vero e proprio effetto liberatorio e per questo motivo lo utilizza.
TEMATICHE:
1. Morte: alla fine dell’opera Socrate si rivolge ai giudici che lo hanno assolto. In questo messaggio finale parla della morte. Per Socrate la morte è come un non essere nulla. Chi è morto non si ha più alcuna sensazione, non si vede più nulla, come un sonno; allora per lui è un guadagno meraviglioso. Infatti tutto quanto il tempo della morte non sembra essere altro che un’unica notte.
Socrate ha anche una seconda visione della morte, secondo lui, stando ad alcune cose che tramandano è un mutamento e una migrazione dell’anima da questo luogo ad un altro, dove ci sono tutti i morti.
Anche questo sarebbe un grande bene.
2. Empietà: l’accusa di empietà presentata contro Socrate da Meleto era la più grave perché toccava il senso più vivo della religiosità greca che si identificava con l’anima stessa della polis.
Socrate veniva accusato di non credere nelle divinità della città, ma di introdurne di proprie; egli rifiutava le divinità della città per due motivi. In primo luogo giudicava assurdi e incompatibili con il concetto del divino i comportamenti che venivano loro attribuiti. In secondo luogo respingeva la teologia tradizionale anche per le sue conseguenze etiche; infatti su quella teologia risultava impossibile fondare un modo di vivere moralmente ordinato: tutte le colpe umane potrebbero essere giustificate appellandosi al comportamento degli dei ma a Socrate veniva imputato anche di introdurre nuove divinità. Questa imputazione si riferiva a un segno, a una voce divina, il demonio che diceva di sentire dentro di sé. Il daimonion questa voce non esorta Socrate a fare, ma lo trattiene.
3. La sapienza di Socrate: molti degli accusatori guardavano male Socrate già prima di queste accuse a causa di una serie di interrogatori che aveva fatto per interpretare un responso dell’oracolo di Delfi. Cherefonte, amico di Socrate domandando all’oracolo se cera qualcuno più sapiente di Socrate ottenne come risposta: Degli uomini tutti Socrate è il più sapiente”. Egli sapeva bene di non essere sapiente né poco né molto. Sicuramente il Dio non menzogna, e Socrate continua a non capire.
Per cercare di dare una spiegazione al responso andò dalle persone ritenute sapienti (politici, poeti, artigiani), e interrogandole si accorse che il loro sapere era limitato e specialistico, e cercò di dimostrarglielo. Di conseguenza si fece nemiche molte persone. Andandosene trasse la conclusione che lui è più sapiente di quelle persone. Infatti nessuno dei due non sapeva niente di buono, ma mentre Socrate come non sapeva neppure era convinto di sapere, l’altro era convinto di sapere mentre non sapeva. Socrate così arriva alla conclusione che solo il Dio è sapiente e che la sapienza umana ha poco valore.
Molte persone vengono sottoposte ad esame sia da lui che dai suoi allievi. Essi trovano una grande abbondanza di persone ignoranti convinte di sapere; queste persone si adirano contro il loro maestro, Socrate, accusando lo di corrompere i giovani.
4. Giustizia: Socrate durante tutto il processo non ha mai smesso di chiedere giustizia.
Potendolo fare non ha neanche chiesto una pena alternativa, perché pensava di essere nel giusto. Anche le sue ultime parole lo testimoniano: l’uomo giusto non ha nulla da temere della morte”. Secondo l’usanza ateniese durante il processo si poteva portare la propria famiglia in tribunale per fare pietà ai giudici, ma lui non ha voluto farlo; e a dimostrazione del fatto che crede molto negli dei, come nessuno dei suoi accusatori, affida ai giudici e al dio il compito di giudicarlo nel modo che sarà migliore per lui e per gli altri.
COMMENTO:
Non pensavo che dalla lettura di un libro che riporta la difesa di una persona ad un processo avrei potuto ricavare un ritratto completo del personaggio e della sua filosofia. Mi ha interessato molto leggere questo libro, soprattutto per il metodo con cui Socrate procede nella sua difesa, facendo molte domande, esempi. E’ anche molto interessante come, ponendo qualche domanda riesca a mandare in crisi i suoi accusatori e a dimostrare l’inconsistenza delle loro accuse.
Eros Tomasoni
Simone Gaiera
Audio Lezioni, ascolta il podcast di Filosofia del prof. Gaudio
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