Villa d’Este a Tivoli
9 Agosto 2023Rerum novarum di Leone XIII (1891)
9 Agosto 2023Nel 1891 papa Leone XIII pubblicò la prima enciclica relativa alla dottrina cattolica su questioni sociali ed economiche. Il suo nome, Rerum novarum, significa «delle cose nuove» e il documento fu una risposta alla rivoluzione industriale in atto dal XVIII secolo e all’emergere delle teorie economiche liberali e successivamente marxiste.
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Leone XIII delineò una terza via, tra queste due teorie, che affermava i diritti dei lavoratori, ma si opponeva a qualsiasi nozione di lotta di classe. La dottrina cattolica ha ribadito i principi economici fondamentali del cristianesimo, e in particolare ha affermato quanto segue: il diritto alla proprietà della proprietà, temperato dal dovere di provvedere al bene comune e di utilizzare tale proprietà a beneficio degli altri; un salario equo; carità verso i poveri; libertà di associazione dei lavoratori. L’intervento dello Stato era consentito ma doveva seguire il principio di sussidiarietà, cioè doveva essere limitato a questioni che non potevano essere risolte da altre autorità competenti (famiglia, associazioni, sindacati, enti locali).
Alcuni problemi potrebbero essere affrontati solo a livello internazionale, dalle autorità economiche e sociali competenti. Dal 1891, i papi successivi hanno pubblicato vari aggiornamenti alla Rerum novarum, trattando questioni come il debito internazionale, le conseguenze del crollo del comunismo, le migrazioni transfrontaliere e le crisi finanziarie.
Incipit
L’ardente brama di novità che da gran tempo ha incominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare nell’ordine congenere dell’economia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria; le mutate relazioni tra padroni e operai; l’essersi in poche mani accumulata la ricchezza e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l’unione tra loro più intima; questo insieme di cose e i peggiorati costumi han fatto scoppiare il conflitto.
29
«Se con il lavoro eccessivo o non conveniente al sesso e all’età, si reca danno alla sanità dei lavoratori; in questi casi si deve adoperare, entro i debiti confini, la forza e l’autorità delle leggi.»
(Rerum Novarum, 29)
«Nel tutelare le ragioni dei privati, si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri. Il ceto dei ricchi, forte per sé stesso, abbisogna meno della pubblica difesa; le misere plebi, che mancano di sostegno proprio, hanno speciale necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato. Perciò agli operai, che sono nel numero dei deboli e dei bisognosi, lo Stato deve di preferenza rivolgere le cure e le provvidenze sue.»
(Rerum Novarum, 29)
33
Avendo a cuore la tutela dei diritti delle donne e dei fanciulli, che spesso erano i lavoratori più sfruttati, l’enciclica propone anche di riservare alle donne mansioni a loro consone, anche dal punto di vista morale e del loro ruolo nell’educazione della prole spesso numerosa.
«Un lavoro proporzionato all’uomo alto e robusto, non è ragionevole che s’imponga a una donna o a un fanciullo. […] Certe specie di lavoro non si addicono alle donne, fatte da natura per í lavori domestici, í quali grandemente proteggono l’onestà del sesso debole, e hanno naturale corrispondenza con l’educazione dei figli e il benessere della casa.»
Non è giusto né umano esigere dall’uomo tanto lavoro da farne inebetire la mente per troppa fatica e da fiaccarne il corpo. […] Il determinare la quantità del riposo dipende dalla qualità del lavoro, dalle circostanze di tempo e di luogo, dalla stessa complessione e sanità degli operai. […] Infine, un lavoro proporzionato all’uomo alto e robusto, non è ragionevole che s’imponga a una donna o a un fanciullo. Anzi, quanto ai fanciulli, si badi a non ammetterli nelle officine prima che l’età ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche, intellettuali e morali. Le forze, che nella puerizia sbocciano simili all’erba in fiore, un movimento precoce le sciupa, e allora si rende impossibile la stessa educazione dei fanciulli. Così, certe specie di lavoro non si addicono alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l’onestà del sesso debole, e hanno naturale corrispondenza con l’educazione dei figli e il benessere della casa. (33)
(Rerum Novarum, 33)
ALTRI CAPITOLI
Questione difficile e pericolosa. Difficile, perché ardua cosa è il segnare nelle relazioni tra proprietari e proletari, tra capitale e lavoro i precisi confini. Pericolosa, perché uomini turbolenti ed astuti s’argomentano ovunque di falsare i giudizi e volgere la questione stessa a sommovimento dei popoli. (p. 156)
[…] il necessario al mantenimento e al perfezionamento dell’umana vita la terra ce lo somministra a questa condizione, che l’uomo la coltivi e le sia largo di provvide cure. (p. 159)
La più grande varietà esiste nella natura degli uomini; non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa solerzia; non la sanità, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili conseguenze nasce di necessità la differenza delle condizioni sociali. (p. 163)
La concordia fa la bellezza e l’ordine delle cose, mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie. (p. 163)
Che tu abbia in copia ricchezze e altri beni terreni, o che ne sii privo, ciò all’eterna felicità non importa nulla: ma il buono o il cattivo uso di quei beni, questo è quello che sommamente importa. (p. 165)
Le cose del tempo non è possibile intenderle e valutarle a dovere, se l’animo non si erge ad un’altra vita, ossia all’eterna: senza la quale la vera nozione del bene morale necessariamente dileguasi, anzi l’intera creazione diventa un mistero inspiegabile. (p. 165)
Naturale diritto dell’uomo è […] la privata proprietà dei beni; e l’esercitare questo diritto è, specialmente nella vita socievole, non soltanto lecito, ma assolutamente necessario. (p. 166)
È solenne principio che per riformare una società in decadenza, è necessario riportarla ai principii che le hanno dato l’essere. La perfezione di ogni società è riposta nel tendere ed arrivare al suo scopo: talché il principio generatore dei moti e delle azioni sociali sia quel medesimo che generò l’associazione. Quindi deviare dallo scopo primitivo, è corruzione: tornare ad esso, è salute. E questo è vero, come di tutto il consorzio civile, così della classe lavoratrice, che ne è la parte più numerosa. (p. 169)
I diritti vanno debitamente protetti in chiunque ne abbia, e il pubblico potere deve assicurare a ciascuno il suo, con impedirne o punirne le violazioni. (p. 174)
È dunque grande e pernicioso errore volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia. (citato in Ginsborg 1989, p. 234)
Patire e sopportare è […] il retaggio dell’uomo.
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