Dalle invasioni barbariche ai regni romano-germanici
28 Dicembre 2019Glauco e Diomede terza parte
28 Dicembre 2019Questi versi provengono dal canto XXIV del Purgatorio di Dante Alighieri, quando Dante vede gli esempi di gola punita e di beata moderazione.
La scena descritta è carica di simbolismo e di riferimenti biblici e mitologici.
Analisi
Dante, Virgilio e Stazio avanzano lungo il cammino, ma vengono fermati da una voce tra le frasche (probabilmente di un’anima penitente) che li avverte di non avvicinarsi troppo all’albero. Questo albero è simbolicamente collegato all’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, dal quale Eva morse il frutto nel Giardino dell’Eden, causando la caduta dell’umanità.
La voce ricorda poi esempi di punizioni divine per il peccato della gola, come i centauri con doppi petti che combatterono contro Teseo, e i soldati ebrei di Gedeone, che furono esclusi dalla battaglia contro i Madianiti per essersi dimostrati molli e schiavi del piacere del bere.
Dopo essersi allontanati dall’albero, i tre pellegrini camminano in silenzio, riflettendo su ciò che hanno visto e udito. Improvvisamente, una voce li scuote, domandando perché siano così assorti nei loro pensieri. Dante alza lo sguardo e vede una figura luminosa che li invita a proseguire il loro cammino verso l’alto, verso la pace. L’apparizione di questa figura, così splendente da accecare Dante, simboleggia la luce divina e la guida spirituale.
Un vento fresco e profumato di ambrosia (una sostanza mitica che rappresenta l’immortalità) attraversa Dante, portando con sé la benedizione per coloro che sono capaci di moderare i propri desideri. L’ode alla temperanza si chiude con un augurio di beatitudine per chi, illuminato dalla grazia divina, è in grado di non lasciarsi sopraffare dal piacere del gusto, ma di desiderare sempre ciò che è giusto e moderato.
Significato
Il passaggio esplora il tema della golosità, contrapponendo il peccato del desiderio smodato con la virtù della temperanza. L’albero che ricorda il peccato originale è anche un simbolo di tentazione, e l’esortazione finale rappresenta un invito a mantenere un giusto equilibrio nei desideri, seguendo il cammino verso la purificazione e la pace.
Dante utilizza riferimenti biblici e mitologici per rafforzare il concetto di giustizia divina, sottolineando come il peccato conduca alla punizione e come solo la moderazione e la grazia possano portare alla salvezza. La voce che guida Dante e i suoi compagni verso l’alto rappresenta l’illuminazione spirituale necessaria per ascendere nella scala della purificazione.
Testo
Testo degli ultimi versi 115-154 del Canto ventiquattresimo del Purgatorio di Dante
“Trapassate oltre sanza farvi presso:
legno è più sù che fu morso da Eva,
e questa pianta si levò da esso”. 117
Sì tra le frasche non so chi diceva;
per che Virgilio e Stazio e io, ristretti,
oltre andavam dal lato che si leva. 120
“Ricordivi”, dicea, “d’i maladetti
nei nuvoli formati, che, satolli,
Tesëo combatter co’ doppi petti; 123
e de li Ebrei ch’al ber si mostrar molli,
per che no i volle Gedeon compagni,
quando inver’ Madïan discese i colli”. 126
Sì accostati a l’un d’i due vivagni
passammo, udendo colpe de la gola
seguite già da miseri guadagni. 129
Poi, rallargati per la strada sola,
ben mille passi e più ci portar oltre,
contemplando ciascun sanza parola. 132
“Che andate pensando sì voi sol tre?”,
sùbita voce disse; ond’io mi scossi
come fan bestie spaventate e poltre. 135
Drizzai la testa per veder chi fossi;
e già mai non si videro in fornace
vetri o metalli sì lucenti e rossi, 138
com’io vidi un che dicea: “S’a voi piace
montare in sù, qui si convien dar volta;
quinci si va chi vuole andar per pace”. 141
L’aspetto suo m’avea la vista tolta;
per ch’io mi volsi dietro a’ miei dottori,
com’om che va secondo ch’elli ascolta. 144
E quale, annunziatrice de li albori,
l’aura di maggio movesi e olezza,
tutta impregnata da l’erba e da’ fiori; 147
tal mi senti’ un vento dar per mezza
la fronte, e ben senti’ mover la piuma,
che fé sentir d’ambrosïa l’orezza. 150
E senti’ dir: “Beati cui alluma
tanto di grazia, che l’amor del gusto
nel petto lor troppo disir non fuma, 153
esurïendo sempre quanto è giusto!”.
Parafrasi terzina per terzina
“Trapassate oltre sanza farvi presso:
legno è più sù che fu morso da Eva,
e questa pianta si levò da esso”.
- Parafrasi:
“Passate oltre senza avvicinarvi troppo: più in alto si trova l’albero che fu morso da Eva (l’Albero della Conoscenza), e questo albero si è originato da quello.”
(Qui un’anima avverte Dante e i suoi compagni di non avvicinarsi troppo all’albero, collegandolo all’albero biblico del peccato originale.)
Sì tra le frasche non so chi diceva;
per che Virgilio e Stazio e io, ristretti,
oltre andavam dal lato che si leva.
- Parafrasi:
Una voce nascosta tra le fronde diceva queste parole; quindi Virgilio, Stazio ed io, stretti insieme, continuammo a camminare verso il lato che si innalza.
(Dante descrive come lui e i suoi compagni si muovono cautamente per evitare di avvicinarsi all’albero, seguendo la voce che li ha avvertiti.)
“Ricordivi”, dicea, “d’i maladetti
nei nuvoli formati, che, satolli,
Tesëo combatter co’ doppi petti;
- Parafrasi:
“Ricordatevi”, diceva la voce, “di coloro che furono trasformati in nubi (i Centauri) per la loro ingordigia, e che sazi, combatterono contro Teseo con petti doppi (i Centauri, creature metà uomo e metà cavallo).
(La voce richiama alla mente di Dante esempi mitologici di punizione per l’eccesso di gola.)
e de li Ebrei ch’al ber si mostrar molli,
per che no i volle Gedeon compagni,
quando inver’ Madïan discese i colli”.
- Parafrasi:
E degli Ebrei che mostrarono debolezza per il bere e per questo motivo Gedeone non li volle come compagni quando scese dai colli verso Madian.”
(La voce prosegue con un esempio biblico, ricordando come Gedeone scelse i suoi guerrieri basandosi sulla loro capacità di resistere alla tentazione.)
Sì accostati a l’un d’i due vivagni
passammo, udendo colpe de la gola
seguite già da miseri guadagni.
- Parafrasi:
Così, camminando vicino a uno dei due bordi del sentiero, passavamo ascoltando esempi di colpe di gola che portarono a conseguenze misere.
(Dante e i suoi compagni continuano il loro cammino, riflettendo sugli esempi di punizione divina per la gola.)
Poi, rallargati per la strada sola,
ben mille passi e più ci portar oltre,
contemplando ciascun sanza parola.
- Parafrasi:
Poi, camminando nuovamente lungo la strada più larga, percorremmo più di mille passi, ciascuno di noi assorto nei propri pensieri, senza parlare.
(I tre pellegrini continuano il cammino in silenzio, riflettendo profondamente su ciò che hanno visto e sentito.)
“Che andate pensando sì voi sol tre?”,
sùbita voce disse; ond’io mi scossi
come fan bestie spaventate e poltre.
- Parafrasi:
“Di cosa state pensando voi tre soli?” disse improvvisamente una voce; e io sobbalzai, spaventato come un animale selvatico o un cavallo nervoso.
(Una voce improvvisa interrompe i pensieri dei tre pellegrini, spaventando Dante.)
Drizzai la testa per veder chi fossi;
e già mai non si videro in fornace
vetri o metalli sì lucenti e rossi,
- Parafrasi:
Alzai la testa per vedere chi fosse; e mai si videro in una fornace vetri o metalli così lucenti e rossi,
(Dante alza lo sguardo e vede una figura così luminosa e rossa da essere paragonabile a un metallo arroventato.)
com’io vidi un che dicea: “S’a voi piace
montare in sù, qui si convien dar volta;
quinci si va chi vuole andar per pace”.
- Parafrasi:
come vidi io una figura che disse: “Se volete salire più in alto, dovete girare qui; da qui si va chi vuole andare verso la pace”.
(La figura luminosa indica a Dante e ai suoi compagni la strada da seguire per proseguire la loro ascesa verso la purificazione.)
L’aspetto suo m’avea la vista tolta;
per ch’io mi volsi dietro a’ miei dottori,
com’om che va secondo ch’elli ascolta.
- Parafrasi:
Il suo aspetto mi aveva accecato; perciò mi voltai verso i miei maestri, come una persona che cammina seguendo solo ciò che sente.
(Dante, accecato dalla luce della figura, si affida ai suoi maestri per continuare il cammino.)
E quale, annunziatrice de li albori,
l’aura di maggio movesi e olezza,
tutta impregnata da l’erba e da’ fiori;
- Parafrasi:
E come il vento di maggio, che annuncia l’alba, si muove e profuma, tutto impregnato dell’erba e dei fiori;
(Dante paragona il vento che percepisce al dolce vento primaverile, carico del profumo dei fiori.)
tal mi senti’ un vento dar per mezza
la fronte, e ben senti’ mover la piuma,
che fé sentir d’ambrosïa l’orezza.
- Parafrasi:
così sentii un vento soffiare in mezzo alla mia fronte, e sentii muovere il piumaggio (delle ali della figura), che fece sentire una brezza d’ambrosia.
(Dante avverte un vento che sembra venire dalle ali dell’essere luminoso, portando con sé un profumo celestiale.)
E senti’ dir: “Beati cui alluma
tanto di grazia, che l’amor del gusto
nel petto lor troppo disir non fuma,
- Parafrasi:
E sentii dire: “Beati coloro cui tanta grazia illumina, che l’amore del gusto non arde nel loro cuore con desiderio eccessivo,
(La voce benedice coloro che, grazie alla grazia divina, non si lasciano travolgere dal desiderio smodato per il cibo e le bevande.)
esurïendo sempre quanto è giusto!”.
- Parafrasi:
ma che hanno sempre fame solo di ciò che è giusto!”.
(Beati coloro che desiderano solo ciò che è giusto e moderato, senza cedere all’eccesso.)