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Le origini
Bob Marley nacque a Saint Ann Parish, in Giamaica, nel 1945 da padre giamaicano bianco di discendenza inglese e da madre Giamaicana di colore.. Bob aveva appena 10 anni quando il padre morì a causa di un infarto nel 1955, all’età di 60 anni.
Robert, sin da giovane, fu vittima dei pregiudizi razziali anche a causa delle sue origini. Nel corso della sua vita la questione razziale ricorre spesso, Bob se ne fece carico in più duna occasione così come spesso affrontò il problema della sua identità, arrivando persino a dichiarare, in una circostanza: Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezza-casta, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l’uomo bianco né per l’uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco
Dopo la morte del padre, Bob e la madre si trasferirono in un sobborgo di Kingston, la capitale della Giamaica. In questa nuova residenza fu vittima, proprio a causa delle sue origini razziali, di ripetuti episodi di violenza contro la quale, fu costretto” ad imparare l’arte dell’autodifesa, grazie alla quale, riuscì persino a guadagnarsi il dovuto rispetto.
Gli esordi musicali e il successo.
A soli 14 anni Bob lasciò la scuola ed iniziò a lavorare, come apprendista, presso il locale fabbro. Sin da piccolo incomincio a scrivere canzoni di protesta e di redenzione, scrisse testi che parlano della sofferenza dei poveri e degli oppressi. Quando Marley scoprì il rock provocatorio di Elvis Presley, decise di costruirsi da sé una chitarra. Durante il tempo libero, suonava con un gruppo di amici e nel 1962, a soli 16 anni, registrò i suoi primi due singoli (judge Not e one cup of coffee), che non ottennero un grande successo.
Dopo diverse vicissitudini, Bob si lasciò influenzare dal rhythm and bluesm, contribuì quindi, alla costituzione e allo scioglimento di diversi gruppi musicali. Nel 1968, dopo essersi sposato con Rita Anderson, dalla quale ebbe tre dei suoi tredici figli, fondò i Wailers con cui produsse alcune canzoni sul tema dello schiavismo quali Trenchtown Rock e la rabbiosa Get up stand up.
Il gruppo suonò con alterne fortune in Europa nel 1970 – 71, finché un contratto discografico con la Island Inglese, del giamaicano bianco C. Blackwell, aprì loro la strada al successo lanciando il boom internazionale del reggae.
Nel 1973 uscì il primo album Catch a Fire e nel 1974 Natty Dread. I Wailers effettuarono tour internazionali, al termine dei quali produssero Live e il doppio Babylon By Bus, nel contempo crebbe il carisma artistico e morale del rasta Marley.
Sciolto il gruppo per ragioni ancora non del tutto note, nel 1975 Bob irrompe sul mercato internazionale con il suo primo storico singolo, No Woman, No Cry”, dallalbum Natty Dread.
Nel 1976, due giorni prima del concerto organizzato, dal primo ministro giamaicano, con l’intento di attenuare le tensioni politiche presenti in quel paese, Bob e la moglie, subirono un attentato, nel corso del quale furono feriti. Nonostante questo, il concerto venne svolto regolarmente e a chi gli chiedeva il perché, nonostante l’attentato e le ferite riportate, avesse cantato, Bob rispondeva: perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero, come potrei farlo io?”
Trasferitosi, nel 1976, in Inghilterra, il suo album Exodus fu presente nelle classifiche inglesi per ben 56 settimane consecutive. Durante la sua permanenza in Inghilterra, Marley fu arrestato per possesso di piccole quantità di cannabis.
Nel luglio 1977 gli fu diagnosticato un melanoma maligno a un alluce e nonostante la gravità di quanto diagnosticatogli, in nome della sua religione rifiutò le cure (il Rastafarianesimo), secondo la quale, il corpo umano deve rimanere “integro”.
Durante il decorso della sua malattia, produsse lalbum Survival”, denso di significati politici, e contenente canzoni come “Zimbabwe” “Africa Unite”, “Wake Up and Live” e “Survival”, testi con i quali richiamava l’attenzione dei media sulle sofferenze dei popoli africani.
La fine di Bob.
Nel 1980, incide il disco Uprising. Trattasi di un disco denso di significato religioso, che contiene singoli come “Redemption Song” e “Forever Loving Jah”. Ed è proprio in Redemption Song che Marley cantò:Emancipate yourselves from mental slavery, no one but ourselves can free our minds…” . Uprising, segna la fine della produzione musicale e canora di Bob Marley.
Il cancro si estese dall’alluce al cervello, quindi ai polmoni, al fegato, e allo stomaco. Dopo aver suonato in due concerti al Madison Square Garden, Bob subì un collasso mentre si recava al Central Park di New York per fare jogging. Il 23 settembre 1980 Bob tenne il suo ultimo concerto allo Stanley Theater a Pittsburgh. Dopo il concerto, si reca a Monaco, in Germania, per un consulto medico dal dottor Josef Issels, specializzato in malattie terminali. Purtroppo, il tumore risultò troppo esteso per essere curato.
Un ulteriore peggioramento coglie Bob nel volo di ritorno dalla Germania verso la Giamaica. Il volo viene deviato in direzione di Miami, dove Bob viene ricoverato presso il Cedar of Lebanon Hospital, nel quale muore la mattina dell’11 maggio 1981. Le ultime parole di Bob furono rivolte al figlio Ziggy Marley: “Money can’t buy life”.
Bob Marley ricevette, in Giamaica, i funerali di stato. La cerimonia funebre si svolse all’insegna delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari. Fu sepolto in una cappella vicino al suo luogo di nascita, insieme alla sua Gibson Les Paul, il suo pallone da calcio, una pianta di marijuana, un anello che portava ogni giorno, donatogli dal principe etiope Asfa Wossen e una Bibbia. Un mese dopo i funerali, fu riconosciuto a Bob Marley il Jamaican Order of Merit.
Il re del reggae, il rasta della marijuana: la legenda continua
Fin da piccolo incominciò a scrivere canzoni di protesta e di redenzione, scrisse testi che parlano di della sofferenza dei poveri e degli oppressi. Con la sua musica, Bob Marley, si è consacrato tra i miti giovanili, ma soprattutto è riuscito a diffondere dei profondi ideali di libertà che ancora oggi danno sostegno a popoli oppressi. Come tutti sanno oltre che per la sua musica Bob era famoso per come viveva la vita, era un anti-convenzioni, che fumando spinelli e vivendo un po così a dato vita a capolavori. Senza dubbio è colui che ha reso famoso il reggae in tutto il modo con la famosissima Jammin” e con no woman no cry”.
Morto a causa del cancro e della droga, è diventato un mito sia per i giovani del 70 , sia per i giovani di oggi che ancora credono negli idelai di pace e di libertà che con la sua musica ha diffuso in tutto il mondo.
Nel 1985 viene pubblicato un album postumo dal titolo Confrontation, che contiene canzoni e materiale registrato durante la vita del cantante, album che comprende la celebre Buffalo Soldier.
Nel 2001 Bob Marley è stato insignito del premio Grammy alla carriera. Sempre del 2001 , con il documentario Rebel Music, viene ripercorsa la sua vita.
Nell’estate del 2006 la città di New York ha nominato una porzione di Church Avenue che va da Ramsen Avenue alla novantottesima strada, nell’East Flatbush di Brooklyn, Bob Marley Boulevard.
Ancora oggi, Bob Marley, è considerato dal suo popolo una guida spirituale, ogni 6 febbraio, in Giamaica, viene svolta una festa nazionale in suo onore. (fonte: wikipedia)
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