Sebastian Salassi
27 Gennaio 2019Benito (Amilcare Andrea) Mussolini e il Fascismo
27 Gennaio 2019Testo tratt dal capitolo 2 del De brevitate vitae di Seneca
CAPITOLO II
1 Perché ci lamentiamo della natura? Ella si è comportata benignamente: la vita è lunga se la sai usare. Ma l’avidità insaziabile occupa uno, un affannarsi eccessivo in fatiche inutili occupa un altro, uno è ubriaco, un altro è paralizzato dalla pigrizia, un’ambizione sempre condizionata da opinioni altrui logora un altro, un sfrenato desiderio di commerciare conduce un altro per tutte le terre, per tutti i mari, con la speranza del guadagno; il desiderio di combattere tortura certuni, sempre intenti agli altrui pericoli o ansiosi per i propri, ci sono alcuni che il culto ingrato dei superiori logora in una volontaria schiavitù;
2 l’aspirazione a raggiungere le altrui fortune o il lamento per le proprie condiziona molti; Una leggerezza volubile, incostante e scontenta di sé ha gettato in progetti sempre nuovi i più che non si pongono una meta determinata; ad alcuni non piace nessuna meta verso cui dirigersi, ma la morte li coglie mentre infiacchiscono e sbadigliano: a tal punto che non dubito che siano vere le parole che sono state dette dal più grande dei poeti, come da un oracolo: – è esigua la parte di vita che noi viviamo.
3 In verità tutto il restante spazio non è vita , ma tempo. –
I vizi premono e incalzano da ogni parte e non consentono loro di rialzarsi e sollevare lo sguardo per vedere la verità , ma li tengono giù sprofondati e inchiodati al piacere. A quelli non è mai permesso rifugiarsi in se stessi; se talvolta per caso un qualche momento di quiete tocca loro, come in un mare profondo,nel quale anche dopo il vento c’è un moto ondoso, sono inquieti e mai il loro riposo è libero dai desideri.
4 Credi che io parli di costoro i cui mali sono sotto gli occhi di tutti? Guarda quelli alla quale felicità tutti accorrono: sono soffocati dai loro beni. Per quanti le ricchezze sono pesanti! Di quanti l’eloquenza e la quotidiana occupazione di ostentare il proprio ingegno cavano il sangue! Quanti sono pallidi per i continui piaceri! A quanti la folla dei clienti che saccalcano intorno non lascia un momento libero! Infine passa in rassegna tutti questi, dai più umili ai più potenti: questo chiede di essere assistito, questo assiste, quello rischia un processo, quello difende, quello giudica, nessuno rivendica sé a se stesso, ci si logora l’uno per l’altro. Chiedi di costoro i cui nomi si imparano a memoria, vedrai che si riconoscono per questi segni: quello è al seguito di quello, questo di quello, nessuno appartiene a se stesso.
5 Quindi l’indignazione di quelli è del tutto insensata: si lamentano della superbia dei superiori perché quando volevano udienza non hanno trovato tempo per loro! Oserà lamentarsi della superbia dei potenti chi non trova mai tempo per se stesso? Quello tuttavia , chiunque tu sia, pur con volto insolente ti ha guardato per un momento, quello ha porto le sue orecchie alle tue parole, quello ti ha accolto al suo fianco: tu non ti sei mai degnato di guardarti , di ascoltarti. Non è dunque il caso che tu imputi questi servigi a qualcuno, poiché in verità, facendo quelle cose, non volevi essere con un altro, ma non potevi stare con te stesso.