1984
27 Gennaio 2019Fonologia
27 Gennaio 2019
Era un ricercatore e un critico, chiamato ad insegnare in America (e apprezzato da uno studioso del calibro di Charles Singleton) professore nell’Illinois e a Salerno, geniale, ma odiato dalla cricca crociano-gramsciana padrona del mondo accademico italiano.
Montano, per esempio, nel suo libro “Dante, filosofo e poeta”, è stato il primo a sottolineare la differenza fra Dante autore e Dante personaggio. Dante che scrive la Divina Commedia non condivide assolutamente la commozione che Dante personaggio prova per Francesca o la passione politica che esprime nell’incontro con Farinata. E ancora, Dante nella Commedia non è affatto un “ghibellino” come lo dipinge una tradizione che risale a Foscolo, ma rivede criticamente alcune idee sull’impero formulate nel De Monarchia, riaffermando la centralità del potere papale.
Particolarmente originale la sua interpretazione dell’opera di Machiavelli, ritenuto un politologo non realista, che non tiene conto di alcuni fattori importanti per raggiungere e, soprattutto, conservare il potere.
Sorprendente è poi l’interpretazione dell’opera di Shakespeare, ritenuto non più il cantore dell’età elisabettiana, ma il rappresentante di una linea umanistico-cristiana anti-protestante che passa attraverso Tommaso Moro e Montaigne.
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