Orientamento all’università: 5 step per scegliere facoltà e corso di laure…
8 Luglio 2024Migliori pratiche per insegnare la prevenzione del plagio nelle scuole
18 Luglio 2024La saggezza popolare latina diceva: “Il pesce puzza dalla testa” per affermare che i primi responsabili di un fallimento sono i capi che detengono il potere decisionale. Questo proverbio, applicato al sistema scolastico, restituisce un’immagine desolante e sconosciuta.
Propongo quattro casi su cui riflettere.
Il Parlamento non conosce il significato di formazione.
La legge 107/2015, la cosiddetta Buona Scuola, elenca “gli obiettivi formativi ritenuti prioritari” e descrive i comportamenti che gli studenti devono manifestare per dimostrare il conseguimento del traguardo.
Più della metà delle indicazioni fornite è sbagliata come, ad esempio “Apertura pomeridiana delle scuole e riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario”.
Il Parlamento non conosce il sistema di regole in cui la scuola è immersa.
La Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge sulle competenze non cognitive, provvedimento attualmente all’esame da parte della 7a commissione permanente del Senato.
L’avvio di attività didattiche finalizzate allo sviluppo delle soft skills, è il suo oggetto. Si tratta di una sovrapposizione alle norme esistenti. Si pensi al Collegio dei docenti che “valuta periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati”, obiettivi educativi identici a quelli che il disegno di legge vuole introdurre.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito non conosce l’epistemologia.
La scheda di valutazione del colloquio di maturità prevede, tra gli aspetti da accertare, la “capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle tra loro”: si tratta dello sviluppo delle relazioni interdisciplinari previsto dall’ordinanza sugli esami. Tale approfondimento contrasta con l’insegnamento di Jean Piaget, epistemologo e riconosciuto padre del pensiero pedagogico, che affermava l’incommensurabilità delle conoscenze delle diverse discipline.
I dirigenti scolastici non sanno amministrare le scuole.
La cultura sistemica è entrata nell’ordinamento scolastico nel 1974, sovvertendone l’organizzazione. Il principio olistico, che afferma l’unitarietà della scuola, richiede il coordinamento di tutte le risorse per il conseguimento del fine istituzionale: la promozione di capacità e competenze. Di conseguenza il tradizionale primato delle singole materie deve essere abbandonato lasciando spazio alle responsabilità collegiali. La lettura delle convocazioni degli organi di governo della scuola e anche gli organigrammi visibili in rete non lasciano dubbi interpretativi.
Per sanare la situazione ho scritto al presidente del Senato che ha affidato alla VIIa commissione istruzione l’esame e il seguito delle petizioni:
- n° 799 – Revisione paragrafo 7 della legge 107/15;
- n° 854 – Piena applicazione del decreto legislativo 297/94;
- n° 887 – Piena applicazione del DPR 275/99;
- n° 903 – Modifica dei criteri di redazione dei tabelloni scolastici riportanti gli esiti di fine anno.