Università, l’Italia retrocede
27 Gennaio 2019Secondo un nostro sondaggio, è inaffidabile la correzione degli scritti del conco…
27 Gennaio 2019per la geografia a scuola
Appello per salvare la geografia
Tuttoscuola – 26 gennaio 2010
Associazioni ed esperti si stanno mobilitando per salvare l’insegnamento della geografia che nei piani di studio della secondaria riformata è ridotta al lumicino o cancellata del tutto.
La Società geografica Italiana invita a sottoscrivere un appello per il salvataggio di tale disciplina. Sul suo sito (http://www.societageografica.it) è riportato il testo dell’appello con le modalità per la sua sottoscrizione.
“Fare geografia a scuola – dice il messaggio – vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro.
Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali in via di definizione la geografia scompare del tutto o è fortemente penalizzata.
I sottoscrittori di questo documento ritengono che privarsi degli strumenti di conoscenza propri della geografia, in una società sempre più globalizzata e quindi complessa, significa privare gli studenti di saperi assolutamente irrinunciabili per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.
Geografi, associazioni in rivolta contro la riforma
Tecnica della Scuola – 26 gennaio 2010
di Alessandro Giuliani
Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali in via di definizione la materia scompare del tutto o è fortemente penalizzata. Attraverso petizioni e raccolte firme, le associazioni stanno tentando, prima del voto finale in Cdm, di far modificare il testo: in caso contrario, sostengo, si priveranno gli studenti di saperi irrinunciabili per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.
Continua incessante il tentativo condotto, da alcuni mesi a questa parte, da associazioni e movimenti culturali in difesa di determinati raggruppamenti di docenti minacciati” in qualche modo dall’avvio, dal prossimo settembre, della riforma della scuola secondaria superiore: malgrado i giochi principali siano praticamente fatti, a pochi giorni dall’approdo del testo di riforma in Consiglio dei ministri, dove è atteso dall’approvazione finale, una delle categorie più attive è sicuramente quelle dei geografi. La cui materia subirà, alle superiori, riduzioni importanti di ore in alcuni corsi sino a sparire del tutto in altri. Con il rischio concreto di determinare un ulteriore allontanamento delle matricole universitarie dai corsi di geografia (da alcuni anni generalmente già in carenza di iscritti).
Contro questa eventualità, peraltro sempre di probabile compimento, nelle ultime ore abbiamo assistito al formarsi di appelli, petizioni e raccolte firme (ad esempio su www.aiig.it, www.luogoespazio.info, www.societageografica.it) che si riconducono a condannare una politica scolastica prescelta dall’attuale Governo particolarmente penalizzante nei confronti della materia.
Fare geografia a scuola – sostengono le associazioni nell’appello – vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro. Nei nuovi curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali in via di definizione la geografia scompare del tutto o è fortemente penalizzata. Privarsi degli strumenti di conoscenza propri della geografia, in una società sempre più globalizzata e quindi complessa, significa privare gli studenti di saperi assolutamente irrinunciabili per affrontare le sfide del mondo contemporaneo”.
Sfide che, evidentemente, al ministero dell’Istruzione non ritengono sia più fondamentale affrontare detenendo competenze su confini, città e senso dello spazio che ci circonda. Convinti, forse, che internet e le nuove tecnologie digitali mobili (come il Gps) possano sopperire a delle basi e delle conoscenze che da diversi decenni hanno sempre fatto parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni.
Appello dei docenti: «Salviamo la geografia dai tagli»
Il SecoloXIX – 23 gennaio 2010
Confondere Haiti con Tahiti è un peccato che non si può considerare veniale, soprattutto in questi giorni. Eppure succede. Proprio in questi giorni. A riscontrarlo è la Aigg, l’associazione italiana insegnati di geografia, preoccupata per gli effetti che potrebbe avere la riforma Gelmini della scuola superiore con il ridimensionamento dello studio di questa materia.
E proprio per cercare di frenare questo processo, l’associazione ha presentato documenti alle Commissioni Cultura di Camera e Senato e ha lanciato una raccolta firme via internet che ha raccolto 4.000 adesioni in tre giorni, tra cui quelle dell’architetto Paolo Portoghesi, del Rettore della Sapienza Luigi Frati, del documentarista Folco Quilici, di Luca Mercalli, il meteorologo ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio `Che tempo che fa´.
Ma perché questa battaglia? «Perché meno geografia rende tutti più poveri», risponde Gino De Vecchis, docente, geografo e presidente dell’Aigg. «La formazione di un cittadino – aggiunge – passa anche dalla geografia, ossia la scienza dell’umanizzazione del pianeta terra e dei processi attivati dalle collettività nelle loro relazioni con la natura e nel corso della storia». Con la riforma Gelmini, invece, spiega De Vecchis «si penalizza una materia già tanto mortificata negli anni, privando gli studenti di conoscenze indispensabili, relativi ai grandi problemi mondiali, come quelli ambientali, socio-economici, geopolitici e culturali, legati alla globalizzazione. Con la riforma, infatti, l’insegnamento della geografia scomparirebbe in tutti gli istituti professionali e in quasi tutti i tecnici, con un’incomprensibile eliminazione per esempio nell’indirizzo `logistica e trasporti´. Drastica, inoltre la riduzione nei licei, dove già si fanno solo due ore settimanali e solo nel primo biennio».
Quanto ai licei scientifici «nel primo biennio la geografia, a differenza degli altri licei, verrebbe associata alla storia con 99 ore, ossia tre ore settimanali complessive tra storia e geografia. La nostra richiesta – aggiunge De Vecchis – è che si ripristino le 66 ore destinate autonomamente alla geografia, tenendo presente che, diversamente da altre discipline di base, questa è del tutto assente nel triennio. Un modulo di 66 ore nel biennio costituisce il tempo minimo per consentire una formazione geografica basilare e indispensabile».
A De Vecchis fa eco Daniela Pasquinelli, che dell’Aiig è segretaria nazionale. «Giorni fa – racconta – ero sull’autobus e ho sentito alcuni studenti che parlavano del terremoto di Haiti. Sapete dove si trova Haiti?, ho chiesto, scatenando un dibattito tra i ragazzi. Erano convinti che Haiti fosse l’isola delle ragazze con le corone di fiori al collo e i gonnellini di pagliai. Insomma, avevano confuso l’isola caraibica di Haiti con uno dei gioielli della Polinesia nel Pacifico. Del resto oggi molti studenti dimostrano difficoltà anche nella localizzazione delle regioni italiane. Conoscere la geografia – osserva Pasquinelli – non significa memorizzare nomi. La geografia dei mari, dei monti non esiste più, è un retaggio ottocentesco».
«Siamo molto preoccupati – conclude De Vecchis – perché questa materia tocca temi cruciali: dai fenomeni migratori ai cambiamenti geopolitici, ai confini mutevoli, non solo politici, ma anche culturali, sociali, economici, fino allo sviluppo sostenibile e alle diversità culturali».
Aiig, raccolta firme online per salvare la geografia
La Stampa – 24 gennaio 2010
Gli insegnanti temono i tagli della riforma Gelmini. In tre giorni ottenute 4mila adesioni. «E’ importante per formare cittadini consapevoli»
Roma
Lassociazione italiana insegnanti di geografia (Aiig) ha lanciato un appello su Internet, mossa dalla preoccupazione che questa materia possa essere “tagliata” dalla riforma Gelmini per la scuola superiore.
Nella richiesta a sottoscriverla si legge che «Fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro».
E in soli tre giorni dal lancio, il sito ha già raccolto 4.000 adesioni, tra cui quelle dell’architetto Paolo Portoghesi, del Rettore della Sapienza Luigi Frati, del documentarista Folco Quilici, di Luca Mercalli, il meteorologo ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”.