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20 Marzo 2023I Beati Paoli: la misteriosa confraternita che per secoli ha operato all’ombra dei sotterranei di Palermo.
Sono diverse le strade, i ristoranti e le botteghe di Palermo che portano il nome di questa misteriosa setta, ma chi erano i Beati Paoli? Sono davvero esistiti o è solo una leggenda? Non possiamo dare una risposta definitiva, ma diremo cosa si sa di questa setta segreta, che continua a fare scandalo dopo cinque secoli!
La storia dei Beati Paoli
La prima prova scritta dell’esistenza della setta appare all’inizio del XVIII secolo. Da questi, una delle supposizioni più credibili è che le origini storiche dei Beati Paoli risiedano in un altro sodalizio segreto, i Vendicosi, attivo già nel XII secolo e composto da cittadini di ceto sociale inferiore che esercitavano la giustizia, per difendere il popolo palermitano dai soprusi della nobiltà. Quanto all’origine etimologica, ci sono varie ipotesi, ma la più nota vorrebbe che il nome della setta derivi dalla devozione a San Francesco di Paola e dal fatto che i Beati Paoli si aggirassero per la città e le chiese di Palermo, vestito con l’abito di un monaco. Di notte, però, questi uomini andavano in giro con il volto coperto da un cappuccio nero. Una delle fonti più attendibili, grazie alla quale oggi sappiamo di più sui Beati Paoli, è negli scritti del Marchese di Villabianca, che raccolse i racconti di tradizione orale, tramandatigli da bambino, nei suoi ‘Opuscoli Palermitani ‘.
I tre Beati Paoli
Il marchese fu il primo a nominare almeno tre presunti Beati Paoli e a collocare storicamente l’attività della setta tra l’inizio del XVII e la fine del XVIII secolo. Villabianca la descrive come la setta dei malvagi, dispensatrice di giustizia sommaria a danno dei potenti, che legittimava delitti e torture atroci contro questi ultimi a tutela del bene pubblico.
Del primo uomo, Giuseppe Amatore, si sa solo che era un fuciliere, detto ‘u Russu’, e che fu impiccato a Palermo il 17 dicembre 1704, all’età di 27 anni. Il secondo uomo misterioso, Girolamo Ammirata, di professione ragioniere, fu impiccato al piano del Carmine nel 1723 per aver ucciso un uomo a colpi di fucile.
Villabianca racconta che da bambino ebbe occasione di conoscere il terzo uomo della setta. Era un famoso conducente di carrozze a Palermo, Vito Vituzzu. Quest’uomo scampò alla morte e, sciolta la setta, divenne il sacrestano della chiesa di San Matteo al Cassaro.
I luoghi nascosti dei Beati Paoli
Secondo il Marchese di Villabianca, i Beati Paoli erano soliti riunirsi nei vicoli sotterranei della città dopo la mezzanotte, a lume di candela e incappucciati di nero. Questo luogo di incontro era un tribunale in cui i membri della setta decidevano sulla vita o la morte dei loro rivali. Il reticolo di vie sotterranee e grotte dove si incontravano i Beati Paoli apparteneva ad un’antica necropoli punica, che si pensa fosse situata sotto il mercato del Capo a Palermo.
Questa rete di cunicoli si trovava tra la Chiesa di Santa Maria di Gesù (detta Chiesa di Santa Maruzza dei Canceddi) e la Grotta di Vicolo degli Orfani. Santa Maruzza, situata nell’odierna piazza dei Beati Paoli, possiede una cripta sotterranea che si pensa fosse un ingresso alternativo al tribunale della setta. All’interno della cripta, un passaggio segreto conduceva al tribunale. L’ingresso originario era da Palazzo Baldi-Blandano, oggi sito in Via Beati Paoli, dove una targa gialla sul muro recita “Antico seggio dei Beati Paoli”. Oggi al presunto luogo di ritrovo si accede attraverso una porticina che si apre in Vicolo degli Orfani, una stradina alle spalle della chiesa.
Beati Paoli e la mafia: leggenda o realtà?
Le finalità e le modalità di funzionamento della setta hanno portato alla teoria di un legame tra mafia e Beati Paoli nei primi anni del ‘900. In particolare, quando il 12 marzo 1909 fu assassinato in piazza Marina a Palermo il tenente della polizia di New York Giuseppe Petrosino, nemico della criminalità italiana trapiantata negli Stati Uniti, l’inchiesta rivelò che la mafia, facendo proprio il mito dei Beati Paoli , aveva cominciato a tenere riunioni segrete nello stesso seminterrato della setta.
Settant’anni dopo Tommaso Buscetta, noto boss mafioso, affermava: “La mafia […] viene dal passato. Prima c’erano i Beati Paoli […]: abbiamo lo stesso giuramento, gli stessi doveri” . Totuccio Contorno, altro boss, si faceva chiamare “Coriolano della Floresta”, come il protagonista del noto romanzo di Luigi Natoli “I Beati Paoli”. Di fatto, però, secondo gli storici, la connessione tra i due fenomeni non è mai stata provata. Afferma infatti lo studioso palermitano Rosario La Duca: “La mafia ha un’origine agraria connessa alla disgregazione della struttura feudale dell’isola, avvenuta all’inizio dell’Ottocento quando la setta dei Beati Paoli era da tempo scomparsa”.
Il mistero irrisolto dei Beati Paoli
Quindi i Beati Paoli sono realmente esistiti o sono il frutto di leggende che si sono perse nel tempo? Ad oggi non abbiamo una risposta certa perché nessuna fonte attendibile attesta l’esistenza della setta. Tuttavia, data la notorietà della confraternita e la documentazione esistente sull’argomento, non si può escludere la possibilità che ci sia del vero dietro i racconti della sua esistenza.
Della setta parlò, oltre che del Marchese di Villabianca, anche il celebre scrittore Luigi Natoli nel 1909 nel suo romanzo a puntate “I Beati Paoli”. La storia fu pubblicata sul Giornale di Sicilia in 239 puntate e divenne patrimonio comune di siciliani, poveri e borghesi. In particolare per gli abitanti del Capo, dove si pensa si fosse riunita la setta, il romanzo divenne quasi un testo sacro, letto da tutte le famiglie. Secondo lo storico De Luca, “In Sicilia, I Beati Paoli è ancora l’unico libro che molte persone comuni hanno letto nella loro vita”.
Leggenda o realtà, anche i Beati Paoli sono entrati nel linguaggio comune. Spesso a Palermo e dintorni si usa il detto ‘pari nu Biatu Paulu’, cioè ‘”sembri un Beato Paolo'”, per dire che una persona è buona solo in apparenza, ma pericolosa di fatto!