Cronaca minima di Clara Sereni
21 Agosto 2015Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini
21 Agosto 2015qui sopra videolezione del professore su youtube (preparati per l’interrogazione)
Margie scrive nel suo diario il 17 maggio 2157: «Oggi Tommy ha trovato un vero libro!»
E’un libro molto vecchio. Margie non ha mai visto prima un libro di carta.
Una volta tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Margie lo sa, l’ha detto il nonno.
Quando i libri erano di carta, le pagine erano gialle e fruscianti (= facevano il rumore della carta). Le parole erano scritte sulla pagina e stavano ferme.
Invece nei libri di Margie le parole si muovono. Su uno schermo, è logico. Nei libri di carta, le parole non scompaiono quando tu le hai lette. Sullo schermo invece scompaiono.
– Mamma mia, che spreco – dice Tommy. – Quando uno finisce il libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo ha avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per tanti altri. Non si butta via.
Margie dice: – Hai ragione. – Margie ha undici anni e non ha visto tanti telelibri quanti ne ha visti Tommy. Lui ha tredici anni.
E’un libro molto vecchio. Margie non ha mai visto prima un libro di carta.
Una volta tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Margie lo sa, l’ha detto il nonno.
Quando i libri erano di carta, le pagine erano gialle e fruscianti (= facevano il rumore della carta). Le parole erano scritte sulla pagina e stavano ferme.
Invece nei libri di Margie le parole si muovono. Su uno schermo, è logico. Nei libri di carta, le parole non scompaiono quando tu le hai lette. Sullo schermo invece scompaiono.
– Mamma mia, che spreco – dice Tommy. – Quando uno finisce il libro, che cosa fa? Lo butta via, immagino. Il nostro schermo televisivo ha avuto un milione di libri, sopra, ed è ancora buono per tanti altri. Non si butta via.
Margie dice: – Hai ragione. – Margie ha undici anni e non ha visto tanti telelibri quanti ne ha visti Tommy. Lui ha tredici anni.
– Dove l’hai trovato? – domanda Margie a Tommy.
– In casa. – Tommy sta leggendo il libro di carta. – In solaio.
– Di che cosa parla?
– Di scuola.
– Di scuola? Cosa c’è da scrivere, sulla scuola? Io, la scuola, la odio.
Margie ha sempre odiato la scuola, ma ora la odia più che mai.
L’insegnante meccanico le ha assegnato molti test di geografia, e lei ha risposto sempre peggio.
La madre di Margie si è preoccupata e ha mandato a chiamare l’Ispettore della Contea.
L’Ispettore sorride a Margie. Poi smonta l’insegnante in tanti pezzi.
In un’ora, l’insegnante è di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo.
Sullo schermo sono illustrate tutte le lezioni e vengono scritte tutte le domande.
La cosa che Margie odia soprattutto è la fessura dove lei deve mettere i compiti e i testi compilati.
Il maestro meccanico calcola i voti molto velocemente.
Così Margie dice a Tommy: – Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola?
– Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, di centinaia e centinaia di anni fa.
Margie è offesa. Poi dice: – Anche loro avevano un maestro.
– Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare.
Era un uomo – dice Tommy.
– Un uomo? Come fa un uomo a fare il maestro? – domanda Margie.
– Be’, spiega le cose ai ragazzi e alle ragazze, dà da fare dei compiti a casa e fa delle domande.
– Un uomo non è abbastanza in gamba (= non è abbastanza
bravo).
– Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro.
Margie pensa un po’ poi dice: – Io non vorrei un estraneo (= una
persona che non conosco) in casa mia, a insegnarmi.
Tommy ride moltissimo. – Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti di tanto tempo fa non vivono in casa. Hanno un edificio speciale e tutti i ragazzi vanno là.
– E imparano tutti la stessa cosa?
– Certo, se hanno la stessa età.
– Ma la mia mamma dice che un insegnante dev’essere regolato.
Ogni bambino deve essere istruito in modo diverso.
– Sì, però loro a quei tempi non facevano così.
Lo schermo è illuminato e dice: – Oggi la lezione di aritmetica è sull’addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell’apposita fessura.
Margie obbedisce, con un sospiro.
Sta pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino.
Ci andavano i ragazzi che abitavano vicino, ridevano e gridavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare.
– In casa. – Tommy sta leggendo il libro di carta. – In solaio.
– Di che cosa parla?
– Di scuola.
– Di scuola? Cosa c’è da scrivere, sulla scuola? Io, la scuola, la odio.
Margie ha sempre odiato la scuola, ma ora la odia più che mai.
L’insegnante meccanico le ha assegnato molti test di geografia, e lei ha risposto sempre peggio.
La madre di Margie si è preoccupata e ha mandato a chiamare l’Ispettore della Contea.
L’Ispettore sorride a Margie. Poi smonta l’insegnante in tanti pezzi.
In un’ora, l’insegnante è di nuovo tutto intero, largo, nero e brutto, con un grosso schermo.
Sullo schermo sono illustrate tutte le lezioni e vengono scritte tutte le domande.
La cosa che Margie odia soprattutto è la fessura dove lei deve mettere i compiti e i testi compilati.
Il maestro meccanico calcola i voti molto velocemente.
Così Margie dice a Tommy: – Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola?
– Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, di centinaia e centinaia di anni fa.
Margie è offesa. Poi dice: – Anche loro avevano un maestro.
– Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare.
Era un uomo – dice Tommy.
– Un uomo? Come fa un uomo a fare il maestro? – domanda Margie.
– Be’, spiega le cose ai ragazzi e alle ragazze, dà da fare dei compiti a casa e fa delle domande.
– Un uomo non è abbastanza in gamba (= non è abbastanza
bravo).
– Sì che lo è. Mio papà ne sa quanto il mio maestro.
Margie pensa un po’ poi dice: – Io non vorrei un estraneo (= una
persona che non conosco) in casa mia, a insegnarmi.
Tommy ride moltissimo. – Non sai proprio niente, Margie. Gli insegnanti di tanto tempo fa non vivono in casa. Hanno un edificio speciale e tutti i ragazzi vanno là.
– E imparano tutti la stessa cosa?
– Certo, se hanno la stessa età.
– Ma la mia mamma dice che un insegnante dev’essere regolato.
Ogni bambino deve essere istruito in modo diverso.
– Sì, però loro a quei tempi non facevano così.
Lo schermo è illuminato e dice: – Oggi la lezione di aritmetica è sull’addizione delle frazioni proprie. Prego inserire il compito di ieri nell’apposita fessura.
Margie obbedisce, con un sospiro.
Sta pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino.
Ci andavano i ragazzi che abitavano vicino, ridevano e gridavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare.