Una scuola da democratizzare
27 Gennaio 2019Geert Wilders. Immagini
27 Gennaio 2019di A. Lalomia
“Calomniez, calomniez: il en restera
toujours quelque chose.”
( P. A. C. de Beaumarchais )
Alcuni politici continuano ad affermare – con una sistematicità ed unenfasi degne di miglior causa – che tutti i docenti sono dei fannulloni e comunque svolgono un’attività poco impegnativa (qualcuno arriva anzi a dire che l’insegnamento è stato scelto come alternativa a ‘veri’ lavori, molto più ‘seri’).
Tutto questo è assai triste e anche pericoloso, sul piano elettorale (per i politici in questione e per il loro gruppo, intendo).
Alla lunga, certe generalizzazioni potrebbero essere considerate intollerabili anche da quei docenti i quali guardano con interesse al movimento a cui questi stessi politici appartengono. Fare di ogni erba un fascio è quanto di più irragionevole e deleterio esista, anche per i risvolti sul piano internazionale che certe affermazioni producono. Che idea dell’Italia (e del politico) si formano, all’estero, sentendo o leggendo certe dichiarazioni denigratorie, tanto più micidiali quanto più importante è la carica di chi le pronuncia ?
Che qualche insegnante abbia bisogno di una solenne ‘sgridata, è fuori di dubbio. Chissà però se i politici responsabili di questi incauti proclami conoscono la professionalità, il senso del dovere, l’amore per i propri compiti, l’abnegazione e lo spirito di sacrificio di quei docenti i quali svolgono la loro attività praticamente in perdita (viste le spese che sono costretti a sostenere per recarsi a scuola), oppure che continuano a prestare servizio (sia pure in modo più elastico e senza alcun compenso) anche dopo che sono stati collocati in pensione e per di più si trovano in condizioni fisiche tutt’altro che eccellenti, presentandosi in istituto con una frequenza quasi pari a quella dei dipendenti in servizio.
Che cosa sia il ‘mal d’Africa è noto a tutti; pochi però sono al corrente di quello che potrebbe definirsi senz’altro il ‘mal di scuola, vale a dire quella ‘patologia che impedisce ad alcuni professori in pensione di rimanere lontani dal lavoro che hanno svolto fino a poco tempo prima e che li vede molto spesso presenti nella loro (ormai ex) sede di servizio, quasi si trattasse di una necessità fisica, prima ancora che psicologica (1). Sarei felice di far conoscere ai politici che si divertono a parlar male dei docenti almeno uno dei rappresentanti di questa categoria.
Per il resto, basta dare un’occhiata alle opere straordinarie che si trovano in questo portale per rendersi conto di quale sia la realtà. Hanno un’idea, questi politici chiacchieroni e superficiali, di quanto costi, in termini di tempo, di impegno, di rinunce – e di denaro -, la produzione di questo materiale ? Si rendono conto che l’attività pubblicistica di questi docenti – di cui non si parla mai (2) – si aggiunge ad un lavoro che di per sé è già fin troppo gravoso ? Capiscono, tali politici, che una sola pagina di queste opere è mille volte superiore – in termini di contenuti, di valori, di chiarezza, di leggibilità, di stile, di rigore formale – a certi loro discorsi e articoli inconsistenti, vacui e per di più contorti e sgrammaticati ?
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Note
(1) In questo modo, per inciso, forniscono preziosi consigli a chi li ha sostituiti, magari alle prime armi e comunque non certo con un’esperienza pluridecennale, come quella che essi possono vantare.
(2) Al riguardo, cfr. “Docenti e meritocrazia. Pubblicazioni: solo per i dirigenti ?”, pubblicato il 4-09-09 nella sezione ‘Varie’ di www.orizzontescuola.it
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