Arca di San Domenico
17 Gennaio 2023Scuola: razionalità dove sei?
19 Gennaio 2023Santo Stefano, Sancta Jerusalem o, più popolarmente, le “Sette chiese” è il complesso dei più antichi edifici religiosi di Bologna
Dove si trova la Basilica di Santo Stefano?
La Basilica di Santo Stefano si affaccia sull’omonima piazza,
In realtà la toponomastica non la considera una vera e propria piazza. Tuttavia, la sua configurazione a triangolo e la forma ad imbuto che si nota passeggiando per via Porta Ravegnana, fanno percepire questo tratto di via Santo Stefano come una vera e propria piazza.
La Piazza e la Basilica di Santo Stefano sono molto suggestive. Il pavimento circostante è quasi interamente composto da sampietrini (ciottoli), sui quali si trovano numerosi tavoli da ristorante. È praticamente il luogo ideale per rilassarsi gustando un caffè, un buon aperitivo o un buon pasto a base di tortellini.
Come riconoscere la Basilica di Santo Stefano?
Se provieni da via Porta Ravegnana, la Basilica ti apparirà in maniera scenografica magnifica.
I mattoni rossi degli edifici delle sette chiese, insieme al verde scuro dei cipressi della Basilica, esaltano questa splendida cornice. Una volta entrati nella piazza, si può ammirare un complesso che presenta diversi fronti, sia asimmetrici che frammentari.
È bene ricordare che nella Chiesa di Santo Stefano nel corso dei secoli sono avvenuti numerosi interventi e demolizioni.
Attraversando portici e bei palazzi antichi, ti ritroverai davanti a chiese e monasteri: al centro vedrai la chiesa di San Giovanni Battista (del Crocifisso), unico accesso al complesso. Sopra l’ingresso c’è la scritta Sancta Sanctorum e c’è una mano benedicente. Sulla destra il monastero di Santo Stefano, con giardino e alti cipressi. Sulla sinistra si trova la chiesa del Santo Sepolcro, a base ottagonale, e accanto quella dedicata ai Santi Vitale e Agricola.
Curiosità architettoniche e artistiche sulla superficie della Basilica di Santo Stefano
Le colonne che fiancheggiano l’ingresso principale sono ornate da capitelli, nei quali sono raffigurate figure animali e umane.
Sul perimetro sinistro della chiesa del Crocifisso si può notare una lapide marmorea, rinvenuta nel 1299, in onore della dea Iside. Per i più devoti, in superficie è possibile riconoscere un uccellino in un mattone, provate a trovarlo!
Nel cortile antistante la chiesa del Sepolcro, accanto ai cipressi, si trovano due sarcofagi di epoche diverse. Uno di loro è della famiglia Orsi. Si tratta di un sarcofago romano in marmo, del III secolo d.C. riutilizzato come sepoltura di famiglia tra la seconda metà del XV secolo e il XVI secolo. Una particolarità è che sulla superficie della chiesa si può vedere un mattone in roccia nera detto anche “la preda della verità”. Secondo la tradizione, chiunque riflettesse su questo mattone, sarebbe in grado di vedere i propri difetti e peccati.
Perché la Basilica di Santo Stefano si chiama anche “Sette Chiese”?
Sette Chiese è il nome che la tradizione popolare attribuisce alla chiesa di Santo Stefano. Alla fine del IX secolo, questo complesso ricevette il titolo di Sancta Hjerusalem.
Di conseguenza, questo gruppo di chiese e monasteri rappresenta una delle riproduzioni più iconiche dei luoghi santi di Gerusalemme. Anche per questo, nel corso dei secoli, il complesso ha sempre avuto una notevole importanza religiosa, divenendo un forte richiamo per tutti i cristiani.
Il profilo delle Sette Chiese fu punto di incontro dei Longobardi, e luogo di ispirazione e studio per Dante Alighieri. Il profilo della chiesa così come lo vediamo ora è il risultato di una lunga e articolata storia che ha modificato la Basilica.
Per l’invasione degli Ungari, e a causa dei numerosi restauri avvenuti, oggi restano solo quattro delle iniziali “Sette Chiese”.
Perché il nome “Chiesa di Santo Stefano”?
Nella chiesa di Santo Stefano a Bologna, sono conservate poche reliquie del Santo, in queste si trovano alcune ossa, pietre della flagellazione che, secondo la tradizione, sono intrise del sangue del Santo. Queste reliquie sono custodite nel museo del monastero, e pare siano state portate da Gerusalemme a Bologna da Petronio.
Inoltre, nella chiesa del Crocifisso, il santo è raffigurato in un dipinto ad olio, di Pier Francesco Cittadini (XVII secolo); nel cortile di Pilato lo troviamo in una rappresentazione di Giuseppe Maria Crespi; nel museo è conservata una copia della creazione di Francesco Raibolini, mentre l’originale si trova in Galleria Borghese, Roma.
Va inoltre tenuto presente che la tradizione attribuisce al vescovo Petronio la fondazione del progetto originario del complesso. L’idea doveva ricostruire luoghi per pregare in onore di quelli in terra santa.
Il complesso avrebbe rappresentato Gerusalemme, Santo Stefano la valle di Giosafat, San Giovanni sul Monte sarebbe stato il Monte degli Ulivi. E quale denominazione migliore, per un luogo sacro che ricorda la terra santa, se non quella del primo martire del Nuovo Testamento come Santo Stefano?
Origini e leggende sulla Chiesa di Santo Stefano
Altro tema legato alle origini del Complesso di Santo Stefano, è un santuario in onore di Iside, in epoca pagana.
Come detto, nel 1299 fu scoperta, accanto alla chiesa del Crocifisso, una lapide con incisa una scritta dedicata alla dea Iside: Dominae Isidi Victrici Nomine. Molti studi hanno seguito questo caso. La maggioranza dei critici sembra concordare sul fatto che intorno all’area della chiesa di Santo Stefano esistesse un santuario dedicato a Iside.
Per quanto riguarda l’esistenza di alcuni elementi architettonici rinvenuti nella stessa area come le colonne in pietra karystos intorno all’area del Sepolcro, e l’esatta ubicazione del santuario, il discorso non è ancora concluso.
Varie sono le ipotesi: ad esempio che questo tempio fosse situato dove è nato il complesso delle sette chiese; un altro afferma che si trovava nei pressi di un edificio, e la distanza dai due aiuterebbe volentieri il recupero di alcuni materiali, dopo la distruzione del tempio pagano. L’ultima ipotesi sembra essere quella più accreditata.
Tradizione e Fondazione del Complesso delle Sette Chiese
Due sono le date certe che riportano la presenza del complesso: 887 d.C. e 983 d.C. La prima è collegata ad un documento in cui per la prima volta si parla del Sactum Stephanum qui vocatur Sancta Hierusalem. Questa carta riguarda anche i beni che il vescovo di Parma Viboldo e il monaco Vulgunda avevano acquistato da vari vescovi come quello bolognese. Tra questi beni veniva citato il complesso di Santo Stefano.
Il 983 d.C. è la data della più antica attestazione scritta circa l’esistenza del monastero. Pertanto, è possibile affermare che il Complesso delle Sette Chiese sia stato fondato prima dell’887 d.C.
Questa data e la carta sono in accordo con la tradizione che poneva la fondazione di Santo Stefano ad opera di Petronio, vescovi di Bologna dal 431 al 450 d.C.
Il corpo di San Petronio fu ritrovato a Santo Stefano intorno al XII secolo. Oggi i resti del corpo sono custoditi nella Basilica in suo onore. Non si tratta di un episodio strano: anche se tutta la storia del Complesso è stata attraversata da leggende, era normale che vi fosse sepolto anche il fondatore di un edificio religioso.
Sembra inoltre che intorno al V secolo il futuro vescovo Petronio organizzò un pellegrinaggio a Gerusalemme. In questa occasione portò con sé anche diverse reliquie, arricchendo la Basilica da lui fondata e dedicandola ai protomartiri. Petronio suggellò così il passaggio della comunità bolognese dagli antichi culti, legando profondamente il suo nome alla città.
Il giro delle Sette Chiese
1. Chiesa del Crocifisso
La chiesa del Crocifisso rappresenta l’unico ingresso per accedere al complesso. Un tempo era dedicata a Giovanni Battista e alla Maddalena.
Questa chiesa è ad una sola navata, con copertura a capriate e presbiterio rialzato. Alla fine dell’edificio è possibile accedere alla cripta, semplicemente seguendo le scale. Questa cripta, dell’XI secolo, contiene parti delle salme dei Santi Vitale e Agricola.
Questa chiesa fu fondata nell’VIII secolo da Ildebrando e Liutprando, re dei Longobardi. Per questo motivo questo edificio mantenne a lungo il tipico stile lombardo. A causa dei numerosi restauri, a partire dall’Ottocento, è oggi complicato leggere e interpretare lo spazio.
Tra le varie opere artistiche, ricordiamo che sul fianco destro della Chiesa del Crocifisso è possibile ammirare un dipinto ad olio di Pier Francesco Cittadini, in cui è raffigurata la lapidazione del diacono Stefano. Altro dipinto importante è la Misericordia in cartapesta policroma di Angelo Gabriello Piò.
Dall’altro lato, il Miracolo di S. Mauro Abate, di Teresa Muratori del XVI secolo. Se vuoi saperne di più sulle donne che hanno fatto la storia di Bologna, leggi il nostro articolo!
La Cripta
Attraversando tutta la chiesa del Crocifisso, e percorrendo alcuni scalini, si trova la Cripta. Il suo accesso, fino al XVII secolo, era dal cortile di Pilato. Questo è rappresentativo del tipico edificio medievale bolognese come oratorio.
Per quanto riguarda l’architettura, la cripta presenta cinque piccole navate, composte da colonne recuperate. Conserva i resti delle salme dei Santi Vitale e Agricola. Le colonne della navata sono quattordici, e sono fatti di marmo. Tra questi troverai una grande varietà di materiali e diversi stili di capitelli, come alcuni franchi e altri di ispirazione rinascimentale.
Due colonne si distinguono dalle altre. Uno è in mattoni e l’altro in marmo, ed entrambi si trovano all’ingresso della cripta. Secondo il racconto, la colonna di marmo proviene direttamente da Gerusalemme, e fu portata a Bologna dal vescovo Petronio. Questa colonna rappresenterebbe l’altezza di Cristo: è alta 54 once.
Secondo un simbolismo successivo, la chiesa dovrebbe rappresentare il cenacolo, dove Gesù ha cenato per l’ultima volta con i suoi apostoli.
Per maggiori dettagli e curiosità sulla cripta di Santo Stefano e sulle altre cripte della città, leggete il nostro articolo: Bologna Sotterranea: Viaggio nelle quattro Cripte.
2. La chiesa del Santo Sepolcro (o santo sepolcro)
Sul lato sinistro della chiesa del Crocifisso, varcando una porta e salendo alcuni gradini, entrerai in uno dei luoghi più iconici del complesso: la chiesa del Santo Sepolcro. Questa chiesa era originariamente in onore di Santo Stefano.
Una luce soffusa illumina lo spazio, carico di sacralità e mistero dato dal sepolcro di Cristo.
Da questa chiesa è possibile iniziare tutta la storia all’interno del Complesso delle Sette Chiese: dall’origine pagana, con il tempio di Iside, alla storia cristiana con la conversione del tempio in uno spazio per l’occasione battesimale.
L’elemento dell’acqua accomunava entrambi i culti, e sembra che abbia spinto il vescovo Petronio a costruire un impianto sacrale, simile a quello che vide nel suo viaggio a Gerusalemme. Infatti in terra santa la chiesa del Santo Sepolcro è stata edificata in un luogo dove avvenne la crocifissione, l’unzione, la sepoltura e la risurrezione di Gesù.
La struttura interna di questa chiesa è dodecagonale mentre quella esterna è ottagonale. Il numero otto ricorda la Resurrezione, e dodici rappresenta il numero degli apostoli e delle tribù di Israele. Dodici sono dunque le colonne che circondano il Sepolcro, dodici le bifore che lo delimitano e dodici le parti che compongono la cupola.
Santuario del Santo Sepolcro
Secondo la storia e la tradizione, l’edicola che sorge al centro della Chiesa del Santo Sepolcro rappresenta il Monte Calvario. Questo santuario rappresenta il luogo della sepoltura dei Cristi; l’angelo marmoreo al centro indica la Resurrezione.
La Basilica di Santo Stefano si arricchì di reliquie e tesori anche grazie ai crociati che tornavano dalla Terra Santa. Il loro ritorno stimolò importanti ricostruzioni architettoniche.
Quello che videro i crociati fu lo stabilimento di Costantino Monomaco costruito tra il 1036 e il 1048, che divenne uno spunto per la costruzione del santuario.
Le componenti architettoniche del santuario, come la scala d’ingresso, la balaustra e l’altare, furono inserite nella chiesa alla fine dell’Ottocento. Tra i vari elementi presenti in questo spazio, se guardi verso destra, puoi vedere una colonna di marmo nero. Questa colonna è rappresentativa di un momento significativo della Passione di Cristo: è la “colonna del flagello”.
3. Chiesa dei Santi Vitale e Agricola
Dalla chiesa del Santo Sepolcro, sul lato sinistro, è possibile accedere alla chiesa dei Santi Vitale e Agricola.
Queste due protomartiri sono rappresentate da un bassorilievo sulla superficie dell’edificio, di cui esiste anche una copia conservata nel Museo di Santo Stefano.
Un po’ di storia
Questa chiesa ha avuto un’importanza fondamentale nella storia del complesso. Nonostante le molteplici distruzioni e ricostruzioni nel corso dei secoli, la Chiesa dei Santi Vitale e Agricola ha saputo mantenere le proprie virili caratteristiche romano-lombarde. A riprova di ciò possiamo dare uno sguardo ai capitelli, ai mosaici e ai frammenti di affreschi che si possono ammirare tutt’intorno a questa chiesa.
Questa chiesa è la più semplice rispetto alle altre. E’ a tre navate e le colonne sono caratterizzate da capitelli in stile ionico. Ai lati di questo luogo sacro si trovano due sarcofagi dei Santi Vitale e Agricola, databili al IX-XI secolo. Sopra di essi vi sono figure di animali simbolici come cervi, leoni e pavoni.
Il culto dei Santi martiri
All’arcivescovo Ambrogio di Milano è legato il culto dei due Santi Vitale e Agricola, servo e suo padrone morti per la fede in Cristo. Infatti quest’ultimo, in una delle sue visite a Bologna, nel 393, assistette al ritrovamento dei corpi dei due protomartiri bolognesi.
Le spoglie dei Santi, nel loro sarcofago, furono subito esposte alla pubblica venerazione e, molto probabilmente, fu Petronio a promuoverne e diffonderne la venerazione.
Non per niente, nel sarcofago di Agricola sono scolpite tre figure, di cui quella centrale è riconoscibile in Sant’Ambrogio. Poi ai lati è possibile vedere Sant’Ambrogio che tiene tra le mani la palma del protomartire, e Santa Tecla martire venerata da Sant’Ambrogio.
Una credenza legata alla storia delle sette chiese è che la croce di metallo, infissa sul muro, sia quella della crocifissione di Agricola.
Inoltre, dal terzo gradino della navata maggiore è possibile vedere le misure dei piedi di Gesù e della Madonna, nonché la lunghezza delle ferite sul costato di Gesù.
4. Cortile di Pilato
Il cortile di Pilato rappresenta il fulcro centrale attorno al quale si organizzano tutti gli altri edifici del complesso delle Sette Chiese.
Si accede al cortile attraversando la Chiesa del Santo Sepolcro. Il nome del cortile ricorda il “lithostrote”, che è un pavimento dove Pilato processò Gesù. I pilastri che caratterizzano il cortile sono a pianta cruciforme e presentano capitelli cubici di gusto lombardo. Mentre il lastricato è un ciottolato e ricorda lo stile bolognese della prima metà del XVIII secolo.
Cappelle e lapidi funerarie
Varie sono le cappelle e le lapidi funerarie presenti nelle quali, una molto particolare, ha inciso un paio di forbici. Probabilmente si tratta di una tomba di un sarto di cui abbiamo solo il simbolo di quale fosse il suo mestiere, ma non è scritto il nome. Ai lati del cortile si aprono molteplici cappelle come la Cappella di Santa Giustina o la Cappella di Giacomo Francia.
La statua di un gallo e decorazioni a mosaico
Un’altra curiosità che potrete vedere è, sul lato destro del cortile, la statua di un gallo. Si tratta di un riferimento all’episodio della Passione in cui è legato al rinnegamento di Pietro, dopo il canto di un gallo.
Questo cortile è molto elegante, ed è impreziosito da bellissime decorazioni a mosaico in cotto. Caratterizzate da tanti colori e da alcune schegge di marmo, queste decorazioni rendono questo luogo unico e affascinante.
Tra le varie figure geometriche rappresentate vi sono anche alcune stelle, a sei, sette e otto punte. Si può leggere un riferimento alla simbologia liturgica: il sei come rappresentante dell’imperfezione, il sette come completezza e l’otto come risurrezione.
L’occupazione longobarda di Bologna
Il bacino di Pilato, posto al centro del cortile, attesta l’occupazione longobarda di Bologna nell’VIII secolo. Infatti, nella sceneggiatura sul catino, che ha portato anche discussioni tra gli esperti, è possibile leggere riferimenti ai due re longobardi Liutprando e Ilprando. Questo lavabo è realizzato in pietra di marmo, fissato su un piedistallo. Si trova esattamente sul “lithostrotos” il luogo dove fu condannato Gesù. Rappresenta il momento in cui Pilato si lava le mani per evitare di condannare Gesù stesso.
La denominazione “Bacino di Pilato” risale al XVI secolo, quando il complesso iniziò ad essere simbolicamente collegato alla Passione di Cristo.
5. Chiesa della Trinità (o della croce)
La chiesa della Trinità è descritta come una delle chiese più importanti del complesso di Santo Stefano. Purtroppo oggi la struttura di questa chiesa appare ai visitatori in modo ambiguo e complicato.
Questa chiesa ha attraversato molte fasi di distruzione e poi di ricostruzione; molto probabilmente, in origine era un luogo di preghiera molto diverso da come appare oggi.
Era decisamente più ampio rispetto a quello che vediamo oggi, ed è anche possibile ipotizzare che questa fosse l’area più antica del complesso.
Sebbene non vi siano segni visibili, gli esperti ipotizzano che questa chiesa esistesse già in epoca paleocristiana.
La chiesa della Trinità è caratterizzata da una pianta irregolare, ed è composta da sei cappelle, tutte diverse per dimensioni e forma.
Il chiostro del Monastero di Santo Stefano
Questo chiostro non è compreso nel luogo rappresentativo della Passione di Cristo.
Ma è in questo luogo, che si trova sul lato destro della chiesa della Trinità, che si racchiude e si consuma la vita monastica dei benedettini olivetani.
Il chiostro è caratterizzato da un doppio ordine di logge, il primo dell’XI secolo, il secondo del XII-XIII secolo. Questo secondo ordine di logge è composto da colonne bianche binate, che rendono l’edificio molto armonioso ed elegante.
In questo chiostro, così come nel cortile di Pilato, le bicromie della decorazione a parete e sopra i capitelli, conferiscono un’eleganza e una vitalità uniche.
Sul lato sinistro, in una nicchia protetti da una grata, si possono vedere affreschi anonimi del XIV secolo, in cui sono la Madonna col Bambino e San Pietro, Giovanni Battista e San Francesco. Nella parte superiore di questo arcosolio si trova un’altra porzione di affreschi dei Santi Giacomo, Vitale e Agricola. Infine, al centro del chiostro si trova un pozzo in arenaria del XVII secolo.
Dante e il Complesso delle Sette Chiese
La storia ci dice che lo stesso Dante, passando per Bologna, ne fu molto colpito. Il motivo è probabilmente dovuto al fatto che queste colonne hanno i capitelli con forme antropomorfe, alcune delle quali molto vicine ad alcune parti delle opere dantesche.
In particolare, possiamo fare riferimento al decimo canto del Purgatorio (vv. 130-132), in cui Dante descrive la similitudine dei superbi, dannati che camminano ricurvi, sotto pesanti macigni. Questo sembra ricordare le figure grottesche visibili nei capitelli del chiostro. In un altro capitello, in cui è rappresentato il dolore degli indovini, c’è il riferimento al ventesimo canto dell’Inferno (vv.13-15).
Il Museo di Santo Stefano
Per concludere questo tour del Complesso delle Sette Chiese, è importante ricordare il piccolo ma prezioso museo di Santo Stefano. Al suo interno sono conservati oggetti rari, ed è possibile accedervi dal lato sinistro del chiostro.
Per tutte le informazioni e curiosità, leggi il nostro articolo sui Musei a Bologna da non perdere!