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25 Marzo 2011Mi ha colpito la singolare convergenza intellettuale di due persone che appaiono tra loro, per il resto, indubbiamente diverse, per non dire in contrasto, su molti altri aspetti.
Eppure, è possibile rileggere il senso religioso con le parole di Gardner e le intelligenze multiple con le parole di Don Giussani, come dimostrerò qui sotto.
IL SENSO RELIGIOSO CON LE PAROLE DI GARDNER
Riguardo le questioni fondamentali della vita, quelle che per Don Giussani costituiscono il substrato profondo di ogni uomo, dice Gardner nel corso di una intervista rilasciata a John Brockman:
“Ci sono domande a cui ogni essere umano è interessato fin dalla tenera età. Sono domande che i bambini fanno continuamente: “Chi sono, da dove vengo, di che cosa è fatto questo, che cosa mi capiterà, perché la gente fa la guerra, perché c’è l’odio? Esiste un potere superiore?” Domande di questo tipo, anche se i bambini di solito non le fanno con queste parole, sono presenti nei loro giochi, nelle loro storie, nelle favole che amano farsi raccontare.
Queste sono anche le domande che storicamente si sono poste la religione, la filosofia e la scienza. Ora se è importante per le persone porsi queste domande e ricorrere alla propria personale esperienza per darvi risposta, sarebbe però folle pensare che non si debba fare tesoro delle risposte che nel corso dei secoli altri hanno tentato di dare a quelle stesse domande.”
Don Giussani ne “Il senso religioso” , afferma che queste stesse domande, espresse magistralmente da Leopardi nella sua opera poetica, caratterizzano l’esistenza umana.
Una vulgata delle teorie di Gardner è che tutto quello che si fa, è comunque utile, perché concerne una o l’altra delle intelligenze multiple, di cui lui parla nei suoi testi. La centratura sulle domande essenziali dell’uomo, focalizza invece l’attenzione su ciò che è essenziale, poiché non ha senso fare scuola se non per soddisfare ad una domanda profonda che l’uomo ha dentro di sé, altrimenti è inutile. E questo non sono io a dirlo, ma Gardner, in quella stessa intervista, quando dice che “le discipline dovrebbero essere viste come il migliore strumento per dare risposte a quelle domande alle quali sono interessati gli esseri umani.”
Mi chiedo se abbiamo sempre questa preoccupazione, quando andiamo in classe a insegnare.
Mi chiedo se siamo in grado, o se abbiamo ancora la volontà, di arrivare a questo livello.
A cosa serve imbottire i nostri alunni di nozioni, costringerli a memorizzare quantità notevoli di informazioni, quando, come dice Gardner, “E’ improvvisamente diventato irrilevante che la gente memorizzi molte cose. Perché questo lo possono fare i computer e altri strumenti. Quando dico che bisogna capire la disciplina per poter affrontare le domande fondamentali, voglio dire che abbiamo bisogno di allenare i modi di pensare”.
Per leggere il testo integrale dell’intervista a Gardner, occorre andare sul sito dell’ADI (Associazione Docenti Italiani) qui sotto:
LE INTELLIGENZE MULTIPLE CON LE PAROLE DI DON GIUSSANI
C’è un modo miope e riduttivo di pensare, che immagina possa esserci un solo metodo per leggere la realtà, valido per tutti gli ambiti, in tutte le occasioni. Ad esempio, molti sostengono che il metodo logico-matematico sia applicabile sempre. Invece Gardner e Giussani, in questo, era arrivati a una comune conclusione: non c’è un solo metodo, non c’è una sola intelligenza che si mette in gioco nell’affronto della realtà. L’applicazione di un criterio, buono per un oggetto, ad un oggetto completamente diverso rappresenta una forzatura che porta a fraintendimenti e ottusità. Il metodo è dettato dall’oggetto, non può essere definito a priori, come afferma Don Giussani nella prima premessa al senso religioso (il realismo). Ci sono persone geniali per l’intelligenza logica o linguistica, altre, invece, per l’intelligenza interpersonale. Si possono quindi acquisire certezze matematiche con il metodo matematico, ma ci sono altri tipi di certezze che per essere acquisite hanno bisogno di un approccio diverso, il metodo della certezza morale.
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Come aiutare gli insegnanti, che pensano solo a riempire di nozioni gli studenti, a comprendere quanto detto sopra?