Funzioni e costrutti dell’ablativo
28 Dicembre 2019Ninni cover Roberto Vecchioni
28 Dicembre 2019Siamo nel 1966 quando Francesco Guccini legge due libri sull’olocausto: il saggio di Edward Russell, “II Barone di Liverpool Il flagello della svastica” e il romanzo autobiografico di Vincenzo Pappalettera “Tu passerai per il camino”, dove Vincenzo aveva raccontato le sue memorie sulla sua permanenza nel campo di concentramento di Mauthausen.
Questa lettura gli offre l’ispirazione per una canzone.
Il testo della canzone si divide in due parti: nella prima la voce narrante è un bambino ebreo che nel Campo di concentramento di Auschwitz «è morto con altri cento, passato per un camino e adesso è nel vento». La seconda voce è quella dell’autore che si pone alcune domande retoriche a cui vi sono le risposte del bambino
Guccini assume quindi dapprima il punto di vista di un bambino ebreo bruciato nei Forni crematori di Auschwitz, poi però allarga la riflessione a se stesso, a ciascuno di noi urlando com’è possibile “Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello” come sono attuali queste parole urlate da Guccini.
Certe volte c’è da chiedersi addirittura se l’esperienza nazista invece di essere un monito che induce gli uomini a riflettere e a non commettere più certi errori, non sia piuttosto un esempio che alcuni stanno seguendo in mille devastazioni, in mille guerre, pensate solo a Ucraina e Palestina, ma non solo, perché ci sono guerre in tutti i continenti. Campi di concentramento e genocidi ieri, ma ahimè purtroppo anche scandalosamente oggi.
Testo della canzone:
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio
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