Battaglia del Trebbia
2 Agosto 2022La Gioconda di Leonardo
2 Agosto 2022Il cielo è limpido sino ad
essere sconosciuto
Tutto è intossicato dal sole
Io tossisco sotto questo, in questo
brusire di entificazioni
e sono distratto
molto distratto dalla violenza
di un freddo
che pur non fa nulla di male
Adocchio solitudini
già mie ora di se stesse
unicamente
Tutti i rimproveri pare si calmino
riverberando
Tutto è distrazione e
forse meno, un
poco meno del previsto, pena
Il cielo è limpido (da Idioma 1986)
Biografia
Andrea Zanzotto è nato nel 1921 a Pieve di Soligo (Treviso)
Ha insegnato e lavorato all’estero; infatti oltre ad essere stato poeta è stato anche insegnante, saggista e narratore
Ha partecipato alla Resistenza
Poeta isolato, alieno alle mode e alla Storia
Scrive dagli anni 30, ma solo dagli anni 70 ha una certa notorietà
In vecchiaia è tornato al paese natio,
ed è morto a Conegliano Veneto
nel 2011
Poetica
La sua poesia è caratterizzata da
oscurità, dovuta all’impossibilità di descrivere l’intimità
lessico ricco, che comprende anche i dialetti e le lingue straniere
Mengaldo l’ha definito “epigono fuori tempo dell’ermetismo“
Egli scrive della sua poesia: “il significante non è più collegato a un significato … ma si intuisce esso stesso come depositario e produttore di senso”
Temi
Il mondo della campagna veneta è presente fin dagli anni 50. Tuttavia non in senso neorealista, ma ermetico e angosciante
Il suo tardo ermetismo, in pieno neorealismo, venne accusato di astrattismo
Scontro con Calvino: la Storia in Zanzotto è sempre assente
Tema dell’orrore, della depressione e delle inquietudini del mondo che lo seguirà sempre
«La mia non è una battaglia antimoderna ma un fatto di identità e civiltà. La marcia di autodistruzione del nostro favoloso mondo veneto è arrivata ad alterare la consistenza stessa della terra che ci sta sotto i piedi. I boschi, i cieli, la campagna sono stati la mia ispirazione fin dall’infanzia. Ne ho sempre ricevuto una forza di bellezza e tranquillità. Ecco perché la distruzione del paesaggio è per me un lutto terribile. Bisogna indignarsi e fermare lo scempio che vede ogni area verde rimasta come un’area da edificare» (Andrea Zanzotto, 10 ottobre 2011)
Il linguaggio
Zanzotto appartiene ad una linea di “sperimentazione” della poesia italiana contemporanea, espressa negli anni 60 in una sorta di polilinguismo, un mix di linguaggi tecnici, gergali, letterari e retorici, una scrittura “impazzita” con onomatopee, balbettii, apparentemente irrazionale
Nel ‘76 scriverà anche in dialetto veneto (Filò) poesie utilizzate da Fellini nel suo “Casanova”
Negli anni ‘80 lo sperimentalismo linguistico tende a sparire, ma resta sempre la volontà innovativa
«Per quanto mi riguarda ho il sospetto che la poesia non sia affatto scrivere; il poeta non è scrittore nel senso corrente della parola; direi anzi che arriva ad odiare lo scrivere forse perché si sente in qualche modo costretto al suo gesto […] si tratta di scalfire, scalpellare, graffiare la lingua o di sprofondarvi più che di usarla” (Andrea Zanzotto)