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31 Gennaio 2012E’ bello cambiare, accettare le sfide – di Enrico Maranzana
2 Febbraio 2012Quando il MIUR decise di preparare i quesiti per il concorso da dirigente scolastico, scelse una modalità che lasciò di stucco molti candidati. Decise di comunicare in anticipo le domande con le relative risposte. Era un modo innovativo che avrebbe messo la Pubblica Amministrazione all’interno di una botte di ferro. Tutti avrebbero avuto pari opportunità e i ricorsi amministrativi, che negli anni precedenti avevano accompagnato con crescente insistenza ogni azione amministrativa, sarebbero stati messi a tacere.
Il MIUR cercò di fare le cose per bene e si rivolse, per la preparazione delle domande, ai massimi esperti nazionali. Furono interpellati i più noti dirigenti scolastici, i docenti universitari impegnati in master specifici, i migliori pedagogisti, i più illustri giuristi di diritto amministrativo e scolastico. La scelta, in realtà, si rivelò imprudente perché tali luminari da anni gestivano corsi per conto di sindacati e associazioni professionali, oppure erano coinvolti in master e corsi di specializzazione. Tuttavia la linea del ministero era che tali esperti fossero talmente tanti che nessuno avrebbe conosciuto in anticipo la totalità o la maggioranza dei quesiti.
Sin dalla pubblicazione apparve chiaro che i quesiti preparati erano scritti senza eccessiva cura, infarciti di errori ortografici e grammaticali. Alcuni erano sconvenientemente lunghi, altri contenevano inesattezze. Insomma molti di essi sembravano, a chi aveva frequentato qualche corso di preparazione, riciclati alla meglio.
Il MIUR intervenne affondando il bisturi, eliminando i quesiti dubbi, quelli troppo lunghi, quelli con le inesattezze. Dei 5.000 quesiti iniziali ne scomparvero oltre 1.000 e la nuova batteria di 4.000 domande fu accettata da tutti. Da quei 4.000 quesiti sarebbero stati estratti i 100 da somministrare nella prova preselettiva.
Per superare la preselezione bisognava rispondere correttamente a 80 domande su 100. L’impresa era difficile visto il carattere complesso dei quesiti. Potevano arrivarci quanti da 2 anni stavano studiando per la preparazione al concorso oppure quelli muniti di memoria di ferro che avessero passato il mese di settembre e la prima quindicina di ottobre in uno studio forsennato di domande e risposte. Quando il 12 ottobre si tenne la prova preselettiva molti candidati vi arrivarono scoraggiati. Su internet erano comparsi dei “simulatori di test” che molti avevano usato. Tanti sapevano che difficilmente avrebbero raggiunto la fatidica soglia degli 80.
La prova avvenne nella massima regolarità. I 100 minuti previsti erano pochi e impedivano scambi di informazioni tra candidati, uso di bigliettini e sotterfugi nei gabinetti della scuola. Dopo la prova, conoscendo la quantità parossistica di ricorsi che ormai sommerge tutti i concorsi pubblici, il ministero ha deciso di giocare la strada della massima efficienza e trasparenza. Le prove furono corrette in tempi rapidissimi e con una modalità sorprendente. I candidati potevano controllare attraverso internet le operazioni di scrutinio. Potevano guardare in faccia i commissari, osservare l’inserimento delle prove nei lettori ottici e potevano conoscere i risultati in tempo reale. Obiettivamente non so in quante parti al mondo vi sia stata una simile trasparenza.
Tuttavia i risultati pubblicati velocemente su internet ebbero l’effetto scatenante di una grande mole di ricorsi. Migliaia di candidati tentarono di essere ammessi agli scritti attraverso le sospensive del TAR, per poi sperare di essere ripescati tramite qualche marchingegno all’italiana. I motivi addotti dai ricorrenti erano tanti: dal tempo eccessivo, 4 ore, che aveva preceduto l’avvio della prova; alle dimensioni del libro allestito da Formez. Si era fatta largo, all’inizio, una convinzione: contestare le domande era difficile per tante ragioni:
· le domande e le risposte attenevano alle competenze tecniche delle commissioni;
· inoltre le domande erano conosciute in anticipo da tutti e quindi rientravano in una sorta di contratto tra commissione e candidati.
I ricorsi furono quasi tutti respinti e pochi ottennero la sospensiva per accedere agli scritti. Il MIUR inoltre per favorire l’inserimento in ruolo dal 1 settembre 2012, e per complicare la strada ai ricorrenti, mise il turbo. Il 14 e il 15 dicembre in tutte le regioni si tennero gli scritti. A quel punto la palla passò di mano agli Uffici Scolastici Regionali.
Occorre rilevare che gli USR alcuni errori, a mio giudizio, li fecero. Avrebbero potuto nominare in commissione Dirigenti Scolastici in quiescenza, quelli che erano andati in pensione da uno o due anni. Costoro avrebbero potuto lavorare celermente alla conclusione del concorso. Invece in commissione furono scelti, prevalentemente, dirigenti scolastici in servizio con il risultato che in molte regioni le correzioni avvenivano 2 giorni alla settimana. Insomma quello che avrebbe potuto concludersi in un mese si stava prolungando per 4 mesi dando fiato alle polemiche, ai ricorsi, ai TAR.
A gennaio poi è comparso, inaspettatamente, un giudizio del Consiglio di Stato che definisce alcune domande “obiettivamente erronee” . Una posizione davvero sorprendente. Tutti sanno che è molto difficile stabilire quando un quesito sia giusto o erroneo. Alla domanda “Chi ha scoperto l’America? Cristoforo Colombo, Dante, Zucchero o Mike Bongiorno” qualcuno potrebbe obiettare che nessuna risposta è giusta. Scavi e manoscritti ci dicono, infatti, che i Vichinghi giunsero in America 5 secoli primi di Cristoforo Colombo. Questa soggettività, insita in ogni domanda, lo è a maggior ragione quando i quesiti attengono a sfere complesse come l’ambito della psico – pedagogia, delle scienze sociali o del diritto. Inoltre quelle domande a me, che da tanti anni studio, paiono giustissime. E questo è il giudizio anche di molti tecnici del settore. In più sono state fornite in anticipo. A tutti i candidati. Con le risposte corrette.
Insomma a tutti sono state date pari opportunità.
Come finirà questo concorso? Difficile prevederlo. Quello che si sa è che migliaia di candidati, come il sottoscritto, hanno investito soldi per frequentare master, per accedere a corsi di preparazione in vista della preselezione e a corsi per gli scritti. Abbiamo comperato testi su cui studiare, libri con i quesiti, codici di diritto. Abbiamo studiato sodo per anni. Qualcuno ha chiesto persino l’aspettativa. Se tutto finisse in malo modo, chiederemmo tutti i danni all’amministrazione.
Ma aldilà di questo, quello che disgusta è la totale assenza di certezze. Questa incertezza del diritto, in base alla quale il 31 gennaio 2012 ancora non si sa se stiamo studiando per un concorso che sarà annullato, ha pesato duramente sui candidati, li ha logorati, vessati psicologicamente.
Spero che il TAR sappia che se dovesse accogliere questi ricorsi, in Italia non sarà MAI più possibile un concorso pubblico di grandi dimensioni perché sarebbe sottoposto a una pluralità di contestazioni, di attacchi e di ricorsi. E’ anche per questo che auspico che la giustizia sappia dire con limpidezza che gli esiti concorsuali si stabiliscono davanti alle commissioni, studiando, e non davanti alla magistratura. E’ per questo che mi auguro che questo concorso si concluda e che per un po’ di anni torni nella scuola la serenità e la voglia di riprendere a lavorare per i nostri studenti.
Silos Ignance