Piazza Maggiore e San Petronio a Bologna
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5 Gennaio 2023Il Compianto del Cristo Morto è un gruppo scultoreo di 7 figure in terracotta di Niccolò dell’Arca, conservato nel Santuario di Santa Maria della Vita a Bologna.
Una rappresentazione così intensa con una lunga storia da raccontare.
L’autore: Niccolò dell’Arca
Le mani gentili che hanno modellato il Compianto appartengono a Niccolò Dell’Arca, nato nel 1435 probabilmente a Bari (Puglia).
Dell’Arca non è il suo vero nome, ma deriva dal suo apporto al magnifico sarcofago marmoreo (arca) all’interno della Basilica di San Domenico.
Questa gemma ospita anche 3 statue di un certo Michelangelo Buonarroti, mai sentito parlare di lui?
Nel 1461 lavorò alle grandi finestre della Basilica di San Petronio per creare le statue di Santa Caterina da Siena, San Domenico, una Sibilla e 2 profeti.
Puoi anche guardare la sua Vergine Maria scolpita in terracotta in Piazza Maggiore, proprio accanto alla più famosa Fontana del Nettuno, sulla facciata di Palazzo D’Accursio.
Una lapide in via D’Azeglio, a lato della chiesa dei Celestini dove riposa, lo celebra con queste parole:
“Colui che diede vita alle pietre e formò statue viventi con lo scalpello, che dolore! Qui è sepolto. Ora Prassitele, Fidia, Policleto venerano e ammirano le tue opere, Nicola”.
La storia del Compianto è misteriosa e controversa.
Come mai?
In un primo momento, la sua data è incerta, tra il 1463 e il 1490, e per chi è stato creato.
Diversi restauri hanno modificato le sculture, il loro colore è sparito e non conosciamo la loro posizione originaria.
L’attuale sistemazione posta nell’ala destra di Santa Maria della Vita è una ricostruzione di Alfonso Rubbiani del 1922.
Inizialmente l’opera non fu apprezzata: la terracotta era considerata un materiale meno nobile del solenne marmo.
Anche le espressioni dei personaggi apparivano troppo drammatiche e diverse dai canoni classici dell’epoca.
Questa sconvolgente rappresentazione del dolore fece scalpore nei cuori del XVII secolo. L’Ospedale della Vita, collegato al Santuario, per paura di spaventare i malati, lo nascose per un certo tempo.
Nonostante la crescente popolarità dell’opera, oggi considerata uno dei capolavori del Rinascimento italiano, a Bologna le Vergini del Compianto sono ancora simbolo di bruttezza e mancanza di grazia.
Un urlo di pietra
Il Compianto è composto da 7 figure in terracotta a grandezza naturale che rappresentano:
– Giuseppe d’Arimatea
– Maria Salomè
– La Madonna
– Gesù Cristo
– San Giovanni Apostolo
– Maria di Cleofa
– Maria Maddalena
La rappresentazione del dolore sembra completamente diversa tra uomini e donne.
Gli uomini sembrano paralizzati, quasi storditi; le donne appaiono senza fine piangenti e abbandonate alla disperazione che trasfigura i loro volti.
Giuseppe d’Arimatea ha un’espressione del volto impenetrabile.
San Giovanni Evangelista appare prosciugato da un grido interiore così assoluto da non avere sfogo.
La Madonna si raggomitola su se stessa come spezzata.
Maria di Salome appare martoriata, con le unghie conficcate nelle cosce.
Maria di Cleofa tiene le mani davanti a sé in un moto di orrore, per allontanare dalla vista quella morte.
Maria Maddalena è una furia, con la bocca spalancata in un urlo pietrificato, amplificato dal magistrale panneggio.
Transito della Vergine di Alfonso Lombardi
Salite le scale per visitare al primo piano l’Oratorio di Santa Maria della Vita che custodisce un’altra straordinaria opera: il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi.
15 statue in terracotta disposte a raffigurare un soggetto poco frequentato dall’arte occidentale: gli Apostoli rannicchiati intorno alla bara della Madonna, che un non credente tenta di rovesciare mentre viene deposta da un angelo.
Le varie figure sono un’antologia di emozioni.
Dallo stupore atterrito alla concentrazione, all’indignazione di chi solleva un libro per scagliarlo contro il profano.
Alfonso Lombardi è l’autore di un altro Compianto, conservato all’interno del Duomo di San Pietro in via Indipendenza.