Pronomi indefiniti che significano altro in latino
28 Dicembre 2019Introduzione al Dolce Stil Novo
28 Dicembre 2019I versi 82-142 del Canto II dell’Inferno di Dante si concentrano sul dialogo tra Virgilio e Dante, durante il quale Virgilio spiega a Dante le ragioni del suo intervento e del perché non deve temere di intraprendere il viaggio nell’aldilà.
Parafrasi dettagliata
Versi 82-87: La domanda di Dante
“Ma dimmi la ragione per cui non temi di scendere in questo centro, lontano dal cielo ampio dove desideri tornare.”
Dante è ancora insicuro e chiede a Virgilio come mai non abbia timore di attraversare l’Inferno, essendo egli un’anima elevata proveniente dal mondo divino.
Versi 88-93: La risposta di Virgilio
“Poiché desideri sapere tanto a fondo, ti risponderò brevemente sul perché non temo di entrare qui. Si deve temere solo ciò che può fare male agli altri; delle altre cose non c’è da aver paura.”
Virgilio spiega che lui, in quanto anima immortale e inviata da Dio, non ha nulla da temere dall’Inferno, poiché le sofferenze infernali non hanno potere su di lui.
Versi 94-96: Virgilio è immune alla sofferenza infernale
“Sono stato creato da Dio, per sua grazia, in modo tale che la vostra miseria non mi tocca, né le fiamme di questo incendio mi bruciano.”
Virgilio sottolinea che, essendo un’anima protetta dalla grazia divina, le pene e le fiamme dell’Inferno non possono intaccarlo.
Versi 97-99: L’intervento di Maria
“Una nobile donna in cielo si è impietosita per il pericolo in cui ti trovi, e ha spezzato un giudizio severo.”
Virgilio racconta che la Vergine Maria, mossa a compassione per la situazione di Dante, ha interceduto per lui presso la giustizia divina.
Versi 100-102: L’intervento di Lucia
“Questa ha chiesto a Lucia il suo aiuto, dicendo: ‘Il tuo fedele ha bisogno di te, io te lo raccomando’.”
Maria ha coinvolto Santa Lucia, che rappresenta la luce spirituale e la grazia, affinché proteggesse Dante.
Versi 103-105: Lucia e Beatrice
“Lucia, nemica di ogni crudeltà, si è mossa e venne dove ero io, che mi trovavo con l’antica Rachele.”
Lucia si è recata da Beatrice, che si trovava nel Paradiso accanto a Rachele, simbolo della vita contemplativa, per chiedere il suo intervento.
Versi 106-108: Le parole di Lucia a Beatrice
“Disse: ‘Beatrice, vera lode di Dio, perché non soccorri colui che ti amò tanto, che per amor tuo si è distaccato dalla massa comune?’.”
Lucia richiama Beatrice, sottolineando l’amore che Dante ha sempre avuto per lei e chiedendo perché non lo aiuti.
Versi 109-111: La condizione disperata di Dante
“Non senti il dolore del suo pianto, non vedi come la morte lo assale su quella corrente dove il mare non ha alcun vanto?”
Lucia evidenzia la disperazione di Dante, che rischia di essere sopraffatto dal peccato (simbolizzato dalla “fiumana” della vita terrena).
Versi 112-117: La discesa di Beatrice
“Al mondo non ci furono mai persone così veloci a fare il proprio bene o a evitare il proprio danno, come io, dopo tali parole, sono scesa qui giù dal mio trono beato, fidandomi delle tue parole oneste, che onorano te e chiunque le ascolti.”
Beatrice, dopo aver ascoltato Lucia, non esita a scendere dall’alto dei cieli per andare in soccorso di Dante, fidandosi delle parole di Virgilio e sapendo che sono vere.
Versi 118-120: Beatrice piange per Dante
“Dopo aver detto queste cose, lei volse gli occhi lucenti e in lacrime, il che mi ha reso più veloce nel venire.”
Virgilio aggiunge che la vista di Beatrice piangente lo ha spinto a muoversi ancora più rapidamente.
Versi 121-123: Virgilio salva Dante dalla lonza
“E così sono venuto a te come lei ha voluto, e ti ho tolto davanti alla bestia che ti impediva di salire il monte.”
Virgilio ha quindi agito su richiesta di Beatrice, allontanando Dante dalla lonza, la fiera che lo ostacolava nella salita.
Versi 124-126: Il rimprovero di Virgilio
“Perché dunque esiti? Perché lasci entrare la viltà nel tuo cuore? Perché non hai coraggio e audacia, visto che tre donne benedette ti aiutano e le mie parole ti promettono tanto bene?”
Virgilio conclude il suo discorso rimproverando Dante per i suoi dubbi e la sua esitazione, ricordandogli che è sostenuto da Beatrice, Lucia e Maria.
Versi 127-132: La rinascita del coraggio di Dante
“Come i fiorellini piegati e chiusi dal gelo notturno si raddrizzano e si aprono appena il sole li illumina, così io, con il mio coraggio stanco, mi raddrizzai e il mio cuore si riempì di nuovo di ardore, tanto che parlai come una persona sicura.”
Dante paragona la sua nuova determinazione a un fiore che si apre al sole, simbolo del ritorno del suo coraggio e della sua forza d’animo.
Versi 133-136: Gratitudine verso Beatrice e Virgilio
“Oh, pietosa colei che mi ha soccorso, e te, cortese che hai subito obbedito alle sue vere parole!”
Dante esprime la sua gratitudine verso Beatrice e Virgilio per il loro aiuto, riconoscendo il loro intervento decisivo.
Versi 137-139: Dante è pronto per il viaggio
“Mi hai predisposto il cuore al viaggio con le tue parole, tanto che ho ritrovato il mio intento originale.”
Le parole di Virgilio hanno dato a Dante la forza necessaria per riprendere il viaggio con determinazione.
Versi 140-142: Virgilio diventa guida
“Ora vai, che entrambi abbiamo la stessa volontà: tu sei il mio duca, il mio signore e il mio maestro.”
Dante, completamente rinvigorito, dichiara la sua piena fiducia in Virgilio, riconoscendolo come sua guida spirituale e intellettuale.
Commento
Questi versi descrivono un momento di grande importanza nel poema, poiché segnano la completa accettazione da parte di Dante della sua missione. Il dialogo tra Virgilio e Dante sottolinea il tema della provvidenza divina e l’aiuto che proviene dal cielo. Maria, Lucia e Beatrice rappresentano l’intervento della grazia divina e l’importanza dell’amore e della misericordia nella vita umana.
Il rimprovero di Virgilio è decisivo: Dante viene esortato a superare la sua paura e a ritrovare il coraggio, grazie al sostegno celeste e alla saggezza di Virgilio. La similitudine del fiore che si rialza al sole raffigura la rinascita interiore di Dante, che, da dubbioso e insicuro, diventa risoluto e pronto ad affrontare le difficoltà del viaggio nell’Inferno.
Testo dei versi 82-142 del Canto secondo dell’Inferno di Dante
Ma dimmi la cagion che non ti guardi
de lo scender qua giuso in questo centro
de l’ampio loco ove tornar tu ardi”.84
“Da che tu vuo’ saver cotanto a dentro,
dirotti brievemente”, mi rispuose,
“perch’i’ non temo di venir qua entro.87
Temer si dee di sole quelle cose
c’ hanno potenza di fare altrui male;
de l’altre no, ché non son paurose.90
I’ son fatta da Dio, sua mercé, tale,
che la vostra miseria non mi tange,
né fiamma d’esto ’ncendio non m’assale.93
Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo ’mpedimento ov’io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange.96
Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: – Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -.99
Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov’i’ era,
che mi sedea con l’antica Rachele.102
Disse: – Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t’amò tanto,
ch’uscì per te de la volgare schiera?105
Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che ’l combatte
su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? -.108
Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com’io, dopo cotai parole fatte,111
venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch’onora te e quei ch’udito l’ hanno”.114
Poscia che m’ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto.117
E venni a te così com’ella volse:
d’inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse.120
Dunque: che è perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai,123
poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e ’l mio parlar tanto ben ti promette?”.126
Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che ’l sol li ’mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo,129
tal mi fec’io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch’i’ cominciai come persona franca:132
“Oh pietosa colei che mi soccorse!
e te cortese ch’ubidisti tosto
a le vere parole che ti porse!135
Tu m’ hai con disiderio il cor disposto
sì al venir con le parole tue,
ch’i’ son tornato nel primo proposto.138
Or va, ch’un sol volere è d’ambedue:
tu duca, tu segnore e tu maestro”.
Così li dissi; e poi che mosso fue,141
intrai per lo cammino alto e silvestro.