I cristiani e la cultura classica. Le componenti della cultura medievale
28 Dicembre 2019Primo canto Purgatorio vv 1-33
28 Dicembre 2019I versi finali del primo canto del Paradiso di Dante sono ricchi di significato e profondità filosofica.
Qui, Dante si trova a interrogarsi sulla natura del suo viaggio celeste e sulla dinamica che lo ha portato a trascendere i limiti fisici della Terra per ascendere verso il cielo. Questi versi segnano il passaggio dal mondo fisico a quello spirituale, e Beatrice, la guida di Dante, offre una spiegazione teologica e metafisica per chiarire i suoi dubbi.
Introduzione
Il primo canto del Paradiso è l’inizio del viaggio di Dante attraverso i cieli, guidato da Beatrice. Dopo aver lasciato la Terra, Dante si ritrova confuso e stupito dalla velocità e dalla leggerezza con cui sta ascendendo. Egli percepisce che il suo corpo sta superando le leggi fisiche che normalmente lo governano, come la gravità, e si chiede come ciò sia possibile. Beatrice interviene per dissipare i suoi dubbi e spiegare il nuovo ordine delle cose in cui ora si trova immerso.
Analisi
- “Ond’ella, che vedea me sì com’io, / a quïetarmi l’animo commosso, / pria ch’io a dimandar, la bocca aprio”: Beatrice, che può leggere i pensieri di Dante, interviene per placare la sua ansia e rispondere alle sue domande prima che egli le esprima verbalmente. Questo mostra la sua natura divina e la sua capacità di comprendere appieno lo stato d’animo di Dante.
- “Tu stesso ti fai grosso / col falso imaginar, sì che non vedi / ciò che vedresti se l’avessi scosso”: Beatrice accusa Dante di essere ancora legato a concezioni terrene e materiali, che gli impediscono di comprendere appieno la realtà del Paradiso. La “falsità” del suo immaginare deriva dal fatto che egli continua a pensare in termini fisici, applicando le leggi della Terra a una dimensione che le trascende.
- “Tu non se’ in terra, sì come tu credi; / ma folgore, fuggendo il proprio sito, / non corse come tu ch’ad esso riedi”: Qui Beatrice chiarisce che Dante non è più sulla Terra e che la rapidità del suo movimento verso il cielo è paragonabile a quella di un fulmine che ritorna al proprio luogo d’origine, sottolineando l’inevitabilità e la naturalezza del suo viaggio ascensionale.
- “S’io fui del primo dubbio disvestito / per le sorrise parolette brevi, / dentro ad un nuovo più fu’ inretito”: Dante, pur soddisfatto della spiegazione iniziale di Beatrice, si trova immediatamente avvolto da un nuovo dubbio, che dimostra la sua costante ricerca di comprensione nel suo viaggio spirituale.
- “Ond’ella, appresso d’un pïo sospiro, / li occhi drizzò ver’ me con quel sembiante / che madre fa sovra figlio deliro”: Beatrice si comporta come una madre affettuosa che cerca di calmare e rassicurare un figlio confuso, mostrando la sua compassione e pazienza nei confronti delle incertezze di Dante.
- “Le cose tutte quante / hanno ordine tra loro, e questo è forma / che l’universo a Dio fa simigliante”: Inizia qui una spiegazione profonda della struttura cosmica secondo Dante. Beatrice spiega che tutto nell’universo è ordinato secondo una gerarchia che riflette l’armonia divina. Questo ordine universale è ciò che rende l’universo simile a Dio, poiché rispecchia la perfezione e la volontà divina.
- “Qui veggion l’alte creature l’orma / de l’etterno valore, il qual è fine / al quale è fatta la toccata norma”: Gli angeli e le anime beate vedono in questo ordine l’impronta dell’eterno valore divino, che è il fine ultimo di tutte le cose. Questo introduce l’idea della teleologia, secondo cui tutto tende verso Dio come fine ultimo.
- “Ne l’ordine ch’io dico sono accline / tutte nature, per diverse sorti, / più al principio loro e men vicine”: Beatrice afferma che tutte le creature, secondo la loro natura, sono inclinate verso il loro principio (Dio), alcune più vicine, altre più lontane, a seconda del loro grado di perfezione.
- “onde si muovono a diversi porti / per lo gran mar de l’essere, e ciascuna / con istinto a lei dato che la porti”: Le creature si muovono verso i loro fini naturali, guidate da un “istinto” o inclinazione divina. Questo movimento attraverso il “gran mar de l’essere” rappresenta il viaggio della vita, in cui ogni creatura è diretta verso il suo scopo ultimo.
- “La provedenza, che cotanto assetta, / del suo lume fa ’l ciel sempre quïeto / nel qual si volge quel c’ ha maggior fretta”: La Provvidenza divina organizza l’universo in modo tale che tutto sia in perfetta armonia. I cieli, in particolare, si muovono con grande velocità ma senza confusione, guidati dalla luce divina.
- “e ora lì, come a sito decreto, / cen porta la virtù di quella corda / che ciò che scocca drizza in segno lieto”: Dante viene portato nel cielo dal potere di un “arco” che lo spinge verso Dio, simboleggiando la forza divina che guida tutte le creature verso il loro fine ultimo.
- “Vero è che, come forma non s’accorda / molte fïate a l’intenzion de l’arte, / perch’a risponder la materia è sorda”: Beatrice riconosce che, talvolta, le creature deviano dal loro cammino naturale, a causa della loro capacità di scegliere (libero arbitrio), ma questo non pregiudica l’ordine generale dell’universo.
- “così da questo corso si diparte / talor la creatura, c’ ha podere / di piegar, così pinta, in altra parte”: Le creature dotate di libero arbitrio possono deviare dal loro corso naturale, influenzate da desideri sbagliati o falsi piaceri.
- “Non dei più ammirar, se bene stimo, / lo tuo salir, se non come d’un rivo / se d’alto monte scende giuso ad imo”: Beatrice conclude spiegando che non c’è nulla di sorprendente nell’ascensione di Dante, poiché è naturale come il movimento di un fiume che scende da una montagna verso il basso.
- “Maraviglia sarebbe in te se, privo / d’impedimento, giù ti fossi assiso, / com’a terra quïete in foco vivo”. Il vero miracolo sarebbe se Dante, ora libero da tutti i legami, non si vibrasse in cielo
Testo di Dante
Ond’ella, che vedea me sì com’io,
a quïetarmi l’animo commosso,
pria ch’io a dimandar, la bocca aprio87
e cominciò: “Tu stesso ti fai grosso
col falso imaginar, sì che non vedi
ciò che vedresti se l’avessi scosso.90
Tu non se’ in terra, sì come tu credi;
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
non corse come tu ch’ad esso riedi”.93
S’io fui del primo dubbio disvestito
per le sorrise parolette brevi,
dentro ad un nuovo più fu’ inretito96
e dissi: “Già contento requïevi
di grande ammirazion; ma ora ammiro
com’io trascenda questi corpi levi”.99
Ond’ella, appresso d’un pïo sospiro,
li occhi drizzò ver’ me con quel sembiante
che madre fa sovra figlio deliro,102
e cominciò: “Le cose tutte quante
hanno ordine tra loro, e questo è forma
che l’universo a Dio fa simigliante.105
Qui veggion l’alte creature l’orma
de l’etterno valore, il qual è fine
al quale è fatta la toccata norma.108
Ne l’ordine ch’io dico sono accline
tutte nature, per diverse sorti,
più al principio loro e men vicine;111
onde si muovono a diversi porti
per lo gran mar de l’essere, e ciascuna
con istinto a lei dato che la porti.114
Questi ne porta il foco inver’ la luna;
questi ne’ cor mortali è permotore;
questi la terra in sé stringe e aduna;117
né pur le creature che son fore
d’intelligenza quest’arco saetta,
ma quelle c’ hanno intelletto e amore.120
La provedenza, che cotanto assetta,
del suo lume fa ’l ciel sempre quïeto
nel qual si volge quel c’ ha maggior fretta;123
e ora lì, come a sito decreto,
cen porta la virtù di quella corda
che ciò che scocca drizza in segno lieto.126
Vero è che, come forma non s’accorda
molte fïate a l’intenzion de l’arte,
perch’a risponder la materia è sorda,129
così da questo corso si diparte
talor la creatura, c’ ha podere
di piegar, così pinta, in altra parte;132
e sì come veder si può cadere
foco di nube, sì l’impeto primo
l’atterra torto da falso piacere.135
Non dei più ammirar, se bene stimo,
lo tuo salir, se non come d’un rivo
se d’alto monte scende giuso ad imo.138
Maraviglia sarebbe in te se, privo
d’impedimento, giù ti fossi assiso,
com’a terra quïete in foco vivo”.141
Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso.