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28 Dicembre 2019Il sedicesimo capitolo dei Promessi Sposi
28 Dicembre 2019Il capitolo venticinquesimo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è uno dei più importanti del romanzo, poiché segna un momento cruciale nella storia dei personaggi principali, in particolare di Lucia, di don Abbondio e del Cardinale Borromeo.
Riassunto del Capitolo venticinquesimo dei Promessi Sposi
Nel capitolo venticinquesimo dei Promessi Sposi, Don Rodrigo, che aveva appena iniziato a gioire per il trasferimento di Padre Cristoforo, viene travolto dalla notizia della conversione dell’Innominato e della conseguente liberazione di Lucia. Questo evento rappresenta un colpo durissimo per Don Rodrigo, poiché la voce si diffonde rapidamente e la gente ricostruisce i legami che portano a lui. Ormai compromesso e temendo la vergogna dell’insuccesso, Don Rodrigo è costretto a fuggire a Milano, abbandonando il paese e la sua minacciosa influenza.
Nel frattempo, l’arrivo del cardinale Borromeo nel paese è accolto con grande entusiasmo, anche perché il miracolo della liberazione di Lucia, una loro paesana, è visto come un segno della sua santità. Tuttavia, non tutti partecipano alla festa con uguale gioia. Don Abbondio, pur comportandosi in modo impeccabile nei confronti del cardinale, è in preda all’ansia. Teme che il cardinale sia stato informato delle sue responsabilità nel mancato matrimonio di Renzo e Lucia e si domanda se dovrà risponderne. Per il momento, sembra che il cardinale non sappia nulla, il che dà un breve sollievo al pavido curato.
L’attenzione del cardinale si rivolge poi a Lucia, che viene affidata alle cure di donna Prassede, una donna ricca e potente che si offre di accogliere e proteggere la giovane. Lucia, quindi, si prepara a un altro spostamento, questa volta nella casa di donna Prassede, mentre continua a tenere nascosto alla madre il voto che ha fatto alla Madonna.
Tuttavia, la calma di don Abbondio è di breve durata. Il cardinale viene infatti informato del comportamento del curato e lo convoca per chiedergli conto del suo operato. Don Abbondio cerca di giustificarsi, spiegando che la minaccia di morte da parte di Don Rodrigo lo aveva spinto ad agire in quel modo, considerandola una scusa più che valida. Ma il cardinale lo rimprovera aspramente, ricordandogli che il dovere di un sacerdote è affrontare anche la morte, se necessario, per difendere la giustizia e proteggere i più deboli. Il cardinale sottolinea che, come sacerdote, Don Abbondio avrebbe dovuto opporsi al potente e difendere i suoi parrocchiani, invece di cedere alla paura. Ma don Abbondio, coerente con la sua natura timorosa, ribatte che la vita è troppo preziosa per essere messa a rischio contro chi ha la forza e il potere di distruggere senza pietà.