Linda De Benedictis
27 Gennaio 2019Mario Falanga
27 Gennaio 2019Il secolo XIV è un periodo di crisi di vario genere: agricole, mediche, politiche, demografiche e sociali
Il 1300 fu caratterizzato da una profonda crisi sociale, economica e demografica che colpì tutta l’Europa. Prima della crisi l’agricoltura era la base dell’economia, ma si arrivò al punto che la terra non produceva più per l’assenza di nuove tecnologie, terreni e anche perché la proprietà terriera rimanendo in mano ad una classe (latifondisti) poco produttiva non investì nulla. Iniziò così questa crisi che ebbe inizio non solo per questi motivi ma anche a causa del mutamento climatico avvenuto in Europa: l’aumento delle piogge e l’abbassamento della temperatura portarono ad una serie di crisi alimentari.
La popolazione, infatti, avendo già una dieta scadente, ne risentì e le conseguenze furono gravi, l’organismo subì un indebolimento e questo facilitò la diffusione d’epidemie che accompagnavano le carestie; la più grave di queste fu l’epidemia di peste del 1347.
La peste (batterio che si trasmette attraverso la pelliccia dei topi, che viaggiavano con le navi), era già presente in Europa dal 1300, ma attraverso le conquiste e gli scambi commerciali, il contagio si estese rapidamente in tutto il territorio europeo, causando un numero elevatissimo di decessi e portando alla morte circa 1/3 della popolazione globale. La medicina dell’epoca la riteneva una malattia dell’aria dovuta alle influenze astrali. La prevenzione della peste consisteva quindi in una purificazione del corpo (tramite salassi, purghe, diete) e dell’aria circostante. Gli uomini, sentendosi incapaci contro questa malattia che non conoscevano, fecero ricorso ad amuleti e sortilegi. Altri ritenevano gli ebrei colpevoli del contagio, in quanto ‘diversi per eccellenza: colpevoli di aver crocefisso Gesù, di praticare culti simili all’eresia, di esercitare il prestito a interesse e di affamare il popolo.
Questa crisi, portò anche alla scomparsa dei villaggi, perché i contadini avendo una richiesta minore di cereali, per la diminuzione della popolazione, non avevano più lavoro. Nelle città medievali cerano sempre più poveri a causa delle trasformazioni economiche nelle città e nelle campagne.
Ci fu quindi una diminuzione della crescita demografica. Tutto questo era dovuto, non solo per il cambiamento climatico, ma anche perché le tecniche agricole non erano migliorate e le carestie erano assai frequenti e anche le pessime condizioni igieniche non avevano aiutato sicuramente la situazione già critica. Le città erano malsane e umide, le case prive di servizi igienici, portando così a numerose epidemie non solo dovute all’alimentazione; oltre alla peste ci furono anche il tifo, colera, vaiolo, lebbra, scrofolosi, malaria. Le cause del crollo demografico furono la riduzione di manodopera, il costo del lavoro che aumentò e infine la riduzione della produzione e dei consumi.
La popolazione povera costituiva una minaccia per l’ordine pubblico, poiché i suoi comportamenti finivano spesso in rivolte. Nonostante tutte le pretese dei tributi non diminuirono e per questo motivo alla fine del 1300 si verificarono delle rivolte contadine che vennero duramente represse dai Signori. La maggior parte erano spesso represse nel sangue.
In Francia nel 1358 i contadini francesi si ribellarono alle devastazioni provocate dalla guerra dei 100 anni. Il capo dei rivoltosi era Guillaume Charles, chiamato Jacques Bonhomme, da cui il nome di Jacquerie dato alla rivolta. I contadini ebbero l’appoggio della lega dei mercanti di Parigi, Etienne Marcel. La rivolta fu furiosa ma breve e fu repressa da Carlo II di Navarra detto il Malvagio. A Firenze, invece, i lavoratori nelle botteghe erano retribuiti miseramente e le leggi vietavano loro di associarsi. I conflitti e le tensioni erano frequenti e la situazione peggiorò nel 1378, con la guerra degli 8 santi: i mercenari papali di Gregorio 11° avevano invaso il territorio di Firenze, e la città aveva risposto organizzando una lega di città toscane e invitando le città dello Stato Pontificio a ribellarsi. Il papa pose perciò il blocco economico a Firenze, la quale accettò perciò un trattato di pace (Pace di Tivoli), che prevedeva il pagamento di un indennizzo di 350.000 fiorini, che si tradussero in nuove imposte fiscali. In Inghilterra infine nel 1381 vi fu una rivolta nel Kent e nell’Essex, dovuta all’approvazione della poll-tax, un’imposizione personale sugli abitanti d’età superiore a 15 anni, per far fronte alle spese per la guerra dei 100 anni. In questa rivolta presero parte i contadini poveri, che richiedevano la confisca e la ridistribuzione delle terre della Chiesa e l’abolizione delle recinzioni e i contadini agiati, che chiedevano l’alleggerimento delle corvées e la diminuzione dei censi. Fu invasa la città di Canterbury e fu saccheggiato il palazzo arcivescovile. Molti nobili furono obbligati a rilasciare carte con cui i contadini erano liberati dai loro obblighi.
Nel 1381 fu occupata Londra, e il re Riccardo II accolse le richieste dei rivoltosi: ma appena la tensione si alleggerì, le truppe del re e dei nobili fecero strage dei rivoltosi più radicali.
di Elena