Siena
27 Gennaio 2019Accoglienza
27 Gennaio 2019DDT
s.m. Ind. chim. Parola formata dalle iniziali di Dicloro- Difenil-Tricloroetano, potente insetticida organico.
Ottenuto per sintesi fin dal 1874 dallo svizzero O. Zeigler (Premio Nobel), dal 1942 il DDT venne prodotto industrialmente dalla Geigy. A causa della bassa tossicità per le specie a sangue caldo, dell’alta azione specifica e del basso costo, fu il primo prodotto di largo impiego contro moltissime specie di insetti che in alcuni casi distrusse radicalmente. Efficace contro le mosche, le zanzare, le pulci, i vermi delle frutta, la dorifora, ecc., venne adoperato in polvere, in soluzione e come aerosol. Fu largamente usato dall’esercito americano negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, in particolare in Italia per combattere un’epidemia di tifo petecchiale scoppiata a Napoli nel 1944 e per la completa distruzione degli anofele in Sardegna. L’impiego intensivo del DDT determinò la comparsa di stipiti DDT-resistenti negli insetti, specialmente nella mosca domestica. La sua azione fu quindi potenziata con altre sostanze organiche che agivano da sinergici. In seguito l’uso del DDT, considerato per lungo tempo il miglior insetticida mai scoperto, fu oggetto di un processo di revisione che portò i governi di molti paesi a vietarne o almeno limitarne l’impiego. E’ stato infatti accertato che, a causa della sua grande stabilità e persistenza, il DDT può diffondersi nell’ambiente e accumularsi nei vari anelli della catena alimentare, in particolare nei tessuti adiposi degli animali e dell’uomo. Il DDT è dotato di una tossicità acuta piuttosto bassa per gli animali a sangue caldo, tuttavia l’assunzione di 2,5 mg di DDT pro die può causare alterazioni epatiche e del metabolismo degli ormoni steroidi. La sua capacità di provocare il cancro è molto controversa e negata da molti studiosi, e non si devono comunque dimenticare gli enormi vantaggi che esso ha dato nella lotta contro i parassiti dell’uomo, permettendo l’eliminazione di numerose gravissime malattie, prima fra tutte la malaria, da intere regioni, specialmente nei paesi tropicali. Con decreto ministeriale 14 gennaio 1970 è stato, comunque, vietato l’uso di antiparassitari a base di DDT per trattamenti a cereali, leguminose da seme, foraggere, colture orticole e industriali, pesche, albicocche, ciliege, prugne e derrate immagazzinate. Con decreto ministeriale 11 ottobre 1978 l’impiego del DDT in agricoltura è stato totalmente vietato, così come in altri paesi. E’ rimasto invece d’uso corrente nei paesi tropicali, in cui contribuisce alla lotta contro il paludismo e la malattia del sonno.
Piómbo
s.m. (lat. plumbum). Metallo del 4º gruppo B del sistema periodico.
Petrolchimica
Il piombo tetraetile si ottiene per azione di una lega piombo-sodio sul cloruro di etile. E’ un antidetonante che, in piccole dosi, migliora la qualità dei carburanti per i motori a combustione interna. E’ però estremamente tossico; le dosi massime autorizzate sono dell’ordine di 0,5 g per litro di benzina, allo scopo di contenere la tossicità dei gas di scarico. Con tali quantità di piombo tetraetile l’aumento del numero di ottano è di 10-15 unità: la sensibilità al piombo tetraetile è in realtà tanto maggiore quanto più basso è il contenuto in zolfo e in olefine della benzina. In raffineria, per etilare le benzine si usa piombo tetraetile diluito in bromuro di etilene, miscela nota in commercio col nome di ethyl fluid. Oggi per ovviare l’inquinamento provocato dagli additivi di piombo all’ambiente naturale si producono le benzine verdi” che non contengono tali sostanze.
Medicina
L’azione tossica del piombo, legata essenzialmente alla capacità di flocculare le proteine e di legarsi coi fosfati, da luogo ad avvelenamenti acuti (relativamente rari) e cronici. I sintomi dell’avvelenamento acuto sono la sete vivissima, la secchezza delle fauci con gusto metallico persistente, coliche localizzate soprattutto all’epigastrio con diffusione verso la regione lombare e le cosce, la retrazione del ventre con stitichezza invincibile, i sudori freddi, la paralisi delle estremità inferiori, le convulsioni. I sintomi dell’avvelenamento cronico sono più modesti. Oltre alla colica, che conferisce al soggetto una facies sofferente tipica, si riscontra un orletto bluastro a livello del colletto gengivale, alito fetido, inappetenza, anemia di grado elevato, polso lento e piccolo, oltre a disturbi nervosi, dispnea (asma saturnina), depositi tofacei e deformazioni articolari che danno luogo alla gotta saturnina. Talvolta si hanno albuminuria, dovuta a nefrite interstiziale, e lesioni cerebrali più o meno gravi che determinano cefalea, delirio, convulsioni, attacchi apoplettiformi, coma.
La diagnosi biologica del saturnismo si basa sul dosaggio del piombo nel sangue, il cui tasso normale non deve sorpassare i 120 µg per litro, mentre nel saturnismo può salire fino a 500 µg; sul dosaggio del piombo nelle urine, la cui eliminazione normale non supera i 100 µg nelle 24 ore; sulla ricerca nello striscio di sangue periferico di globuli rossi a bersaglio, contenenti granulazioni basofile, caratteristiche del saturnismo; sulla ricerca di porfirine nelle urine o nelle feci (coproporfirine). Il trattamento del saturnismo esige, oltre all’allontanamento della causa responsabile, l’uso di colagoghi, i bagni sulfurei e soprattutto, specialmente nelle intossicazioni gravi, l’impiego di chelanti. Il saturnismo è compreso nella tabella delle malattie professionali, assicurate obbligatoriamente in Italia.
Mercurio
s.m. Chim. Metallo appartenente al 2° sottogruppo B del sistema periodico.
Il 29 luglio 1997, il governatore della prefettura di Kumamoto ha dichiarato sicuro per il consumo il livello di mercurio presente nei pesci e nei molluschi della Baia di Minamata. La dichiarazione del governatore ha consentito la completa rimozione della rete che era stata posta nello sforzo di limitare il diffondersi della malattia, nota come morbo di Minamata, causata dalle condizioni ambientali e che per 23 anni ha impedito al pesce della baia, inquinato dal mercurio, di entrare nel mare.
Il mercurio organico (un composto di metilmercurio) venne scaricato nella Baia di Minamata dall’impianto industriale Chisso Minamata, per più di 30 anni fino al 1966, contaminando persone e animali. I sintomi principali del morbo di Minamata (avvelenamento da mercurio organico) sono tremori (tremiti o brividi involontari), disturbi sensoriali agli arti, mancanza di coordinamento muscolare, disturbi della parola e del linguaggio, restringimento del campo visivo e perdita dell’ equilibrio. Tra l’agosto 1964 e il luglio 1965, anche nella parte inferiore del bacino del fiume Agano nella prefettura di Niigata si verificarono molti casi di persone che mostravano sintomi simili alle vittime del morbodi Minamata. Il morbo di Minamata nel 1968 ebbe il riconoscimento di malattia causata da inquinamento ambientale. Le vittime si appellarono alla Corte Distrettuale, all’Alta Corte ed alla Corte Suprema e l’ultima si pronunciò in loro favore. Quelli “non riconosciuti” come vittime della malattia di Minamata e che, malgrado tutto, richiedevano un risarcimento per essere trattati come tali, nel 1996 raggiunsero un accordo con il governo per una soluzione di massima dei loro casi: alle vittime “non riconosciute” cui furono riscontrati disordini sensoriali agli arti fu pagata una somma forfettaria. Tale risarcimento fu consesso a circa 10.000 persone delle prefetture di Kagoshima, Kumamoto e Niigata, compresi i deceduti.
Mercurio e piombo: circolazione, destino ed effetti sulla salute
Questi due elementi, negli ultimi venti anni, hanno catalizzato anche per motivi storici l’interesse dei responsabili della gestione dell’ambiente e della salute pubblica. Piombo e mercurio sono accomunati anche da altre caratteristiche ed è pertanto opportuno trattarli insieme.
Va in primo luogo ricordato che l’elevata tossicità dei composti del piombo, del mercurio e dell’arsenico era ben nota sin dall’antichità ed è stata spesso utilizzata per suicidi ed omicidi. Anche la caratteristica di questi tre elementi di provocare gravi avvelenamenti, persino con somministrazioni di dosi relativamente basse ripetute nel tempo, era ben nota.
In tempi più recenti eventi drammatici di diversa natura hanno riacutizzato l’attenzione degli esperti e della popolazione sulla tossicità dei piombo e del mercurio, mentre la problematica relativa ai possibili effetti avversi dell’arsenico ha subito un forte calo di interesse.
Il primo elemento è stato per un lungo periodo sinonimo di gravi malattie professionali dei lavoratori addetti alla preparazione di vernici a base di composti di piombo e alla fabbricazione di maioliche e ceramiche colorate con smalti al piombo. Mentre tutte queste cause di «avvelenamento» professionale venivano completamente rimosse in tutti i paesi avanzati, un’altra insidiosa minaccia dei composti del piombo si profilava all’orizzonte della ricerca tossicologica. Circa 20 anni fa i responsabili della salute pubblica venivano messi in allarme dalla notizia che l’ingestione anche di basse dosi di piombo poteva causare, se protratta nel tempo, turbe al sistema nervoso centrale. La popolazione a maggiore rischio risultava essere quella infantile sia per l’abitudine a portare alla bocca, e quindi in parte ingerire, qualsiasi oggetto a portata di mano, come pure per una maggiore sensibilità e gravità di eventuali danni al sistema nervoso centrale di organismi giovani.
Per quel che riguarda il mercurio, i disastri di Minamata (nella foto a sinistra si può vedere la baia di Minamata) negli anni cinquanta, e analoghe sciagure in Giappone e in altri paesi, avevano indicato che i composti di questo elemento rilasciati dalle attività umane possono avere effetti devastanti sulla salute umana. Una caratteristica di questi disastri aveva impressionato gli addetti ai lavori e tutte le persone sensibili a questa problematica: il rilascio incosciente, e di fatto incontrollato, di metilmercurio nella baia di Minamata aveva rivelato i suoi effetti perversi quando ormai erano stati provocati danni irreversibili alla salute di numerose persone, danni che in alcuni casi ne avevano addirittura causato la morte. Era questo un drammatico, eclatante esempio di come la contaminazione ambientale può anche essere segnalata solo dopo che sono stati causati danni irreparabili alla salute.
Quanto riportato, anche se in forma sintetica, può fornire una spiegazione dei fatto che questi due elementi siano stati quelli più studiati negli ultimi 20 anni. Fare un bilancio esauriente e obiettivo di ciò che le scienze ambientale e tossicologiche hanno maturato a seguito di queste azioni di ricerca intense ed estese non risulta però agevole in uno spazio limitato.
Per fornire un aggiornamento sufficientemente completo sulle conoscenze attuali relative alle modalità di circolazione in natura e ai possibili effetti indesiderati sulla salute umana di piombo e mercurio è necessario riesaminare brevemente i termini generali della vastissima problematica relativa alla loro circolazione in natura e ai possibili effetti sulla salute.
La corretta impostazione delle ricerche sulla distribuzione e circolazione degli elementi in traccia nell’ambiente – con il fine primario di valutare le variazioni antropiche e i loro possibili effetti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo – presuppone necessariamente una conoscenza esauriente dei livelli naturali, con le relative elevate variabilità spazio-temporali, che si hanno in condizioni indisturbate. Se non si dispone di queste informazioni è impossibile pervenire a qualsiasi valutazione attendibile sulle alterazioni indotte dalle attività umane e sui loro possibili effetti sulla salute. Bisogna infatti partire dal presupposto che le condizioni naturali indisturbate rappresentino la condizione ottimale per la sopravvivenza e lo sviluppo delle specie viventi, dato che nella loro lunga evoluzione deve essersi verificato un aggiustamento tra condizioni ambientali e sviluppo delle diverse specie.