Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019Mario Falanga
27 Gennaio 2019Il capitalismo è un sistema economico nel quale la produzione di beni e servizi è svolta, per la maggior parte, da imprese private che operano con il criterio del profitto e scambiano i loro prodotti sulla base di un sistema di prezzi che si forma liberamente nel mercato.
Il capitalismo ha origini antiche, ma ha dovuto attendere l’età moderna, con la sua disponibilità di lavoro libero e l’ampliamento del sistema del credito, per svilupparsi fino a diventare un sistema sociale diffuso e dominante. Si affermò in Gran Bretagna tra la fine del XVIII e poi nel resto dell’Europa e in America, seppellendo le diverse forme di società tradizionale.
ADAM SMITH
MAX WEBER
CARATTERISTICHE DEL CAPITALISMO
Nel corso della propria storia, ma soprattutto durante gli anni di sviluppo, il capitalismo ha evidenziato alcune fondamentali caratteristiche.
1. Le strutture produttive di base (terra e capitale) sono possedute da privati; il capitale, in questo senso, è costituito dai mezzi di produzione, gli edifici, le macchine e le altre attrezzature utilizzate per produrre beni e servizi.
2. Secondo, l’attività economica viene coordinata in modo decentrato, mediante l’interazione di compratori e venditori (o produttori) nei mercati.
3. I possessori dei mezzi di produzione, così come i fornitori di manodopera, sono formalmente liberi di perseguire il proprio interesse personale cercando di ricavare il massimo guadagno dall’uso delle proprie risorse e del lavoro nella produzione. I consumatori sono liberi di spendere il proprio reddito nel modo che ritengono più soddisfacente.
4. Il controllo statale è ridotto al minimo; se esiste la concorrenza, l’attività economica si autoregolerà. Lo stato dovrà limitarsi a proteggere la società dagli attacchi esterni, difendere la proprietà privata e garantire l’esecuzione dei contratti. Questa visione del ruolo dello stato nel sistema capitalista, è stata sostanzialmente modificata dalle idee e dagli avvenimenti che hanno caratterizzato il XX secolo.
ORIGINI DEL CAPITALISMO
Il capitalismo come sistema economico ha origine nell’Europa, mentre il feudalesimo volgeva alla fine. In quell’epoca, l’inclinazione a “scambiare, barattare una cosa con un’altra”, che secondo Smith è connaturata negli essere umani, venne rinnovata e stimolata dalle crociate, che assorbirono le energie di quasi tutta l’Europa.
Le esplorazioni geografiche dei secoli XV e XVI diedero ulteriore impulso al commercio, specialmente in seguito all’afflusso dell’enorme massa di materie prime e metalli preziosi provenienti dal Nuovo Mondo. L’ordine economico che emerse da questi sviluppi fu essenzialmente commerciale o mercantile, rimase cioè imperniato sullo scambio di prodotti anziché sulla loro produzione. Fu tuttavia allora che cominciò a emergere un’importante figura del sistema capitalista: l’imprenditore, che si assume i rischi, ad esempio quelli inerenti al trasporto via mare sulle lunghe distanze.
Elemento chiave del capitalismo è lo svolgimento di un’attività in previsione di un guadagno futuro; dato che il futuro è tuttavia incerto, la possibilità di guadagno può sempre trasformarsi in un rischio di perdita: l’assunzione di rischio è dunque un elemento proprio dello specifico ruolo dell’imprenditore.
La spinta verso il capitalismo fu rafforzata dai grandi cambiamenti politici, sociali e culturali dell’epoca del Rinascimento e della Riforma. La nascita dei moderni stati nazionali creò anche le condizioni di pace e di ordine, importanti per la crescita del capitalismo. Infatti, esso si sviluppa attraverso investimenti che richiedono tempo per dare i loro frutti, e questo processo di espansione non è pensabile senza un minimo di certezza delle leggi e di stabilità.
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Le idee di Smith fornirono lo sfondo ideologico e intellettuale per la rivoluzione industriale, la radicale trasformazione della società e del mondo che caratterizzò il XIX secolo. La caratteristica fondamentale del processo di industrializzazione fu l’introduzione dell’energia meccanica (fornita in origine dalla macchina a vapore) in sostituzione di quella umana e animale nella produzione di beni e servizi. I progressi della meccanizzazione e della produzione in Inghilterra e poi in altre parti del mondo, furono accompagnati da numerosi cambiamenti importanti.
La produzione divenne sempre più specializzata e si concentrò in grandi unità: le fabbriche. Gli artigiani e i piccoli negozianti del XVIII secolo non scomparvero, ma vennero relegati ai margini dell’attività economica nelle nazioni guida, specialmente Inghilterra, Stati Uniti e Germania. Cominciò a emergere la moderna classe operaia; i lavoratori delle fabbriche, a differenza degli artigiani tradizionali, non possedevano propri strumenti di lavoro, erano praticamente privi di proprietà e generalmente tendevano a scambiare il proprio lavoro per un salario. L’applicazione dell’energia meccanica alla produzione comportò un grande incremento nella produttività del lavoro, che rese i beni abbondanti.
Lo sviluppo del capitalismo industriale ebbe gravi costi umani. Gli albori della rivoluzione industriale furono marcati dalle spaventose condizioni di vita delle grandi masse operaie, specialmente in Inghilterra. Erano diffusi il lavoro minorile, lunghi orari e ambienti di lavoro pericolosi e malsani. Questa situazione indusse Karl Marx a denunciare con forza il sistema capitalista, in particolare nel Capitale (1867-1894). La sua opera aggredì il fondamento del capitalismo, la proprietà privata dei mezzi di produzione.
La critica di Marx contribuì alla creazione di forti movimenti sindacali, che lottavano per ottenere l’aumento dei salari, la diminuzione dell’orario di lavoro e il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Nel tardo XIX secolo si affermò quale forma dominante di organizzazione dell’impresa la moderna società per azioni, che consentiva nello stesso tempo di raccogliere più ampi capitali di rischio e di limitare al valore delle azioni sottoscritte la responsabilità dei soci.
Elena
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