Siena
27 Gennaio 2019Accoglienza
27 Gennaio 2019Conclusione della Prima giornata del Decameron
Prima Giornata
Conclusione
Decameron di Giovanni Boccaccio
Già era il sole inchinato al vespro, e in gran parte il caldo diminuito, quando le novelle delle giovani donne e de’ tre giovani si trovarono esser finite. Per la qual cosa la loro reina piacevolmente disse:
– Omai, care compagne, niuna cosa resta più a fare al mio reggimento per la presente giornata, se non darvi reina nuova, la quale di quella che è a venire, secondo il suo giudicio, la sua vita e la nostra ad onesto diletto disponga; e quantunque il dì paia di qui alla notte durare, perciò che chi alquanto non prende di tempo avanti non pare che ben si possa provedere per l’avvenire, e acciò che quello che la reina nuova dilibererà esser per domattina opportuno si possa preparare, a questa ora giudico doversi le seguenti giornate incominciare. E perciò a reverenza di Colui a cui tutte le cose vivono e consolazione di noi, per questa seconda giornata Filomena, discretissima giovane, reina guiderà il nostro regno.
E così detto, in piè levatasi e trattasi la ghirlanda dello alloro, a lei reverente la mise; la quale essa prima e appresso tutte l’altre e i giovani similmente salutaron come reina e alla sua signoria piacevolmente s’offersero.
Filomena, alquanto per vergogna arrossata veggendosi coronata del regno e ricordandosi delle parole poco avanti dette da Pampinea, acciò che milensa non paresse, ripreso l’ardire, primieramente gli ufici dati da Pampinea riconfermò, e dispose quello che per la seguente mattina e per la futura cena fare si dovesse, quivi dimorando dove erano; e appresso così cominciò a parlare:
– Carissime compagne, quantunque Pampinea, per sua cortesia più che per mia virtù, m’abbia di voi tutti fatta reina, non sono io per ciò disposta nella forma del nostro vivere dovere solamente il mio giudicio seguire, ma col mio il vostro insieme; e acciò che quello che a me par di fare conosciate, e per consequente aggiugnere e menomar possiate a vostro piacere, con poche parole ve lo intendo di dimostrare. Se io ho ben riguardato alle maniere oggi da Pampinea tenute, egli me le pare avere parimente laudevoli e dilettevoli conosciute; e per ciò infino a tanto che elle, o per troppa continuanza o per altra cagione, non ci divenisser noiose, quelle non giudico da mutare.
Dato adunque ordine a quello che abbiamo già a fare cominciato, quinci levatici, alquanto n’andrem sollazzando, e come il sole sarà per andar sotto, ceneremo per lo fresco, e, dopo alcune canzonette e altri sollazzi, sarà ben fatto l’andarsi a dormire. Domattina, per lo fresco levatici, similmente in alcuna parte n’andremo sollazzando, come a ciascuno sarà più a grado di fare, e, come oggi avem fatto, così all’ora debita torneremo a mangiare, balleremo, e da dormire levatici, come oggi state siamo, qui al novellar torneremo, nel quale mi par grandissima parte di piacere e d’utilità similmente consistere.
E’il vero che quello che Pampinea non potè fare, per lo esser tardi eletta al reggimento, io il voglio cominciare a fare, cioè a ristrignere dentro ad alcun termine quello di che dobbiamo novellare e davanti mostrarlovi, acciò che ciascuno abbia spazio di poter pensare ad alcuna bella novella sopra la data proposta contare; la quale, quando questo vi piaccia, sia questa: che, con ciò sia cosa che dal principio del mondo gli uomini sieno stati da diversi casi della fortuna menati, e saranno infino alla fine, ciascun debba dire sopra questo: chi, da diverse cose infestato, sia, oltre alla sua speranza, riuscito a lieto fine.
Le donne e gli uomini parimente tutti questo ordine commendarono e quello dissero di seguire. Dioneo solamente, tutti gli altri tacendo già, disse:
– Madonna, come tutti questi altri hanno detto, così dico io sommamente esser piacevole e commendabile l’ordine dato da voi; ma di spezial grazia vi chieggio un dono, il quale voglio che mi sia confermato per infino a tanto che la nostra compagnia durerà, il quale è questo: che io a questa legge non sia costretto di dover dire novella secondo la proposta data, se io non vorrò, ma quale più di dire mi piacerà. E acciò che alcun non creda che io questa grazia voglia sì come uomo che delle novelle non abbia alle mani, infino da ora son contento d’esser sempre l’ultimo che ragioni.
La reina, la quale lui e sollazzevole uomo e festevole conoscea e ottimamente si avvisò questo lui non chiedere se non per dovere la brigata, se stanca fosse del ragionare, rallegrare con alcuna novella da ridere, col consentimento degli altri lietamente la grazia gli fece.
E da seder levatasi, verso un rivo d’acqua chiarissima, il quale d’una montagnetta discendeva in una valle ombrosa da molti arbori fra vive pietre e verdi erbette, con lento passo se n’andarono. Quivi, scalze e colle braccia nude per l’acqua andando, cominciarono a prendere vari diletti fra se’ medesime. E appressandosi l’ora della cena, verso il palagio tornatesi, con diletto cenarono.
Dopo la qual cena, fatti venir gli strumenti, comandò la reina che una danza fosse presa, e quella menando la Lauretta, Emilia cantasse una canzone, dal leuto di Dioneo aiutata. Per lo qual comandamento Lauretta prestamente prese una danza, e quella menò , cantando Emilia la seguente canzone amorosamente:
Io son sì vaga della mia bellezza,
che d’altro amor giammai
non curerò, né credo aver vaghezza.Io veggio in quella, ogn’ora ch’io mi specchio,
quel ben che fa contento lo ‘ntelletto,
né accidente nuovo o pensier vecchio
mi può privar di si caro diletto.
Qual altro dunque piacevole oggetto
potrei veder giammai,
che mi mettesse in cuor nuova vaghezza?Non fugge questo ben, qualor disio
di rimirarlo in mia consolazione;
anzi si fa incontro al piacer mio
tanto soave a sentir, che sermone
dir nol poria, ne prendere intenzione
d’alcun mortal giammai,
che non ardesse di cotal vaghezza.E io, che ciascun’ora più m’accendo,
quanto più fiso gli occhi tengo in esso,
tutta mi dono a lui, tutta mi rendo,
gustando già di ciò ch’el m’ha promesso,
e maggior gioia spero più da presso
sì fatta, che giammai
simil non si sentì qui di vaghezza.
Questa ballatetta finita, alla qual tutti lietamente aveano risposto, ancor che alcuni molto alle parole di quella pensar facesse, dopo alcune altre carolette fatte, essendo già una particella della brieve notte passata, piacque alla reina di dar fine alla prima giornata; e, fatti i torchi accendere, comandò che ciascuno infino alla seguente mattina s’andasse a riposare; per che ciascuno, alla sua camera tornatosi, così fece.
Finisce la prima giornata del Decameron
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