APULEIO, METAMORFOSI – Libro XI, capitolo 1: analisi e commento
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29 Dicembre 2016Il genere del romanzo nell’antichità e sua ricezione
Nell’antichità esisteva un genere romanzo come etichetta moderna, ma non esiste una teorizzazione antica del romanzo: nella coscienza degli antichi non c’è genere romanzo. Tuttavia esistono testi più numerosi redatti in greco che in latino che noi studiosi moderni etichettiamo come romanzi.
Per quanto riguarda i rappresentanti greci sono romanzi che si collocano tutti in una tematica amorosache dal punto di vista cronologico hanno cronologia dubbia ma il primo è il romanzo di Nino e Semiramide. Questi papiri risalgono al I sec a.C mentre il grande blocco degli romanzi è dal II sec d.C. in poi.
Il più breve è anche più emblematico sono le storie di Senofonte di Efeso di Anzia e Abromine più probabilmente collocate nel II sec a.C. Romanzo che contiene tutti gli elementi narrativi che si riscontrano in forma più ampia in tutti gli altri rappresentanti di questo genere nel filone dei romanzi idealizzati/amorosi: all’inizio amore colpo di fulmine, peripezie che li separa e alla fine un lieto fine.
C’è un certo numero di testi come Longo Sofista fino a Eliodoro IV sec dC.
Luciano di Samosata e Apuleio:
Solo all’interno della narrativa greca non rientra precisamente in questa categoria dei romanzi idealizzati erotici un testo di Luciano di Samosaca intitolato Onos, “L’asino”. In un greco semplice, 56 capitoli (Apuleio 12 libri). Racconta la storia di un Lucio che subisce una metamorfosi in asino, poi vive mille peripezie che terminano con un lieto fine mangiando petali di rosa e tornando così alla forma umana.
Presenta consonanze molto precise con testo di Apuleio. Addirittura ci sono passi come l’inizio del IX libro di Apuleio in cui il testo eco di Luciano costituisce le basi per un’ipotesi di ricostruzione del testo latino di Apuleio.
E’ quindi molto probabile che Apuleio abbia letto l’Onos.
Ma ci sono differenze notevoli: l’Onos è un testo molto più brevedi quello di Apuleio.
Il filone dei romanzi di avventura:
Vi sono anche altri frammenti di narrazioni di viaggio non solo erotico. Per quanto riguarda il latino ci sono i testi di Petronio e Apuleio.
Del testo Satyricon di Petronio abbiamo frammenti, non conosciamo l’ambiente letterario in cui si è sviluppato, anche perché ne è difficile una datazione.
La storia di Apollonio re di Tiro: è un testo breve che comprende in sé una quantità incredibile di topoiromanzeschi per lo spazio in cui è.
Un altro dato che rende difficile dimostrare l’esistenza di un genere romanzo antico e che non esiste un termine per definire questi testi narrativi. Per esempio nell’ambito latino troviamo che autori che parlino di questo genere o gli stessi autori che hanno prodotto utilizzano in maniera incoerente tutti i termini che la scuola di retorica usava per i testi narrativi in genere è per le sezioni di orazione: argumentum (fittizio, non vero, ma verosimile), fabula(narrazione di fatti non veri ne verosimili), istoria ( narrazione di fatti verosimili è vero). E’ un tipo di partizione che apparentemente salta. Ci si riferisce ad essi usando in maniera incoerente tutti e tre questi termini in maniera casuale. Non c’è quindi un termine unico che designi questo genere quindi perché ci ostiniamo a parlare di romanzi? Cito due testi che sostengono che possono supportare l’ipotesi che anche nella coscienza del lettore antico anche il romanzo fosse recepito come genere. Esempi relativi al mondo latino:
- la Historia Augusta la vita di Cl’odio Albino (un usurpatore degli ultimi anni del II sec) paragrafo 12.
- Poi Macronio il commento al Somnium Scipionis I,2,8. Parrebbero testimoniare alla coscienza di autori antichi l’esistenza di un genere romanzo. Dice che passa il suo tempo occupato in “ninnananne da vecchiette” (ciò che le nonne raccontano ai bimbi sono cose infantili) Inter milesias punicas apulei, in mezzo alle Milesie puniche di Apuleio. Si parla in modo critico (sta polemizzando) di uno che passa il suo tempo con intrattenimenti da niente.
- Secondo passo di Macronio, siamo in un ambito cronologico entro fine IV sec dC con Macrobio siamo nei primi anni V sec dC. Macronio nel passo stabilisce una distinzione nell’uso delle fabulae nei testi filosofici e nei testi narrativi di intrattenimento. Sta difendendo l’utilizzo del modello che Cicerone ha usato nel De repubblica, cioè la Repubblica di Platone in cui è contenuto il mito di Er (che racconta del destino delle anime dopo la morte di felicità per i giusti e di infelicità per i malvagi). Macronio commenta il Somium, che è la sezione finale del De repubblica. Certi tipi di fabulae sono adatti ad insegnare. Ci sono invece altri tipi di fabulae che sono state escogitate e reperite solo per conquistare il piacere dell’ascoltatore (che è il contenuto del prologo delle Metamorfosi) queste fabulae sono blandite perché servono solo a solleticare le orecchie di chi ascolta. Sono associate alle commedie di Menandro, perché sono narrazioni inventate piene di peripezie di viandanti. Porta come esempio il Satyricon e le Metamorfosi Apuleio. Questo tipo di fabulae la filosofia le tiene ben lontane dal proprio sacrario. Ci testimonia un tripudio letteratura leggera, categoria in cui raggruppa insieme Apuleio e Petronio.
Nel V secolo quindi vengono sentiti come imparentati, ci dimostra la legittimità di questa operazione di etichettatura dei romanzi antichi. Lettura dei romanzi come testi di intrattenimento, ma questa è l’unica lettura praticata dai lettori antichi?Difficile rispondere di sì perché i due testi sono in un contesto polemico, la prima per far fare una brutta figura a Cl’odio Albino e l’altro per far risaltare la filosofia , sono in un contesto apologetico cioè in difesa dell’uso della fabulain certi contesti filosofici. Non si può dire quindi che tutti i lettori antichi applicassero questo tipo di lettura ai romanzi come produzione leggera, per piacere personale. E’ legato anche il problema della fruizione e del pubblico.
Pubblico e fruizione del romanzo:
Vale soprattutto per i romanzi greci che solitamente i romanzi antichi vengono messi nella categorianon della letteratura ma della paraletteratura, letti tendenzialmente da un pubblico femminile, quindi inferiore perché è un pubblico poco colto, perché non è filosofia. Sono stati quindi soggetti ad una pesante svalutazioneche non corrisponde alla realtà.
Questa idea che il pubblico del romanzo fosse solo basso e femminile, ristretto a queste categorie probabilmente non corrisponde alla realtà dei fatti, perché il tipo di trasmissione che questi detesti hanno subito è quello della tradizione che hanno avuto testi fortunati dell’antichitàe non necessariamente paraletterari e questo è un dato. L’idea della paraletteratura era un’idea moderna perché ci si è domandato chi poteva apprezzare questo tipo di testi. Narrativa greca è stata molto più vittima piuttosto che la narrativa latina, perché effettivamente è qualitativamente inferiore.
Fatti che smentiscono questa idea:
Questi testi hanno avuto grande diffusione con frammenti papiracei.
Forse leggevano anche uomini e colti perché abbiamo notizie sparse di lettori, alcuni testi sembrano dare ragione di questa interpretazione.
- Plutarco: un soldato porta con se negli intervalli della battaglia di Mileto le Fabule Milesie di Sisenna, tradotte in latino e ne è rimasto uno solo frammento. Cl’odio Albino si dava l’aria di essere colto.
- Nel commento di Serbio nelle Georgiche (se ha commentato le Georgiche è un uomo colto) dice di aver letto Antonio Diogene e Le meraviglie di là da Tule.
- Nella corrispondenza tra Frontone e Marco Aurelio raccomanda di leggere le Milesie di Sisenna ed erano persone di cultura elevata.
- Il manoscritto laurenziano delle Metamorfosi di Apuleio (che è quello principale) ha conservato la subscriptio (= nota in margine a un manoscritto) di un Sallustius, che dichiara di aver emendato il testo di Apuleio. L’attività di questo Sallustius si inquadra in un’attività di recupero ed emendazione, un’attività filologica fatta da alcuni intellettuali e aristocratici sia pagani sia cristiani alla fine del IV e inizio del V secolo a.C. dipende dal manoscritto di Sallustius ego Sallustius emendavi.
- Un esempio dal mondo greco: ci sono testimonianze da ogni dove. C’è un manoscritto della marciana di Venezia che contiene le Etiopiche di Eliodoro, uno dei testi più tardi e complessi rispetto ad Anzia e Abrotone. Al termine del romanzo nel manoscritto ci sono 5 fogli a firma di un certo Filippo che dà un’interpretazione allegorica in chiave cristiana delle vicende del romanzo. Probabilmente questa interpretazione del romanzo fu redatta nell’ambiente di Costantinopoli alla fine del IV e nell’arco del V secolo, quindi subito dopo che è uscito il manoscritto.
Ipotesi di prima è probabilmente vera ma parziale, perché ci sono anche lettori colti e uomini li rende oggetto di interpretazioni diverse come questo Filippo che lo interpreta in modo cristiano. Sono testi che hanno avuto una fortuna immensa nell’antichità, lo testimonia anche una aspetto che può parere secondario ma che fa riflettere. La letteratura cristiana fin da subito inizia a riprendere i modelli del romanzo. Questo significa che anche i cristiani leggevano i romanzi pagani tutti quanti.
La produzione di Apuleio:
Ci sono giunti i Florida = sezioni di conferenze pubbliche in cui mostra il proprio virtuosismo retorico e anche opere di tipo filosofico.
Il De mundo virtuosità linguistica il de Platone e il de ??? Che ci rimandano a filosofia platonica.
Le Metamorfosi è un testo incompleto ma ne possediamo molto. Si colloca nell’ambito di una produzione di un intellettuale dagli interessi molto vari(retorica e filosofia che nel II sec spesso contrastavano), che per lui sono gli interessi prioritari. Sono un romanzo lungo e complesso di 11 libri, scritti in un latino difficile ma bellissimo. Erano conosciute anche con un altro titolo: Asinus aureus. Con questo titolo lo cita Agostino nel De civitatibus dei, in cui non fa polemica contro Apuleio, quindi intende aureus per “eccelso”. Altri lo interpretano ccomedoni colore del mantello dell’asino, perché l’asino è collegato con divinità egizia Set che è divinità antagonista di Iside, uno dei protagonisti. Titolo ambiguo come anche il significato stesso del romanzo
Modelli letterari greci:
Aveva un modello greco di sicuro, che era il suo modello primario.
Nel primo paragrafo si presenta come un greco anche per scusare apologeticamente i difetti del proprio latino.
Pseudo Luciano è una delle fonti.
Ma questione più complicata perché abbiamo notizia dell’esistenza nella tradizione greca di un plasma, di un romanzo intitolato Metamorfosi di Lucio di Patre. La notizia ci viene data nel IX secolo da un opera del patriarca Fozio che compila un’opera che è una raccolta sintetica di opere della letteratura greca, in cui ci dà anche un riassunto. Fozio cita sia l’Onus sia queste Metamorfosidi Patre. Raccontano la stessa vicenda, ma il testo lucianeo è più divertente e leggero, mentre l’altro è più serio.
L’entrata in gioco di questo terzo elemento fa sorgere ai nostri occhi un problema: se noi non conosciamo queste Metamorfosi, e nell’ipotesi che Apuleio le abbia conosciute, ciò mette in campo la possibilità che qualche cosa che a noi pare apuleiano in realtà deriva da un modello greco. Ma noi non abbiamo nessun frammento di queste Metamorfosi. Moltissimo è frutto del ingegno di Apuleio, come la storia di Amore e Psiche, ma c’è l’incognita di questo altro romanzo.
Struttura delle Metamorfosi:
Il racconto è condotto in forma omodiegetica: è significativo notare le prime due parole del romanzo “ed io”. In un passo si definisce madaurensis, che è l’agettivo riferito alla città da cui è venuto Apuleio: è una sorta di lapsus o forse è voluto.
C’è una serie di peripezie iniziali, trasformazione per un errore di Lucio in asino, poi un’altra serie di peripezie e alla fine rreformatio e il ritorno alla forma umana, che avviene nell’ambito di un rito Isiaco nell’XI libro.
Gli inserti metadiegetici:
Tutte le peripezie di Lucio asino sono raccontate in prima persona, ma nella componente del racconto principale ci sono una serie di inserti metadiegetici, cose che l’asino sente succedere oppure sono altri personaggi che inseriscono racconti (i racconti nel racconto). Se guardiamo questi inserti narrativi sembrerebbe di poter ricostruire un disegno intenzionale all’interno nell’opera anche se parlare di intenzionalità è pericoloso.
I racconti dei primi tre libri, in cui c’è molto la componente del macabro, anticipano gli effetti tragicidella curiosità e nella vita di Lucio protagonista.
Poi in posizione centrale (fine IV e metà VI libro) viene raccontata la storia di Amore e Psiche, che sente raccontare da una vecchia (è una fabula anilis), che la racconta ad una ragazza prigioniera dei briganti. Amore e Psiche è quindi a sua volta in un’altra vicenda (quella di Carite e Trepolemo), una vicenda d’amore che si sviluppa secondo cliché romanzeschi che si conclude nell’VIII libro in modo tragicissimo.
Un’altra serie di novelle le troviamo nel IX e nel X libro: storie di adulteri e benefici con un crescendo di orrore, il tono si incupisceprocedendo, quasi si volessero esplorare tutte le possibilità verso il basso dell’umanità
Il tutto si chiude con la salus che arriva per libera iniziativa della divinità che è Iside. Macabro, magia, trasformazione, epolemo poi prosegue vicenda dell’asino, vicenda dell’adulterio, salvezza (IX-XI libro).
Le cose più apuleiane sono Amore e Psiche e il libro finale.