IL TEMPO
27 Gennaio 2019L’infinito in Luzi
27 Gennaio 2019
LATINO
Dialettica nella retorica (opere di Quintiliano e Tacito sulla oratoria)
ITALIANO
· Dialettica nei dialoghi di Leopardi Operette morali
Questa raccolta contiene ventiquattro operette che trattano differenti temi, dal rapporto uomo-natura alla constatazione che l’unica realtà è la morte, dal tenersi lontano dalla noia, fino al suicidio.
La forma prevalente delle operette è il dialogo, molto usato nell’antica filosofia greca per argomentare; in questa raccolta il metodo dialettico è utilizzato per mettere a confronto posizioni differenti riguardo ad un medesimo argomento (non sempre vi è la sintesi, cioè la soluzione).
Nel Dialogo di Plotino e di Porfirio” (composto nel 1827 e pubblicato postumo nell’edizione Le monnier del 1845) il tema del suicidio viene affrontato da Leopardi secondo un procedimento dialettico. Il punto iniziale del dialogo tra i due filosofi è la medesima considerazione della vita; poi si procede ad una analisi sulla liceità del suicidio.
Porfirio ritiene che linclinazione al suicidio proceda da un fastidio della vita e che il dolore sia vano, a differenza della noia. L’uomo è continuamente flagellato dalla natura, dal fato e dalla fortuna. Sostiene che il solo pensiero di potersi sottrarre a questa condizione infelice sia di conforto. Procede ad un paragone tra l’uomo primitivo, che non si procacciava volontariamente la morte e non la desiderava, e l’uomo del suo tempo, il quale, nella ricerca continua di progresso, aspira al maggior bene dell’uomo, la morte.
Plotino sostiene che il suicidio non sia lecito, poiché l’uomo tende a sopravvivere; esso è un atto contro natura, in quanto tutto l’ordine delle cose sarebbe sovvertito, se quelle si distruggessero da se stesse”. Il suicidio arreca dolore alle persone che ci circondano: l’unica soluzione nella vita è la reciproca compagnia, il rapporto fraterno e solidale che si instaura tra gli uomini. Il pensiero di Plotino si conclude don l’idea che , al sopraggiungere della morte, coloro i quali abbiano vissuto in modo fraterno non si dorranno e saranno ricordati positivamente dai familiari e dagli amici.
(leggi anche, al proposito, il dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggere)
· Dialettica nel romanzo Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello
Pirandello critica il determinismo scientifico e la pretesa di una conoscenza totale della realtà: sostiene che ciò che noi percepiamo è la forma, non la vita reale. Per questo ciò che sostengo essere un oggetto, in realtà non corrisponde a qualcosa in continuo divenire: anche la vita deve sottostare a questo inarrestabile movimento, privo di regole in quanto dominato dalla casualità. Il fluire dell’oggetto implica l’impossibilità di conoscere e quindi di definire un vero”, poiché la materia analizzata sfugge. Pirandello ritiene la conoscenza soggettiva (relativismo gnoseologico): l’io, nel tentativo di conoscere, prende atto della mancanza di un oggetto.
Il relativismo si manifesta nella realtà e nel rapporto tra io e sé. Lio percepisce l’immagine di noi stessi che vogliamo comunicarci: esso si frammenta a causa della molteplicità di visioni della persona sia da parte di essa stessa (per ogni situazione si indossa una maschera” differente) sia da parte del modo circostante. Sul piano esistenziale si genera un senso di smarrimento, espresso dal protagonista del romanzo Uno, nessuno e centomila : le certezze di Vitangelo Mostarda cadono quando la moglie lo pone davanti ad un fatto noto a tutti, ma da lui ignorato. Il non essersi mai accorto della pendenza a destra del suo naso fa riflettere a lungo il protagonista: la sua diventa quasi unossessione, una continua ricerca di conferme negli amici, i quali sono consapevoli di questo difetto estetico di Mostarda; tale rivelazione lo porta a vedere una parte di sé fino a quel momento ignorata e gli fa scoprire l’infinita varietà con le quali ognuno appare agli altri. Vitangelo si spinge contro la logica corrente, compiendo atti assurdi e contraddittori: chiude la banca che gestisce attirandosi le ire della moglie e dei soci. Dopo aver rinunciato ai suoi beni, spesi in opere di carità, si trova a vivere in solitudine: tutti questi atti vengono vissuti come una rinuncia alle maschere e ai doveri che la vita sociale impone, come una rinuncia ad un’identità, come un’aspirazione a d una vita senza passato e futuro.
FILOSOFIA
· Hegel risolve la contrapposizione dialettica fra tesi e antitesi con un elemento capace di riunire questi due fattori differenti: la sintesi
· La destra hegeliana, fedele al maestro, ritiene lo Stato prussiano il vertice politico e il cristianesimo religione razionale”. Lo stesso dogma della Trinità è una manifestazione della dialettica triadica del sistema hegeliano
· Per la sinistra hegeliana è impossibile fermare un processo dialettico, quindi i processi veri sono quelli rivoluzionari, perché permettono il movimento triadico
· Marx riprende la dialettica, applicandola alla sua analisi storica, basata sulla lotta di classe: alla borghesia (tesi) si contrappone il proletariato (antitesi). Nella sintesi, invece della soluzione, si avrà l’eliminazione, per mezzo della rivoluzione proletaria, della tesi.
· Kierkegaard pone la propria attenzione sulla molteplicità di situazioni offerte dalla vita, imponendo ad esse un AUT AUT. Possiamo notare una sorta di triade dialettica quando Kierkegaard analizza le tre tipologie di vita:
vita estetica (Don Giovanni prova angoscia perché il suo desiderio non è colmato da
alcun oggetto finito; vita etica (l’assessore Guglielmo prova disperazione perché la legge infinita non riesce ad applicarsi al mondo regolato dalla finitezza); vita religiosa (Abramo vive l’angoscia , causata dalla moltitudine di domande che Dio gli porrà, e la disperazione, poiché la fede viene da Dio, che rappresenta l’infinito).
SCIENZE
Confronto dialettico fra le teorie sulla origine dell’universo
FISICA
Confronto dialettico sulla luce: dalla natura corpuscolare all’idea dell’onda elettromagnetica, fino alla scoperta della doppia natura della luce