Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.51Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole.54Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;57ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;60
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l’amò più forte.63
Questa, privata del primo marito,
millecent’ anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;66
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;69
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
ella con Cristo pianse in su la croce.72
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.75
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;78
tanto che ’l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.81
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.84
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l’umile capestro.87
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;90
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religïone.93
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,96
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
la santa voglia d’esto archimandrita.99
E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,102
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
redissi al frutto de l’italica erba,105
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno. 108 |
Parafrasi:
Dalla montagna dove Assisi spezza la sua ripidità, nacque un sole per il mondo, come talvolta sorge quello dal Gange.
Perciò, chi parla di questo luogo non dica semplicemente “Assisi”, ma piuttosto “Oriente”, se vuole essere preciso.
Francesco iniziò presto a far sentire il conforto della sua grande virtù sulla Terra.
Giovane, per amore di una donna (la Povertà), corse in guerra contro suo padre, il quale non apriva mai la porta al piacere, come se fosse la morte.
Davanti alla corte spirituale e in presenza di suo padre, si unì a lei, e giorno dopo giorno la amò sempre di più.
Questa donna, abbandonata per oltre millecent’anni, rimase oscura fino all’arrivo di Francesco.
Nonostante esempi come Amiclate, che rimase immobile al suono della voce di Cesare,
o l’essere forte e costante come Maria sotto la croce, nessuno aveva riabilitato la Povertà prima di Francesco.
Ma affinché io non sia troppo oscuro, ora dico chiaramente: Francesco e la Povertà furono amanti.
La loro armonia, l’amore e lo sguardo dolce fecero nascere pensieri santi in chi li osservava,
tanto che il venerabile Bernardo si tolse le scarpe per seguirli. Dietro di lui, anche Egidio e Silvestro, incantati dalla sposa, seguirono lo sposo (Francesco).
Poi Francesco, maestro e guida, partì con la sua famiglia di discepoli, senza vergogna, nonostante fosse il figlio di un mercante.
Regalmente espose le sue intenzioni a Innocenzo III, ottenendo il primo sigillo per il suo ordine.
Quando la sua comunità di poveri crebbe, ricevette una seconda approvazione dal Papa Onorio.
Francesco, spinto dal desiderio di martirio, predicò la fede cristiana davanti al Sultano,
ma tornò in Italia per continuare la sua missione.
Sulle montagne tra Tevere e Arno, ricevette le stigmate, l’ultimo sigillo di Cristo.
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