Siena
27 Gennaio 2019Accoglienza
27 Gennaio 2019
Giovanni Boccaccio
Quarta Giornata
Novella Ottava
Girolamo ama la Salvestra; va, costretto da’prieghi della madre, a Parigi; torna e truovala maritata; entrale di nascoso in casa e muorle allato; e portato in una chiesa, nuore la Salvestra allato a lui.
Aveva la novella d’Emilia il fine suo, quando per comandamento del re Neifile così cominciò.
Alcuni al mio giudicio, valorose donne, sono, li quali più che l’altre genti si credon sapere, e sanno meno; e per questo non solamente a’consigli degli uomini, ma ancora contra la natura delle cose presummono d’opporre il senno loro; della quale presunzione già grandissimi mali sono avvenuti e alcun bene non se ne vide giammai. E per ciò che tra l’altre naturali cose quella che meno riceve consiglio o operazione in contrario è amore, la cui natura è tale che più tosto per sé medesimo consumar si può che per avvedimento alcuno tor via, m’è venuto nello animo di narrarvi una novella d’una donna la quale, mentre che ella cercò d’esser più savia che a lei non si apparteneva e che non era e ancora che non sosteneva la cosa in che studiava mostrare il senno suo, credendo dello innamorato cuore trarre amore, il quale forse v’avevano messo le stelle, pervenne a cacciare ad una ora amore e l’anima del corpo al figliuolo.
Fu adunque nella nostra città, secondo che gli antichi raccontano, un grandissimo mercatante e ricco, il cui nome fu Leonardo Sighieri, il quale d’una sua donna un figliuolo ebbe chiamato Girolamo, appresso la natività del quale, acconci i suoi fatti ordinatamente, passò di questa vita. I tutori del fanciullo, insieme con la madre di lui, bene e lealmente le sue cose guidarono.
Il fanciullo crescendo co’fanciulli degli altri suoi vicini, più che con alcuno altro della contrada con una fanciulla del tempo suo, figliuola d’un sarto, si dimesticò. E venendo più crescendo l’età, l’usanza si convertì in amore tanto e sì fiero, che Girolamo non sentiva ben se non tanto quanto costei vedeva; e certo ella non amava men lui che da lui amata fosse.
La madre del fanciullo, di ciò avvedutasi, molte volte ne gli disse male e nel gastigò. E appresso co’tutori di lui, non potendosene Girolamo rimanere, se ne dolfe; e come colei che si credeva per la gran ricchezza del figliuolo fare del pruno un mel rancio, disse loro:
– Questo nostro fanciullo, il quale appena ancora non ha quattordici anni, è sì innamorato d’una figliuola d’un sarto nostro vicino, che ha nome la Salvestra, che, se noi dinanzi non gliele leviamo, per avventura egli la si prenderà un giorno, senza che alcuno il sappia, per moglie, e io non sarò mai poscia lieta; o egli si consumerà per lei se ad altri la vedrà maritare; e per ciò mi parrebbe che, per fuggir questo, voi il doveste in alcuna parte mandare lontano di qui ne’servigi del fondaco; per ciò che, dilungandosi da veder costei, ella gli uscirà dello animo e potrengli poscia dare alcuna giovane ben nata per moglie.
I tutori dissero che la donna parlava bene e che essi ciò farebbero al lor potere; e fattosi chiamare il fanciullo nel fondaco, gl’incominciò l’uno a dire assai amorevolmente:
– Figliuol mio, tu se’oggimai grandicello; egli è ben fatto che tu incominci tu medesimo a vedere de’fatti tuoi; per che noi ci contenteremmo molto che tu andassi a stare a Parigi alquanto, dove gran parte della tua ricchezza vedrai come si traffica, senza che tu diventerai molto migliore e più costumato e più da bene là che qui non faresti, veggendo quei signori e quei baroni e que’gentili uomini che vi sono assai e de’lor costumi apprendendo; poi te ne potrai qui venire.
Il garzone ascoltò diligentemente e in brieve rispose niente volerne fare, per ciò che egli credeva così bene come un altro potersi stare a Firenze. I valenti uomini, udendo questo, ancora con più parole il riprovarono; ma, non potendo trarne altra risposta, alla madre il dissero. La quale fieramente di ciò adirata, non del non volere egli andare a Parigi, ma del suo innamoramento, gli disse una gran villania; e poi, con dolci parole raumiliandolo, lo ‘ncominciò a lusingare e a pregare dolcemente che gli dovesse piacere di far quello che volevano i suoi tutori; e tanto gli seppe dire che egli acconsentì di dovervi andare a stare uno anno e non più; e così fu fatto.
Andato adunque Girolamo a Parigi fieramente innamorato, d’oggi in domane ne verrai, vi fu due anni tenuto. Donde più innamorato che mai tornatosene, trovò la sua Salvestra maritata ad un buon giovane che faceva le trabacche, di che egli fu oltre misura dolente. Ma pur, veggendo che altro esser non poteva, s’ingegnò di darsene pace; e spiato là dove ella stesse a casa, secondo l’usanza de’giovani innamorati incominciò a passare davanti a lei, credendo che ella non avesse lui dimenticato, se non come egli aveva lei. Ma l’opera stava in altra guisa; ella non si ricordava di lui se non come se mai non lo avesse veduto; e, se pure alcuna cosa se ne ricordava, sì mostrava il contrario. Di che in assai piccolo spazio di tempo il giovane s’accorse, e non senza suo grandissimo dolore. Ma nondimeno ogni cosa faceva che poteva, per rientrarle nello animo; ma niente parendogli adoperare, si dispose, se morir ne dovesse, di parlarle esso stesso.
E da alcuno vicino informatosi come la casa di lei stesse, una sera che a vegghiare erano ella e ‘l marito andati con lor vicini, nascosamente dentro v’entrò, e nella camera di lei dietro a teli di trabacche che tesi v’erano si nascose, e tanto aspettò che, tornati costoro e andatisene al letto, sentì il marito di lei addormentato, e là se n’andò dove veduto aveva che la Salvestra coricata s’era, e postale la sua mano sopra il petto, pianamente disse:
– O anima mia, dormi tu ancora?
La giovane, che non dormiva, volle gridare, ma il giovane prestamente disse:
– Per Dio, non gridare, ché io sono il tuo Girolamo.
Il che udendo costei, tutta tremante disse:
– Deh, per Dio, Girolamo, vattene; egli è passato quel tempo che alla nostra fanciullezza non si disdisse l’essere innamorati; io sono, come tu vedi, maritata; per la qual cosa più non sta bene a me d’attendere ad altro uomo che al mio marito; per che io ti priego per solo Iddio che tu te ne vada; ché se mio marito ti sentisse, pogniamo che altro male non ne seguisse, sì ne seguirebbe che mai in pace né in riposo con lui viver potrei, dove ora amata da lui in bene e in tranquillità con lui mi dimoro.
Il giovane, udendo queste parole, sentì noioso dolore; e ricordatole il passato tempo e ‘l suo amore mai per distanzia non menomato, e molti prieghi e promesse grandissime mescolate, niuna cosa ottenne.
Per che, disideroso di morire, ultimamente la pregò che in merito di tanto amore ella sofferisse che egli allato a lei si coricasse, tanto che alquanto riscaldar si potesse, ché era agghiacciato aspettandola; promettendole che né le direbbe alcuna cosa né la toccherebbe e, come un poco riscaldato fosse, se n’andrebbe.
La Salvestra, avendo un poco compassion di lui, con le condizioni date da lui il concedette. Coricossi adunque il giovine allato a lei senza toccarla; e raccolto in un pensiere il lungo amor portatole e la presente durezza di lei e la perduta speranza, diliberò di più non vivere; e ristretti in sé gli spiriti, senza alcun motto fare, chiuse le pugna, allato a lei si morì. E dopo alquanto spazio la giovane maravigliandosi della sua contenenza, temendo non il maritò si svegliasse, cominciò a dire:
– Deh, Girolamo, ché non te ne vai tu?
Ma non sentendosi rispondere, pensò lui essere addormentato; per che, stesa oltre la mano acciò che si svegliasse, il cominciò a tentare, e toccandolo il trovò come ghiaccio freddo, di che ella si maravigliò forte; e toccandolo con più forza e sentendo che egli non si movea, dopo più ritoccarlo cognobbe che egli era morto; di che oltre modo dolente, stette gran pezza senza saper che farsi. Alla fine prese consiglio di volere in altrui persona tentar quello che il marito dicesse da farne; e destatolo, quello che presenzialmente a lei avvenuto era, disse essere ad un’altra intervenuto, e poi il domandò, se a lei avvenisse, che consiglio ne prenderebbe.
Il buono uomo rispose che a lui parrebbe che colui che morto fosse si dovesse chetamente riportare a casa sua e quivi lasciarlo, senza alcuna malavoglienza alla donna portarne, la quale fallato non gli pareva ch’avesse.
Allora la giovane disse:
– E così convien fare a noi – ; e presagli la mano, gli fece toccare il morto giovane.
Di che egli tutto smarrito si levò su e, acceso un lume, senza entrare colla moglie in altre novelle, il morto corpo de’suoi panni medesimi rivestito e senza alcuno indugio, aiutandolo la sua innocenzia, levatoselo in su le spalle, alla porta della casa di lui nel portò e quivi il pose e lasciollo stare.
E venuto il giorno, e veduto costui davanti all’uscio suo morto, fu fatto il romor grande, e spezialmente dalla madre; e cerco per tutto e riguardato, e non trovatoglisi né piaga né percossa alcuna, per li medici generalmente fu creduto lui di dolore esser morto così come era. Fu adunque questo corpo portato in una chiesa, e quivi venne la dolorosa madre con molte altre donne parenti e vicine, e sopra lui cominciarono dirottamente, secondo l’usanza nostra, a piagnere e a dolersi.
E mentre il corrotto grandissimo si facea, il buono uomo, in casa cui morto era, disse alla Salvestra:
– Deh ponti alcun mantello in capo e va a quella chiesa dove Girolamo è stato recato e mettiti tra le donne, e ascolterai quello che di questo fatto si ragiona, e io farò il simigliante tra gli uomini, acciò che noi sentiamo se alcuna cosa contro a noi si dicesse.
Alla giovane, che tardi era divenuta pietosa, piacque, sì come a colei che morto disiderava di veder colui a cui vivo non avea voluto d’un sol bacio piacere, e andovvi.
Maravigliosa cosa è a pensare quanto sieno difficili ad investigare le forze d’Amore! Quel cuore, il quale la lieta fortuna di Girolamo non aveva potuto aprire, la miseria l’aperse, e l’antiche fiamme risuscitatevi tutte subitamente mutò in tanta pietà , come ella il viso morto vide, che sotto ‘l mantel chiusa, tra donna e donna mettendosi, non ristette prima che al corpo fu pervenuta; e quivi, mandato fuori uno altissimo strido, sopra il morto giovane si gittò col suo viso, il quale non bagnò di molte lagrime, per ciò che prima nol toccò che, come al giovane il dolore la vita aveva tolta, così a costei tolse.
Ma poi che, riconfortandola le donne e dicendole che su si levasse alquanto, non conoscendola ancora, e poi che ella non si levava, levar volendola e immobile trovandola, pur sollevandola, ad una ora lei esser la Salvestra e morta conobbero. Di che tutte le donne che quivi erano, vinte da doppia pietà , ricominciarono il pianto assai maggiore.
Sparsesi fuor della chiesa tra gli uomini la novella, la quale pervenuta agli orecchi del marito di lei, che tra loro era, senza ascoltare consolazione o conforto da alcuno, per lungo spazio pianse. E poi ad assai di quegli che v’erano raccontata la istoria stata la notte di questo giovane e della moglie, manifestamente per tutti si seppe la cagione della morte di ciascuno, il che a tutti dolfe.
Presa adunque la morta giovane e lei così ornata come s’acconciano i corpi morti, sopra quel medesimo letto allato al giovane la posero a giacere, e quivi lungamente pianta, in una medesima sepoltura furono sepelliti amenduni; e loro, li quali Amor vivi non aveva potuto congiugnere, la morte congiunse con inseparabile compagnia.
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