Atuttascuoladuepuntozero è a impatto zero (fa anche rima)
11 Maggio 2012Domande Orali Concorso Dirigenti – di Luigi Gaudio
11 Maggio 2012
Il tempo che
abbiamo vissuto negli ultimi 20/25 anni è stato attraversato da una rivoluzione
silenziosa che ha inciso in modo molto profondo nel cuore della società. Essa
si è sviluppata lentamente ma in modo continuo, costante e quasi subdolo
investendo tutte le attività umane tra cui anche quelle di carattere artistico.
Mi riferisco, in modo particolare, alla “rivoluzione
informatica” che, per le sue caratteristiche di immaterialità e
a-spazialità, è stata in grado di penetrare in ogni dove spesso senza che ce ne
accorgessimo.
abbiamo vissuto negli ultimi 20/25 anni è stato attraversato da una rivoluzione
silenziosa che ha inciso in modo molto profondo nel cuore della società. Essa
si è sviluppata lentamente ma in modo continuo, costante e quasi subdolo
investendo tutte le attività umane tra cui anche quelle di carattere artistico.
Mi riferisco, in modo particolare, alla “rivoluzione
informatica” che, per le sue caratteristiche di immaterialità e
a-spazialità, è stata in grado di penetrare in ogni dove spesso senza che ce ne
accorgessimo.
Nel corso
della mia attività didattica durante le lezioni ho ricordato agli studenti, in
varie occasioni, di quando negli anni ’50 del secolo scorso i disegni venivano
prima fatti a matita e poi fissati ad inchiostro sul foglio da disegno mediante
un terribile strumento: il “tiralinee” narrando
ogni volta di quanti disegni con macchie indelebili d’inchiostro ho fatto prima di riuscire ad
acquisire abilità nell’uso dello strumento. Dagli anni ’60 in poi si è passati
all’uso del “graphos” altro strumento terribile costituito da un’asticciola
cava, con funzione di serbatoio dell’inchiostro, in testa alla quale venivano
inseriti pennini (una specie di minicoltellino costituito da due lame
sovrapposte e ruotanti l’una sull’altra) intercambiabili a spessore definito. In
seguito, sul finire degli anni ’60, si passò all’uso del “rapidograf” ; questa
era una penna con punta metallica di forma cilindrica e spessore definito il
cui corpo fungeva da serbatoio per l’inchiostro. Per un uso corretto di questi
strumenti era necessario acquisire una tecnica grafica specifica per evitare
macchie o sbavature d’inchiostro che potevano danneggiare l’elaborato grafico
in modo irreparabile.
della mia attività didattica durante le lezioni ho ricordato agli studenti, in
varie occasioni, di quando negli anni ’50 del secolo scorso i disegni venivano
prima fatti a matita e poi fissati ad inchiostro sul foglio da disegno mediante
un terribile strumento: il “tiralinee” narrando
ogni volta di quanti disegni con macchie indelebili d’inchiostro ho fatto prima di riuscire ad
acquisire abilità nell’uso dello strumento. Dagli anni ’60 in poi si è passati
all’uso del “graphos” altro strumento terribile costituito da un’asticciola
cava, con funzione di serbatoio dell’inchiostro, in testa alla quale venivano
inseriti pennini (una specie di minicoltellino costituito da due lame
sovrapposte e ruotanti l’una sull’altra) intercambiabili a spessore definito. In
seguito, sul finire degli anni ’60, si passò all’uso del “rapidograf” ; questa
era una penna con punta metallica di forma cilindrica e spessore definito il
cui corpo fungeva da serbatoio per l’inchiostro. Per un uso corretto di questi
strumenti era necessario acquisire una tecnica grafica specifica per evitare
macchie o sbavature d’inchiostro che potevano danneggiare l’elaborato grafico
in modo irreparabile.
Il disegno
era, allora, una manifestazione diretta e immediata sul foglio da disegno sia
nel momento creativo a matita sia nel momento del fissaggio ad inchiostro. La
manifestazione grafica, inoltre, faceva uso di materiali e strumenti diversi
quali: matite, pastelli, chine colorate, retini colorati, normografi per le
scritte, retini pregrafati, tiralinee, graphos, compassi, balaustrini, squadre,
righe, china nera, goniometro, ecc.
era, allora, una manifestazione diretta e immediata sul foglio da disegno sia
nel momento creativo a matita sia nel momento del fissaggio ad inchiostro. La
manifestazione grafica, inoltre, faceva uso di materiali e strumenti diversi
quali: matite, pastelli, chine colorate, retini colorati, normografi per le
scritte, retini pregrafati, tiralinee, graphos, compassi, balaustrini, squadre,
righe, china nera, goniometro, ecc.
Questo tipo
di disegno, come espressione immediata, può essere paragonato ad un “monologo interiore” del disegnatore che,
per manifestarsi, si proietta in modo continuo sul prodotto di base che può
essere: carta, legno, intonaco, stoffa, marmo, ecc.
di disegno, come espressione immediata, può essere paragonato ad un “monologo interiore” del disegnatore che,
per manifestarsi, si proietta in modo continuo sul prodotto di base che può
essere: carta, legno, intonaco, stoffa, marmo, ecc.
Negli ultimi
20/25 anni si è affermata sempre più la rivoluzione informatica investendo ogni
campo dell’operare e tra questi anche il campo del disegno. Mi riferisco, in
particolare, ai programmi di CAD che, dalla metà degli anni ’80, sono diventati
sempre più potenti, più completi e più veloci nella resa grafica generando
immagini sempre più realistiche e in grado di simulare oggetti, forme e spazi
nei contesti e nelle situazioni più diverse.
20/25 anni si è affermata sempre più la rivoluzione informatica investendo ogni
campo dell’operare e tra questi anche il campo del disegno. Mi riferisco, in
particolare, ai programmi di CAD che, dalla metà degli anni ’80, sono diventati
sempre più potenti, più completi e più veloci nella resa grafica generando
immagini sempre più realistiche e in grado di simulare oggetti, forme e spazi
nei contesti e nelle situazioni più diverse.
Con
l’affermarsi di questa nuova disciplina, -l’informatica- l’abbattimento dei
costi della strumentazione, l’ampliamento del numero degli utenti e
l’inserimento del suo insegnamento nei programmi scolastici si è venuta a
formare quella generazione di persone denominate “nativi digitali” , persone
nate e cresciute con le tecnologie digitali. Per questi la comunicazione
grafica immediata non è più valida perché la stessa, nel nostro tempo, è
mediata dello strumento informatico che è in grado di dare concretezza alla
cosiddetta “convergenza digitale”
mediante la quale parole, immagini, suoni, colori, staticità, dinamismo,
spazio, tempo, reale e virtuale, astratto e concreto, ecc. trovano completo e
totale spazio espressivo. Tutte queste caratteristiche diventano convergenti
sul video grazie a quell’operare con un unico dispositivo e su un unico
strumento pur in presenza di cose solitamente diverse e distinte. Lo schermo,
infatti, diventa il luogo della rappresentazione che, oltre ad estendersi di là
della videata può essere bianco, nero o colorato. Il pensiero dell’operatore,
inoltre, mediante il mouse, penna grafica o altro dispositivo diventa, di volta
in volta, con il supporto di specifici programmi, squadra, compasso, riga,
matita, pennarello, gomma, retino, goniometro, normografo, ecc. ecc. Di
conseguenza lo sviluppo dell’informatica attuando la “convergenza digitale” ha
fatto sì che il disegno non sia più una manifestazione grafica immediata ma una
“comunicazione mediata” dallo
strumento informatico.
l’affermarsi di questa nuova disciplina, -l’informatica- l’abbattimento dei
costi della strumentazione, l’ampliamento del numero degli utenti e
l’inserimento del suo insegnamento nei programmi scolastici si è venuta a
formare quella generazione di persone denominate “nativi digitali” , persone
nate e cresciute con le tecnologie digitali. Per questi la comunicazione
grafica immediata non è più valida perché la stessa, nel nostro tempo, è
mediata dello strumento informatico che è in grado di dare concretezza alla
cosiddetta “convergenza digitale”
mediante la quale parole, immagini, suoni, colori, staticità, dinamismo,
spazio, tempo, reale e virtuale, astratto e concreto, ecc. trovano completo e
totale spazio espressivo. Tutte queste caratteristiche diventano convergenti
sul video grazie a quell’operare con un unico dispositivo e su un unico
strumento pur in presenza di cose solitamente diverse e distinte. Lo schermo,
infatti, diventa il luogo della rappresentazione che, oltre ad estendersi di là
della videata può essere bianco, nero o colorato. Il pensiero dell’operatore,
inoltre, mediante il mouse, penna grafica o altro dispositivo diventa, di volta
in volta, con il supporto di specifici programmi, squadra, compasso, riga,
matita, pennarello, gomma, retino, goniometro, normografo, ecc. ecc. Di
conseguenza lo sviluppo dell’informatica attuando la “convergenza digitale” ha
fatto sì che il disegno non sia più una manifestazione grafica immediata ma una
“comunicazione mediata” dallo
strumento informatico.
Ecco,
quindi, che il disegno assistito dal computer essendo diventato una
“comunicazione mediata” deve essere considerato come un “colloquio” – e non più un monologo- tra l’operatore e la macchina
con la quale interagire mediante conoscenze specifiche sia della disciplina sia
dello strumento mediatore. Essendo il disegno non più una comunicazione
immediata ma mediata è necessario che gli elementi geometrici, le leggi, le
regole si trasformino in sequenze di operazioni grafiche e, quindi, in “algoritmi grafici” . Mediante essi si
può definire una “grammatica grafica”
che fissando una successione finita di passaggi concorre alla corretta
costruzione del disegno unitamente ad una “sintassi
grafica” che collegando in modo logico gli enti geometrici fondamentali contribuisce
a impostare e sviluppare l’immagine grafica e risolvere tutte le implicazioni
“descrittive” della geometria. Con l’attuazione di questo passaggio dal “disegno immediato” al “disegno mediato” anche lo studente che
non è naturalmente dotato di capacità di astrazione e di concettualizzazione
dello spazio tridimensionale può sviluppare, mediante lo studio degli algoritmi
grafici le proprie aspirazioni alla comunicazione descrittiva in forma grafica.
quindi, che il disegno assistito dal computer essendo diventato una
“comunicazione mediata” deve essere considerato come un “colloquio” – e non più un monologo- tra l’operatore e la macchina
con la quale interagire mediante conoscenze specifiche sia della disciplina sia
dello strumento mediatore. Essendo il disegno non più una comunicazione
immediata ma mediata è necessario che gli elementi geometrici, le leggi, le
regole si trasformino in sequenze di operazioni grafiche e, quindi, in “algoritmi grafici” . Mediante essi si
può definire una “grammatica grafica”
che fissando una successione finita di passaggi concorre alla corretta
costruzione del disegno unitamente ad una “sintassi
grafica” che collegando in modo logico gli enti geometrici fondamentali contribuisce
a impostare e sviluppare l’immagine grafica e risolvere tutte le implicazioni
“descrittive” della geometria. Con l’attuazione di questo passaggio dal “disegno immediato” al “disegno mediato” anche lo studente che
non è naturalmente dotato di capacità di astrazione e di concettualizzazione
dello spazio tridimensionale può sviluppare, mediante lo studio degli algoritmi
grafici le proprie aspirazioni alla comunicazione descrittiva in forma grafica.
Nel corso
della mia attività d’insegnamento ho cercato di sviluppare una ricerca
didattica innovativa circa le discipline geometriche per dare a tutti gli
alunni la possibilità di esprimersi
mediante la costruzione logica di immagini grafiche. Questa possibilità
è stata individuata indagando la Geometria descrittiva classica con notazioni
insiemistiche utilizzate, poi, per la definizione di “algoritmi grafici”
risolutivi dei problemi della disciplina rendendo concreto un necessario
passaggio intermedio tra il disegno immediato e il disegno mediato assistito
per mezzo di programmi informatici.
della mia attività d’insegnamento ho cercato di sviluppare una ricerca
didattica innovativa circa le discipline geometriche per dare a tutti gli
alunni la possibilità di esprimersi
mediante la costruzione logica di immagini grafiche. Questa possibilità
è stata individuata indagando la Geometria descrittiva classica con notazioni
insiemistiche utilizzate, poi, per la definizione di “algoritmi grafici”
risolutivi dei problemi della disciplina rendendo concreto un necessario
passaggio intermedio tra il disegno immediato e il disegno mediato assistito
per mezzo di programmi informatici.
Elio Fragassi