Paolo Gulisano
27 Gennaio 2019Il compagno di Cesare Pavese scheda libro
27 Gennaio 2019TITOLO
Il titolo deriva dal nome del protagonista del romanzo e dalla sua personalità capace di trovare, in qualsiasi momento, il positivo che viene offerto dalla vita.
AUTORE
Voltaire, Pseudonimo di François-Marie Arouet (Parigi 1694-1778), scrittore e filosofo francese, uno dei massimi esponenti dell’illuminismo. Figlio di un notaio, studiò presso i gesuiti del collegio Louis-le-Grand. Scelse ben presto di dedicarsi alla carriera letteraria. Cominciò a frequentare i circoli aristocratici e in breve tempo la fama della sua intelligenza brillante e sarcastica si diffuse nei salon parigini. A causa di alcuni suoi scritti, in particolare di una satira all’indirizzo di Filippo II duca d’Orléans, fu rinchiuso nella prigione della Bastiglia per undici mesi, durante i quali completò la sua prima tragedia, Edipo, ispirata all’Edipo re di Sofocle, e iniziò un poema epico su Enrico IV di Francia, La lega, o Enrico il Grande, che nel 1728 fu ampliato e ribattezzato Henriade. L’Edipo fu rappresentato per la prima volta nel 1718 con grande successo. Nel suo primo poema filosofico, Il pro e il contro, Voltaire diede eloquente espressione alle proprie convinzioni anticlericali e al proprio credo razionalista e deista. Nell’aprile 1726, una lite con un membro di un’illustre famiglia francese, il cavaliere di Rohan, costò al filosofo una seconda incarcerazione, cui poté porre termine due settimane più tardi con l’impegno a lasciare la Francia e stabilirsi in Inghilterra. A Londra trascorse quasi tre anni, impadronendosi con straordinaria rapidità della lingua inglese, nella quale scrisse due trattati di notevole pregio, uno sulla poesia epica e l’altro sulla storia delle guerre civili in Francia. Stampata a Londra nel 1728, l’edizione ampliata del poema giovanile su Enrico IV, Henriade, brillante difesa della tolleranza religiosa, ottenne un successo senza precedenti non solo in Francia ma nell’intero continente europeo. Nel 1729 Voltaire tornò in Francia, e durante i quattro anni successivi risiedette a Parigi. Una serie di fortunate speculazioni economiche gli consentì di dedicare la maggior parte del tempo all’attività letteraria. Questo periodo coincise con una febbrile attività letteraria. Oltre a un ingente numero di lavori teatrali, Voltaire scrisse parecchi testi di divulgazione scientifica, come gli Elementi della filosofia di Newton (1738), oltre a romanzi, racconti, satire e versi nei quali la forza polemica e la vivacità del dibattito intellettuale sopraffanno ogni intento artistico. Il soggiorno a Cirey fu spesso interrotto da viaggi a Parigi e Versailles, dove, grazie all’influenza della marchesa di Pompadour, amante di Luigi XV, Voltaire divenne uno dei favoriti di corte. Dapprima fu nominato storiografo di Francia e nel 1746 fu eletto all’Académie Française. Da questo sodalizio con la corte di Luigi XV nacquero opere come il Poema di Fontenoy (1745) e il Secolo di Luigi XV, oltre ai drammi La principessa di Navarra e Il trionfo di Traiano. Del 1748 è Zadig, brillante romanzo satirico. Nel 1749 accettò un invito rivoltogli tempo addietro da Federico II di Prussia a trasferirsi alla sua corte. Il soggiorno a Berlino non durò più di due anni, poiché lo spirito caustico del filosofo mal si conciliava con il temperamento del sovrano e più volte diede origine ad accese dispute.
RIASSUNTO
Candido è un ragazzo che vive nel castello del Barone di Thunder-ten-tronckh, uno dei più importanti nobili della Westfalia. Ascolta con interesse le lezioni di Pangloss, il massimo filosofo della provincia, ed è innamorato di Cunegonda, la giovane figlia del Barone. Un giorno i due ragazzi, travolti dall’amore, si baciano, ma il nobile li scopre e allontana il ragazzo dal castello. Candido si incammina senza una meta, fino a quando giunge ad una città dove, triste e affamato, viene notato da due uomini dell’esercito bulgaro, che ne fanno una recluta. In un giorno di primavera, però, si allontana dal reggimento e viene punito dai comandanti, ma viene poi salvato dal re bulgaro, che riconosce in lui un giovane che non conosce il mondo. Dopo tre settimane guarisce, e durante una pausa nella guerra tra Bulgari e Abari, Candido decide di fuggire e raggiungere l’Olanda, attraversando paesi e terre distrutti dalle battaglie. Rimasto senza soldi e provviste, chiede l’elemosina ad un predicatore protestante che aveva sentito parlare di carità, ma questi non gli dà niente perché Candido non pensa che il Papa sia l’Anticristo. Un anabattista, chiamato Giacomo, vedendo la crudeltà con cui è stato trattato, aiuta il ragazzo sfamandolo, lavandolo e dandogli dei soldi. Il giorno dopo, passeggiando, Candido incontra un pezzente ridotto molto male e decide di donargli i pochi soldi che aveva ricevuto da Giacomo, ma il mendicante è Pangloss, il maestro del ragazzo: egli spiega come il castello del Barone fosse stato distrutto e tutti gli altri fossero stati uccisi. Candido decide di far curare il suo precettore da Giacomo, che acconsente e fa operare Pangloss. Due mesi dopo, l’anabattista deve partire per Lisbona e si fa accompagnare dai due filosofi; durante il viaggio il maestro di Candido spiega che quello che è successo era necessario, perché secondo lui i mali particolari fanno il bene generale. Mentre ragionano su questa affermazione si scatena una tempesta spaventosa, che fa naufragare la nave e perire molti dei passeggeri, tra cui Giacomo. I due sopravvissuti raggiungono a piedi Lisbona, mentre le case vengono distrutte da un terremoto e saccheggiate dai ladri. Candido e Pangloss aiutano i feriti, ma quando la situazione si calma viene deciso di dare ai cittadini un atto di fede: vengono presi due ebrei, un uomo che aveva sposato la comare e il filosofo e Candido, accusati di aver detto e ascoltato parole che andavano contro la religione; otto giorni dopo vengono preparati per l’esecuzione: Candido viene fustigato, Pangloss impiccato e gli altri bruciati. Il ragazzo vene soccorso da una vecchia, che lo porta in casa propria per aiutarlo; due giorni dopo, viene portato in un’altra casa, dove incontra Cunegonda, che, sopravvissuta alle violenze dei Bulgari, era stata venduta ad un giudeo, ed ora era contesa tra questo e un inquisitore, che se la dividevano equamente. Il giorno dopo giunge alla casa il giudeo che, lamentandosi di non voler dividere la ragazza con un terzo uomo, vorrebbe uccidere Candido, ma viene ferito a morte da quest’ultimo. Cunegonda si spaventa di quello che potrebbe succedere se la giustizia scoprisse il cadavere di un uomo in casa sua; il giorno dopo, quando arriva l’inquisitore, il ragazzo capisce che se fosse uscito avrebbe potuto chiedere aiuto e farli scoprire, così decide di uccidere anche lui. Candido, Cunegonda e la vecchia intuiscono che è meglio partire, così sellano tre cavalli e si dirigono verso Cadice. Qui si stava allestendo una flotta per andare in Paraguay a sottomettere una colonia di Gesuiti, così Candido, mostrando gli esercizi che aveva imparato con i Bulgari, si fa nominare comandante di una compagnia: i tre si imbarcano per il sud-america. Durante il viaggio, la vecchia racconta la propria storia, che si rivela essere peggiore di quella patita da Cunegonda: la vecchia non è altri che la figlia di un papa, rapita e venduta varie volte, che aveva viaggiato fino in Africa e si era, con il tempo, impoverita e imbruttita. Arrivati a Buenos Aires, vengono accolti dal governatore, che si innamora della ragazza e le chiede di sposarlo; Cunegonda è indecisa, ma l’arrivo di un alcade in cerca degli assassini dell’inquisitore la convince ad abbandonare Candido. Il ragazzo fugge con il servo Cacambo, che lo porta dai Gesuiti a cui dovevano fare guerra, per allearsi con loro. Vengono accolti dal comandante, che si rivela essere il figlio del Barone, sopravvissuto ai Bulgari e diventato il capitano dei Gesuiti. Alla notizia che Candido vuole sposare sua sorella, però, il Barone sguaina la spada, ma viene ucciso dalla stessa arma che aveva ferito a morte il giudeo e l’inquisitore. Il ragazzo e il servo riescono a fuggire dalla fortezza, travestiti da Gesuiti. Volendo tornare in Europa, i due si dirigono verso la Caienna, colonia francese dove avrebbero trovato qualcuno che li potesse portare a casa: un mese dopo raggiungono un fiume, dove trovano un’imbarcazione che li trasporta seguendo la corrente: dopo qualche giorno di navigazione giungono finalmente ad una città, che solo in seguito capiscono essere la mitica Eldorado. Questa è una città molto ricca di oro e pietre preziose, che però non vengono considerati un bene di lusso dai cittadini. Per Candido, in confronto all’Europa, quel paese era un paradiso terrestre, ma dopo un mese il ragazzo vuole tornare dall’amata Cunegonda: convincono il re a donar loro dodici montoni carichi di oro e pietre preziose, che in quel paese non avevano alcun valore, ma che in Europa sarebbero stati la loro fortuna. Dopo un lungo viaggio, durante il quale erano morti dieci montoni, arrivano alla città di Surinam, posseduta dagli Olandesi. I due cercano qualche nave per Buenos Aires, ma dopo aver incontrato il capitano di un vascello, che li informa che Cunegonda è l’amante favorita del governatore, decidono di dividersi: Cacambo sarebbe andato nella città argentina a comprare la libertà della ragazza con loro e le pietre preziose di Eldorado, mentre Candido sarebbe andato a Venezia ad aspettarli con gli ultimi due montoni carichi di ricchezze. Qualche giorno dopo, Candido incontra il capitano del vascello che lo avrebbe dovuto portare in Italia; questi, però, gli ruba i due montoni e fugge con le ricchezze di Candido. Qualche tempo dopo il ragazzo compra una cabina su un vascello francese in partenza per l’Europa: Candido decide di farsi accompagnare da un uomo che fosse disgustato dalla sua vita, in modo da poter discorrere con lui durante il viaggio, così annuncia la sua decisione ai cittadini di Surinam e dopo aver esaminato tutti quelli che si erano fatti avanti, sceglie Martino, un dotto che aveva subìto tante ingiustizie durante la propria vita. Durante la navigazione i due discutono molto, e Martino spiega al ragazzo che, secondo lui, questo non è il migliore dei mondi possibili, come invece sosteneva Pangloss, dato che Dio lo aveva abbandonato a qualche creatura malvagia, che faceva combattere tra loro città o famiglie, esclusa la mitica Eldorado. Mentre i due discutono si sentono rumori di artiglieria, e Candido riconosce nella nave affondata dagli spagnoli, quella del ladro che gli aveva rubato i suoi montoni; dopo lo scontro riesce a recuperarne uno, e per questo è più felice che non se avesse ritrovato i suoi tesori. Due settimane dopo raggiungono la Francia, e Martino decide di seguire l’amico fino in Italia. Fermandosi a Bordeaux, Candido si ammala e viene curato da dottori e amici che nessuno aveva chiamato: la malattia, inizialmente non grave, peggiora e il ragazzo rischia la vita per un breve periodo. Ristabilitosi, frequenta le persone aristocratiche della città, non trovando mai riscontro alle sue idee negli uomini di cultura che incontra; il ragazzo viene imbrogliato da un abate che aveva ascoltato la sua storia e aveva inscenato un ritorno di Cunegonda, tramite il quale riesce ad estorcergli quasi tutte le ricchezze rimastegli. Imbarcatosi su un vascello con meta l’Inghilterra, Candido non vuole sbarcare e si fa portare a Venezia dal capitano della nave. Arrivato in città fa cercare il servo Cacambo in ogni luogo, ma senza risultato: Martino gli spiega l’inaffidabilità di un servo con tante ricchezze, e lo invita a dimenticarsi la sua amata. Candido, reso ancora più triste dalle idee dell’amico, incontra Pasquetta, la donna che aveva fatto ammalare Pangloss: risollevato da questo incontro, nonostante le tristi vicende accadute alla donna, si reca a casa del senatore Pococurante, credendolo un uomo senza preoccupazioni; in questo modo capisce che in questo mondo non c’è una persona felice, come sostiene Martino. Una sera i due cenano in una osteria, seduti al tavolo con altre sei persone: qui il filosofo rivede Cacambo, che serve uno dei signori, che si rivelano dei sovrani dalla sorte avversa, giunti a Venezia per assistere al carnevale o per altri motivi. Il servo ha convinto il padrone a condurre nella sua terra i due amici, che vengono imbarcati per il Mar di Marmara; durante il viaggio Cacambo spiega le vicende che gli sono capitate e della perdita della bellezza di Cunegonda: nonostante ciò Candido è sempre convinto di volerla sposare. Arrivati nel Mar Nero il filosofo riscatta il servo e dopo si reca con i due amici su una galea alla volta del luogo dove era prigioniera la sua amata, Costantinopoli; sulla nave incontrano Pangloss e il Barone, creduti morti, che sono costretti a remare; Candido li fa liberare e tutti insieme salgono su un’altra galea per andare in Turchia, da Cunegonda. Il ragazzo chiede scusa al Barone di averlo trafitto con la spada e poi si fa raccontare le vicende che hanno portato lì lui e Pangloss. Giunti a destinazione, le prime persone che incontrano sono proprio Cunegonda e la vecchia, che Candido libera pagano al padrone un caro prezzo, comprando anche una fattoria nelle vicinanze per aspettare miglior fortuna. La ragazza ricorda al filosofo la sua promessa di matrimonio che il ragazzo intende rispettare, ma il Barone non è d’accordo; non avendo però alcun potere sulla sorella, viene riportato dal padrone della galea su cui era stato prigioniero. Il destino sembra favorevole a Candido, che però viene imbrogliato dagli Ebrei a cui vende i diamanti, per questo è costretto a rimanere solo con la fattoria e i suoi amici, con la convinzione che ovunque nel mondo si stava male. Raggiunti anche da Pasquetta, ritornata in povertà dopo il dono che Candido le aveva fatto a Venezia, i viaggiatori decidono di andare a parlare con il miglior saggio della Turchia, che dopo aver sentito le loro domande sull’infelicità del mondo, li caccia senza rispondere. Dialogando con un contadino, che non si interessa di altro che del suo campo, capiscono finalmente che l’unica cosa che può dare la felicità all’uomo è il lavoro, per cui avrebbero dovuto lavorare il loro campo per rendere sopportabile il resto della loro vita.
PERSONAGGI
Protagonista
– Candido è un ragazzo che fin da bambino ha vissuto nel castello del Barone di Thunder-ten-tronckh e per questo era diventato intelligente e dai costumi aristocratici, grazie anche alle lezioni di Pangloss; crede nel maestro, a fa proprio l’ottimismo del precettore. Continua a viaggiare con il suo ottimismo: è sempre convinto delle idee del suo maestro, che gli ha insegnato che il mondo in cui vive è il migliore dei mondi possibili, e che ogni causa produce sempre l’effetto migliore; questo gli dà anche la forza di andare avanti. Fino alla fine, quando finalmente può sposare Cunegonda e ritrova tutti gli amici perduti, il ragazzo rimane ottimista, anche dopo aver capito che il proprio destino bisogna costruirselo con il lavoro.
Personaggi secondari
-Pangloss è il precettore del castello del Barone. Sostiene che il mondo in cui vivono sia il migliore dei mondi possibili, e in esso ogni effetto, il migliore ipotizzabile, ha una sua causa precisa. Nonostante abbia contratto la sifilide, abbia perso un occhio e un orecchio, sia stato impiccato e costretto a remare in una galea rimane sempre convinto delle sue idee, fino al termine del romanzo, in cui comunque afferma che se tutto non fosse iniziato con l’allontanamento di Candido dal castello, loro non sarebbero mai giunti a capire che la cosa migliore per rendere sopportabile” la vita fosse il lavoro.
-Madamigella Cunegonda, figlia del barone, è la ragazza di cui si innamora Candido. Non si rivela sempre fedele al suo amato, come nel caso in cui, per salvarsi dall’alcade portoghese, sceglie di diventare amante del governatore di Buenos Aires. Questa sua perdita di valori morali si rispecchia anche nella perdita della bellezza fisica.
-Il figlio del barone di Thunder-ten-tronckh è il fratello di Cunegonda. Creduto morto dopo l’invasione dei Bulgari, il suo corpo viene benedetto da un Gesuita prima della sepoltura, e la sua reazione all’Acqua Santa fa capire all’uomo che è ancora vivo. Diventa un Gesuita, e viene inviato in una colonia del Paraguay a cacciare gli spagnoli. Dopo il colpo infertogli da Candido, viene mandato a Roma, dove diventa ambasciatore per i Francesi a Costantinopoli; nella città turca viene accusato di aver fatto il bagno nudo con un musulmano, e viene costretto a remare nella galea dove ritrova Candido. E fermamente convinto delle proprie idee: non intende far sposare la sorella Cunegonda con Candido, poiché questi non è abbastanza nobile, e non cambia idea neanche dopo una minaccia di morte, preferendo ritornare in schiavitù piuttosto di dare la sua benedizione al matrimonio.
-La vecchia, serva di Cunegonda, è in realtà la figlia di Papa Urbano X e della Principessa di Palestrina. Destinata ad un Principe, che però venne ucciso da una sua rivale, all’età di 14 anni partì con la madre alla volta dell’Italia del sud, ma la loro nave fu conquistata dai pirati. Condotte in schiavitù in Marocco, subirono un attacco da una fazione avversaria dei corsari: morirono tutti, esclusa la ragazza, che dopo lo scontro conosce un uomo che era stato servo di sua madre. Egli la convince a seguirlo con il proposito di riportarla in Italia, ma la vende al Dey di Algeri, di cui diventa la schiava più bella; in Africa contrae la peste, che fa morire gran parte della popolazione. Viene venduta molto spesso, e per questo è costretta a viaggiare molto; durante un periodo in cui era in Russia al servizio dei Giannizzeri, le viene mangiata una natica in segno di buon auspicio. Costretta ancora a viaggiare, attraversa gran parte dell’Europa, fino a quando giunge a Lisbona al servizio di Cunegonda. Per questi suoi continui spostamenti, la vecchia è diventata intelligente e furba, infatti consiglia bene la sua padrona quando arrivano in Paraguay, e riconosce gli errori delle idee di Candido, poiché sa che non esiste uomo che almeno una volta non abbia maledetto la propria vita. Nonostante questo personaggio non si esprima mai riguardo a filosofie come quelle di Candido o di Pangloss, anche la vecchia è un po filosofa.
-Cacambo è il servo che dal Portogallo segue e aiuta Candido. Nonostante il suo livello sociale, sa parlare tutte le lingue in uso in America Latina, e si dimostra furbo e fedele al suo padrone in molte occasioni: quando egli uccide” il Barone in Paraguay lo aiuta a fuggire dalla fortezza e a liberarsi dalla tribù degli Orecchioni, inoltre quando gli vengono affidate molte ricchezze per riscattare Cunegonda egli compie il suo lavoro senza pensare all’interesse personale.
-Martino è un uomo molto sfortunato, che Candido sceglie come compagno di viaggio per il ritorno in Europa. Si rivela molto intelligente e affezionato all’amico, che salva dagli approfittatori francesi e aiuta nei giorni in cui è malato. Possiede un’idea riguardo alla vita completamente differente da quella del protagonista: Martino pensa che non vi sia bene nel mondo e che non esista persona che sia riuscita a trovare la felicità.
SPAZIO
I luoghi citati comprendono la Westfalia, dove è inizialmente ambientata la vicenda, l’Olanda, il Portogallo, il Paraguay, la terra di Eldorado, la Francia, l’Inghilterra, Venezia e Costantinopoli (i luoghi in cui viaggia il protagonista. I luoghi descritti sono prevalentemente aperti, poiché sono narrate le vicende di un viaggio, ma non mancano i luoghi chiusi, come castelli, locande, navi o edifici in cui vengono ospitati i personaggi del romanzo. Questi ambienti fanno da sfondo alle vicende dei personaggi e non riflettono le sensazioni dei personaggi.
TEMPO
La narrazione si svolge nel 1700 in un periodo di circa un anno e mezzo. Si alternano tempi lenti, come le riflessioni dei personaggi o i dialoghi, e scene di azione dei personaggi. Le vicende scorrono sotto gli occhi del lettore con la stessa velocità con cui si legge, nonostante siano presenti anche fatti che si succedono velocemente. Sono presenti molte analessi: i personaggi, quando si rincontrano dopo molto tempo (sempre in luoghi impensabili), narrano le loro vicende passate che li ha condotti fino in quel particolare luogo.
STILE
L’autore adopera a volte termini stranieri, utilizzati dei vari personaggi dei luoghi attraversati dai protagonisti. Fa esprimere i personaggi in modo formale o informale a seconda della situazione in cui si trovano. L’autore utilizza una scrittura semplice, per dar modo al lettore di non soffermarsi sull’interpretazione del modo di scrivere, ma di renderlo partecipe delle vicende e delle riflessioni dei personaggi e dell’autore stesso.
TECNICHE DI PRESENTAZIONE DELLE PAROLE E DEI PENSIERI
In questo romanzo sono presenti alternativamente (per tener vivo l’interesse del lettore) discorsi diretti e indiretti. Nei dialoghi i personaggi esprimono spesso i loro pensieri, nonostante questo compito sia riservato anche alle riflessioni interiori di alcuni di loro. E’ presente, in alcuni casi, il discorso indiretto libero, se il narratore sta esprimendo i pensieri dei personaggi tramite riflessioni interne.
NARRATORE
Il narratore è onnisciente e racconta i fatti come uno spettatore esterno: non è altro che il cronista del viaggio del protagonista. Il narratore non assume il punto di vista dei personaggi, ma ne esprime, a volte, i pensieri, tramite il discorso indiretto libero.
TEMATICHE
Il tema centrale del romanzo è la comprensione della situazione del mondo: questo è evidenziato dai ripetuti ragionamenti di Pangloss, di Candido, di Martino e dai fatti narrati dagli sventurati” del romanzo. Si intuisce già dal titolo quale possa essere la visione del protagonista: allevato dal filosofo Pangloss, Candido cresce con la convinzione che il loro sia il migliore dei mondi possibili. Nonostante i vari viaggi lo portino a riscontrare realtà diverse rispetto alla propria ideologia, Candido rimane ottimista per tutta la durata del romanzo. L’autore è, in un certo modo, furbo ad accostare poi Martino con Candido, che nonostante le lunghe e ripetute riflessioni rimangono sempre della propria convinzione personale. Al termine delle vicende non si comprende bene quale delle due posizioni sia preminente sull’altra, ma si riconosce che nessuna delle due è completamente vera o falsa: Martino ha ragione nel dire che nel mondo molta gente non è felice, ma non che tutte le persone non lo sono; Candido e Pangloss, hanno ragione quando dicono che molte cose vanno bene perché necessitano di andare bene, ma non quando affermano che tutto va bene. Tutta questa riflessione porta però questi filosofi alla conquista” di una conoscenza particolare: ammettono che, per dare un valido significato alla propria vita devono lavorare. Bisogna anche sottolineare che questa consapevolezza non viene rivelata loro da un filosofo o da un dotto, ma da un contadino turco, che sicuramente non si sarebbe mai soffermato a ragionare su questioni quali quelle dei protagonisti del romanzo, ma che aveva trovato comunque il modo più utile per sopportare” la vita.
COMMENTO
Questo non è il tipo di romanzo a cui sono abituato: non ha una trama avvincente, o una profonda riflessione su qualche valore importante, ecco perché, forse, mi ha lasciato del tutto indifferente. L’idea che l’autore vuole proporre, se è realmente quella che traspare dal romanzo, è che la vita debba essere resa sopportabile” tramite il lavoro. Nonostante sia questa l’impressione lasciata dalla conclusione del libro, io penso, anche analizzando la vita di Voltaire, che questa lezione debba essere reinterpretata: il lavoro non è qualcosa che serve per rendere sopportabile l’esistenza, ma è qualcosa di essenziale che migliora l’uomo e che è necessario per vivere bene e con serenità (questo lo si può capire dal fatto che Voltaire afferma che i personaggi sono felici della condizione in cui si trovano al termine dei loro viaggi, anche di più di come lo erano quando si trovavano al castello del barone). Credo che l’autore cerchi anche di convincere il lettore, grazie soprattutto alle ultime parole di Pangloss e di Candido, che per mezzo del lavoro è realmente possibile far diventare il nostro mondo il migliore dei mondi possibili”.
di Daniel Migliozzi
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