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14 Agosto 2022La peste di Camus
14 Agosto 2022Durante il settecento, il secolo dei lumi, molti sovrani si resero conto dell’urgenza delle riforme e coinvolsero gli intellettuali illuministi nella loro elaborazione.
La luce della ragione. Le scoperte scientifiche fatte da Galileo, Keplero, Newton e Cartesio nel Seicento contribuirono ad accrescere la fiducia nelle capacità razionali dell’uomo da parte di filosofi e scienziati. Nel Settecento si proseguì su questa strada e nacque l’illuminismo, un vasto movimento secondo il quale il compito degli intellettuali è quello di fare luce, rischiarare la vita dalle superstizioni e dai fanatismi del passato. Strumento principale a questo scopo era la ragione umana. Immanuel Kant, uno dei teorici dell’Illuminismo, sintetizzò questa operazione dell’espressione sapere aude, abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza.
Il cammino verso la civiltà. La ragione è per gli illuministi lo strumento più adeguato per comprendere il mondo e la natura, analizzando e giudicando le verità e i dogmi comunemente accettati, mettendoli in discussione ed eventualmente rifiutandoli. Ciò conduce alla critica verso ogni autorità, compresa quella religiosa, e a una visiona laica della vita. Gli illuministi inoltre ritengono che la ragione sia una facoltà posseduta da tutti gli uomini, che sono dunque tutti uguali e hanno stessi diritti: nascono i principi di uguaglianza e libertà.
Riflessione politica: dal liberalismo…
Il patto sociale. Uno degli argomenti più dibattuti fu l’origine dello Stato e il modo migliore di amministrarlo. Lo Stato nasce per gli illuministi da un patto tra gli uomini, detto contratto sociale: gli uomini si impegnano a rispettare le leggi in cambio di sicurezza e benessere. Inoltre lo Stato non è un’istituzione naturale o divina, ma è opera degli uomini.
Locke. Locke fu tra i più importanti teorici del contrattualismo e introdusse l’esistenza di tre diritti inviolabili dell’uomo: vita, libertà, proprietà. Questi non possono essere contrattati o messi in discussione poiché lo Stato nasce proprio per garantire questi diritti. Il cittadino delega allo Stato una parte dei suoi diritti, quanto è necessario perché quest’ultimo possa svolgere la propria funzione. Questo tipo di Stato è detto Liberale, e i suoi poteri sono sottoposti al controllo dei cittadini i quali possono negare il proprio consenso qualora lo Stato violasse i suoi diritti fondamentali.
… al mito del buon selvaggio
Montesquieu. Nell’opera Lo spirito delle Leggi Montesquieu esamina le tre possibili forme di governo, monarchia, repubblica, o tirannide, sostenendo che quest’ultimo è da evitare, e che in ogni stato il potere del sovrano deve essere limitato da un organismo costituzionale. Montesquieu introduce inoltre il principio della divisione dei poteri: potere legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere esercitati da tre organi diversi. Il modello migliore di governo è la monarchia costituzionale inglese, formatasi dopo la gloriosa rivoluzione.
Voltaire. Voltaire invece sosteneva che il modello migliore di governo fosse la monarchia assoluta, purché ispirata ai principi della ragione. Di fatto egli sosteneva una monarchia favorevole alla borghesia allora in ascesa contro i privilegi della vecchia nobiltà, cioè il dispotismo illuminato.
Rousseau. La posizione di Rousseau è più radicale: egli sostiene che il contratto sociale non ha affatto eliminato le ingiustizie, anzi ha legalizzato le disuguaglianze poiché il ricco prevale sempre sul povero e il forte sul debole. Rousseau propone dunque un nuovo patto sociale in cui la Sovranità dello Stato sia fondata sulla volontà popolare. In pratica sostiene una forma di Stato repubblicano in cui le disuguaglianze siano ridotte al minimo e non vi sia «un uomo tanto ricco da poterne comprare un altro, e uno tanto povero da doversi vendere».
Teorie economiche dell’Illuminismo
La Fisiocrazia. La fisiocrazia è una nuova teoria economica il cui teorico principale era il medico Quesnay, secondo la quale l’unica vera fonte di ricchezza è ciò che viene dalla terra, e quindi il settore principale doveva essere considerato quello dell’agricoltura e allevamento. Manifattura e artigianato non creano ricchezza in quanto non fanno altro che trasformare prodotti già esistenti. Sulla base di questo lo Stato dovrebbe emanare leggi volte a promuovere il massimo sviluppo dell’agricoltura, e la circolazione dei prodotti agricoli, eliminando i vincoli feudali. I fisiocrati si opponevano al mercantilismo (secondo il quale la ricchezza dello stato si misurava in base alla quantità di metalli preziosi derivanti dalla vendita all’estero delle proprie merci).
Il Liberismo. Altra teoria economica dell’illuminismo era il Liberismo, elaborato principalmente da Adam Smith. Questi indica come vera fonte di ricchezza il lavoro, e vede nel libero mercato la condizione per garantire la crescita economica. Secondo Smith lo Stato NON deve intervenire in alcun modo nell’economia, poiché esisterebbe una specie di mano invisibile, una legge naturale secondo cui l’incontro di domanda e offerta produce naturalmente il massimo dei vantaggi possibili sia per produttori che per consumatori.
Conquiste di civiltà
Tolleranza. Dopo il periodo di sanguinosissime guerre di religione, l’illuminismo affermò la laicità dello Stato e lottò contro ogni fanatismo a favore della tolleranza, cioè la possibilità per chiunque di professare la propria fede. Voltaire scrisse il Trattato sulla tolleranza, che parte dal presupposto che le religioni credono in uno stesso Dio, ma che per ragioni storiche ognuna si è fatta un’idea diversa di divinità. La tolleranza è il comportamento più ragionevole.
Il dibattito culturale. Il confronto delle idee non riguardò solo pochi esperti ma si estese in tutte le città d’Europa. Luoghi deputati al dibattito culturale erano i salotti di nobili o ricchi borghesi, o i caffè, locali pubblici frequentati da pubblico maschile.
La pena di morte. In campo giuridico i tempi più infuocati furono quello sella tortura e della pena di morte. Fondamentale il libercolo di Cesare Beccaria, che dimostravano l’inutilità di queste due pratiche. Gli argomenti più forti erano:
la tortura è una crudeltà inutile, che non dà certezza sulle confessioni estorte;
la pena deve essere commisurata al delitto, e deve avere come fine il recupero del colpevole;
non è la crudeltà della pena che scoraggia i delitti, ma la certezza.
Questo portò alla progressiva abolizione di tortura e pena di morte, che in Toscana fu abolita per la prima volta nel 1786.
Le riforme dei sovrani illuminati
Dispotismo illuminato. Molti sovrani si resero conto dell’urgenza delle riforme e coinvolsero gli intellettuali illuministi nella loro elaborazione. Il nuovo modello di governo che univa volontà dei sovrani alle idee degli illuministi fu definito dispotismo illuminato. I temi più importanti erano quello giuridico e fiscale, specialmente negli stati cattolici dove la giurisdizione ecclesiastica si sovrapponeva a quella laica e dove la chiesa godeva di privilegi fiscali. Il sistema fiscale venne reso più efficiente, e vennero eliminate molte autonomie ecclesiastiche.
Le riforme degli Asburgo d’Austria. Tra i sovrani illuminati spiccò Maria Teresa d’Asburgo, Imperatrice d’Austria, che impose nuove tasse ai nobili e al clero. Più ancora fece il figlio, Giuseppe II il quale:
limitò il potere della chiesa;
soppresse istituzioni che non si dedicavano all’istruzione o alla cura dei malati;
confiscò alla chiesa numerosi beni e istituì ospedali e scuole pubbliche;
eliminò discriminazioni contro protestanti ed ebrei;
nuovo codice penale (1787): abolì tortura e istituì pene uniche per tutti, a prescindere dal reddito;
Le riforme dei sovrani illuminati
Giuseppe II inoltre:
abolì la servitù della gleba (1781);
tentò di abolire decime e corvée, ma la reazione dei nobili fu troppo forte, e la ritirò.
Le riforme in Lombardia. Nel 1714 la Lombardia passò dagli spagnoli agli austriaci, che favorirono lo sviluppo dell’economia:
creazione del catasto, un registro dei beni immobili che rese più equa la distribuzione delle tasse;
Istituzione di un sistema di tassazione che premiava quei coltivatori che apportavano migliorie aumentando la produzione dei propri terreni;
abolizione delle corporazioni.
Le riforme in Toscana. Anche Pietro Leopoldo, secondogenito di Maria Teresa d’Austria, promosse importanti riforme in Toscana:
istituì libertà di commercio dei grani secondo le teorie fisiocratiche;
emanò un nuovo codice penale dove si abolivano tortura e pena di morte.
Kant
“L’illuminismo è la liberazione dell’uomo dalla sua immaturità autoinflitta. L’immaturità è l’incapacità di usare la propria mente senza la guida di un altro. Questa immaturità è autoinflitta se la causa non è una mancanza di comprensione, ma una mancanza di risoluzione e coraggio per usarla senza la guida di qualcun altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di usare la tua comprensione! è dunque il motto dell’Illuminismo.
L’ Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, la liberazione dell’uomo dalla sua immaturità autoinflitta che egli deve imputare a se stesso. Stato di minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E’ questo il motto dell’Illuminismo.
Kant (risposta alla domanda: Che cos’è l’Illuminismo?, 1784)
Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbst verschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! ist also der Wahlspruch der Aufklärung.
Kant (Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung?, 1784)
La ragione illuminista
Non è la ragione onnipotente e onnicomprensiva dei filosofi razionalisti
E’ la ragione degli empiristi:
non fonte ma strumento di conoscenza;
ha un ambito limitato in cui è però ultimo giudice.
E’ la ragione newtoniana, fondata solidamente sull’esperienza, che conduce a conoscenze verificabili da tutti.
Ottimismo
Anche se limitata, questa ragione può portare luce in ogni campo dell’esperienza umana.
L’Illuminismo condivide infatti l’idea di un progresso inarrestabile dell’umanità,
alimentata dalla constatazione dell’avanzamento delle scienze naturali e della crescita economico-sociale del ceto borghese.
Polemica contro il passato
Il passato, in particolare il medioevo, è visto come il regno delle tenebre che la luce della ragione vuol rischiarare.
Anche se in questo periodo si sviluppano gli strumenti della moderna ricerca storiografica, gli illuministi mancano spesso di senso storico,
si volgono al passato più per mostrarne gli errori che per comprenderlo.
Contro le religioni positive
L’illuminismo critica le religioni positive (=storiche) che hanno dominato nel passato:
perché obbligano gli uomini a credere in dogmi assurdi, contrari alla ragione;
perché dividono gli uomini favorendo comportamenti superstiziosi e intolleranti,
dai quali sono derivate le violenze del passato: (inquisizione, guerre di religione, ecc.).
Frontespizio dell’opera La Religione nei limiti della pura Ragione, pubblicata da Kant nel 1793
Deismo
Bisogna spogliare la religione dagli aspetti dogmatici e fantasiosi,
limitandosi alle verità che la ragione di ogni uomo può riconoscere: l’esistenza di un architetto dell’universo e di una vita dopo la morte.
Non servono riti e culti, quello che conta è il comportamento morale.
Tutti quelli che cercano Dio fuori da Gesù Cristo e che si fermano alla natura, o non trovano alcuna luce che li soddisfi, o arrivano a procurarsi un mezzo per conoscere Dio e servirlo senza un mediatore, e con questo cadono nell’ateismo o nel deismo, che sono due cose che la religione cristiana aborre in modo quasi uguale.
Pascal, Pensieri, 419
Natura
Per gli illuministi la natura diviene un valore positivo:
“naturale” è sinonimo di “razionale” e rappresenta un bene (si parla di religione naturale, diritto naturale, leggi naturali dell’economia, ecc.)
Viene respinta l’idea cristiana di una corruzione originaria.
Pensiero politico
Tre correnti principali
Opposizione aristocratica all’Assolutismo:
Montesquieu, Lo Spirito delle Leggi, 1748
Assolutismo (o dispotismo) illuminato:
Voltaire
Tendenza democratica:
Rousseau, Il Contratto sociale, 1762
Montesquieu: il relativismo
Montesquieu contesta l’idea che esista una legge naturale, valida per tutti gli uomini e per tutti i tempi.
Leggi e costituzioni dipendono da indole, cultura, costumi dei vari popoli e dalle caratteristiche dei luoghi in cui vivono.
Le simpatie di Montesquieu vanno comunque ad una monarchia costituzionale di tipo inglese.
Montesquieu: i poteri
Per evitare abusi è indispensabile che i poteri si bilancino a vicenda:
Il giudiziario deve essere affidato a giudici popolari (repubblica) o a magistrati inamovibili (monarchia).
Il legislativo a due camere: alta, di privilegio, (aristocrazia) e bassa, elettiva, (borghesia).
L’esecutivo al governo che, in una monarchia, è espressione del re.
Montesquieu: l’equilibrio
Le Camere controllano il Governo e si controllano vicendevolmente.
Fondamentale è il ruolo della camera alta che media tra le tendenze dispotiche del sovrano e le istanze popolari.
Montesquieu giustifica l’esistenza della nobiltà come baluardo della libertà contro il dispotismo.
Assolutismo illuminato
Più che una elaborazione teorica è una pratica di governo.
Il potere del re è finalizzato non alla propria gloria ma alla “felicità” dei sudditi.
Il potere assoluto deve essere utilizzato per riformare la società, a livello politico, economico, religioso, eliminando i retaggi irrazionali del passato.
I sovrani e le riforme
Protagonisti: Federico II in Prussia, Caterina II in Russia, Carlo III in Spagna, Maria Teresa e Giuseppe II in Austria.
Le riforme, in continuità con la tendenza accentratrice già in atto, mirano a:
rendere più efficienti gli apparati burocratici;
colpire i ceti privilegiati;
ridurre l’influenza della Chiesa nella società (giurisdizionalismo e lotta ai Gesuiti).
Federico II di Prussia (1740-1786)
Amico di Voltaire, dedito alla musica e alle lettere (ma anche alla guerra) fu il prototipo dei “sovrani illuminati”
J.-J. Rousseau (1712-78)
Nel 1750 acquisì fama partecipando ad un concorso dell’Accademia di Digione sugli influssi del progresso di scienze ed arti sui costumi.
La bontà naturale dell’uomo
Rousseau ipotizza uno stato di natura in cui gli uomini, semplici e con pochi bisogni, vivono in pace con sé e con gli altri.
Il nascere della civiltà ha corrotto gli uomini generando nuovi bisogni e vizi.
A ciò si aggiunge la diseguaglianza tra gli uomini generata dall’invenzione delle proprietà privata.
Il primo che, cintato un terreno, pensò di affermare, questo è mio, e trovò persone abbastanza ingenue da credergli fu il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quante uccisioni, quante miserie e quanti orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che strappando i paletti o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: Guardatevi dall’ascoltare questo impostore. Se dimenticate che i frutti sono di tutti e che la terra non è di nessuno, voi siete perduti.
Jean-Jacques Rousseau, Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini (1755)
Il Contratto Sociale
Rousseau non auspica un ritorno allo stato di natura (che forse non è esistito),
ma un patto tra uguali in cui ciascuno rinunci a tutti i propri diritti e si sottometta alla volontà generale.
Non la somma degli egoismi dei singoli ma una volontà che mira al bene comune,
e che si esprime principalmente nella democrazia diretta.
Pensiero economico
L’economia come scienza
Nel ’700 la riflessione economica acquista l’indipendenza dalla filosofia morale.
Si sviluppano due tendenze:
La scuola fisiocratica (F. Quesnay)
La scuola liberista (A. Smith)
Pur nelle diversità, hanno in comune:
La polemica contro il mercantilismo
L’individuare l’origine della ricchezza nel processo produttivo e non nello scambio.
Le tesi fisiocratiche
Elaborate da F. Quesnay (1694-1774) furono realmente applicate in Francia.
La fonte della ricchezza è l’agricoltura.
I governi devono perciò favorire gli investimenti in questo settore evitando di contenere i prezzi dei prodotti agricoli,
liberalizzando i commerci, e cessando di proteggere la manifattura.
Adam Smith (1723-1790), fondatore della scuola liberista fu docente di filosofia morale a Glasgow. Nel 1776 pubblicò la Ricerca sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni.
Laissez faire
Sostiene che l’economia è mossa da leggi naturali: il singolo, perseguendo il proprio interesse, promuove il bene pubblico.
I governi devono perciò lasciarle agire liberamente, abolendo gli ostacoli alla circolazione delle merci e i tentativi di orientare la produzione.
Il mercato, infatti, si autoregola sulla base della domanda e dell’offerta.