Vita e opere di Rainer Maria Rilke
24 Ottobre 2022Elegie duinesi di Rainer Maria Rilke
27 Ottobre 2022Per l’Italia il 1848 fu uno dei momenti più importanti del processo risorgimentale. Nella penisola le lotte si basarono sulla battaglia patriottica volta a ottenere l’indipendenza e l’unità del Paese.
Come si arriva alle rivolte?
Gli ultimi mesi del 1847 erano stati caratterizzati da un vivace senso liberale e da una generale modifica del clima politico in senso progressista: l’elezione al soglio pontificio di Pio IX (16 giugno 1846) aveva lanciato significativi segnali nei confronti delle speranze dei neoguelfi, concedendo alcune riforme, liberando prigionieri politici, effettuando politiche di lavori pubblici e attuando una modernizzazione dello Stato. Tutto ciò aveva dato forza all’iniziativa liberale negli altri stati, e inaugurato il cosiddetto “biennio delle riforme” (1846-1847). Ad esempio in Piemonte Carlo Alberto si era finalmente deciso a riformare in senso liberale l’ordinamento giudiziario, concedendo anch’egli una maggiore libertà di stampa.
Il biennio italiano delle riforme (1846-48)
L’elezione di Pio IX (1846-1878) e le sue riforme suscitano grandi entusiasmi.
1847: Accordi per una lega doganale.
29/01/48: insurrezioni Sicilia e a Napoli che poteranno il re a concedere lo Statuto.
L’ esempio è seguito (17/02 – 14/03/48):
a Firenze dal Granduca Leopoldo II;
a Torino da Carlo Alberto (“Statuto albertino”);
a Roma da papa Pio IX.
Regno delle due Sicilie
Nel regno delle Due Sicilie, il sovrano Ferdinando II si era opposto nettamente alle richieste dei liberali e a causa di questo clima di oppressione scoppiarono nel settembre del 1847 incidenti a Messina e a Reggio Calabria. Il 12 gennaio 1848 a Palermo sotto la guida di due giovani mazziniani Rosolino Pilo e Francesco Crispi, una condizione di profonda insoddisfazione, sfociò in una violenta insurrezione: l’isola si dichiarò così indipendente e i Borboni vennero cacciati (tranne che da Messina).
Ruggero Settimo, presidente del governo isolano, lasciò la Sicilia, e a Palermo si costituì un governo provvisorio che adottò la Costituzione del 1812. Intanto a Napoli le continue manifestazioni popolari crearono un clima difficile per Ferdinando II che, alla fine del gennaio 1848, concesse una Costituzione simile a quella francese del 1830. Ma nel breve volgere di un anno l’esercito borbonico avrebbe avuto la meglio sugli insorti.
L’espansione delle insurrezioni
Dimensioni più ampie: eccetto Inghilterra e Russia, tutta l’Europa è coinvolta, compresa l’Austria di Metternich.
Più ampio coinvolgimento di forze (non più le élite delle società segrete).
Oltre agli obiettivi costituzionali e nazionali si manifestano istanze democratiche e socialiste.
Detonatore: la crisi economica.
Il contagio rivoluzionario del 1848: La Primavera dei Popoli
Nel 1848, l’esplosione delle rivoluzioni in tutta Europa sconvolse l’ordine stabilito nel 1815.
La rivoluzione parigina di febbraio, che riuscì a rovesciare il re Luigi Filippo e a far proclamare la Repubblica, diede ovunque il segnale della rivolta.
In Austria la rivoluzione provoca la caduta di Metternich e l’assolutismo. Le diverse nazionalità dell’Austria rivendicano la loro autonomia, come i cechi o gli ungheresi.
In Germania i liberali ottengono dal re di Prussia l’elezione a suffragio universale di un parlamento. Infine, l’Italia insorse contro l’Austria, sotto la guida del re Carlo Alberto di Piemonte.
Il contagio rivoluzionario
La II repubblica in Francia
Moti del 1848 in Europa
I moti del 1848 furono un’ondata di processi rivoluzionari intrapresi dai borghesi che sconvolsero l’Europa. Il loro scopo fu abbattere i governi della Restaurazione per sostituirli con governi liberali.
La minaccia principale fu rappresentata dalla “campagna dei banchetti” che portò a una rivoluzione a Parigi e successivamente, coinvolse tutta l’Europa. Solo l’Inghilterra in un periodo di stabilità politica ed economica, e la Russia, in cui era praticamente assente una classe borghese capace di ribellarsi, furono esentate dalle rivoluzioni del 1848.
Cause sociali
A seguito del Congresso di Vienna, l’ascesa degli ideali di nazionalismo e giustizia tra le masse meno colte fu favorita dai cambiamenti causati dalla prima rivoluzione industriale.
Cause economiche
In particolare, le gocce che fecero traboccare il vaso furono la recessione economica del 1846-47 (da cui l’Europa si riprende molto presto) e il fallimento di alcuni raccolti, che portarono inevitabilmente all’inedia.
Cause politiche
Anche dal punto di vista culturale il clima era favorevole alla rivoluzione: da un lato si prendeva esempio dal passato della “grande rivoluzione” e dall’altro si pensava al futuro, iniziando a riformare le posizioni assunte dalle maggiori forze e ideologie politiche, ovvero dai liberali, democratici, comunisti, anarchici e nazionalisti.
Effetti della primavera dei popoli
- Germania e Italia presto sarebbero arrivate all’unificazione, basandosi anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli
- l’Ungheria sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia
- in Prussia e Austria fu abolito il feudalesimo
- in Russia fu eliminata la servitù della gleba (1861).
Origine dei moti rivoluzionari: la Francia
Epicentro dei moti rivoluzionari fu la Francia. Quando il governo Guizot, insediatosi nel 1847, rifiutò di concedere una riforma elettorale, le opposizioni reagirono organizzando banchetti di protesta che consentivano la libera riunione dei cittadini. A Parigi, il 22 febbraio 1848, studenti e operai decisero di ribellarsi perché il governo vietò uno di questi banchetti. Lo scontro provocò 23 morti, e il re fuggì.
Quindi Luigi Filippo fu rovesciato da una protesta provocata dal tentativo di imbavagliare l’opposizione.
Venne proclamata la Repubblica (24 febbraio): il governo provvisorio (con componente socialista) emana provvedimenti democratici (suffragio universale, abolizione di schiavitù e pena di morte, riconoscimento del “diritto al lavoro”).
La “brutta” rivoluzione di giugno
Le elezioni di aprile mostrano la presenza di una maggioranza conservatrice, timorosa del socialismo.
Il nuovo governo vuole abolire le “fabbriche nazionali” per disperdere gli operai.
23-27/06/48: la rivolta del proletariato è repressa nel sangue dall’esercito.
10/12/48: Luigi Napoleone Bonaparte è eletto presidente della nuova repubblica.
Si istituì, inoltre, un governo democratico provvisorio che introdusse il suffragio universale. Le correnti del governo erano due: una liberale e l’altra socialista. Il 23 aprile venne eletta la nuova Assemblea Costituente, nella quale su 900 deputati solo un centinaio erano socialisti. Gli operai, delusi, si ribellarono il 15 maggio proclamando un governo socialista presieduto da Blanc e Blanqui, il quale venne soppresso solo grazie all’intervento della Guardia nazionale.
Un’altra rivoluzione si ebbe il 23 giugno quando si ribellarono settantamila operai parigini, ma anche questo movimento venne soppresso da Louis Cavaignac. La borghesia aveva sconfitto il proletariato. Nel novembre del 1848 venne approvata la nuova Costituzione che stabiliva l’elezione diretta del presidente della Repubblica con un mandato di quattro anni, e il 10 dicembre 1848 fu eletto presidente il principe Luigi Napoleone Bonaparte (1808-1873).
La Rivoluzione: Impero Asburgico
La rivoluzione fu condotta dall’aristocrazia ungherese a partire dal marzo del 1848 per l’indipendenza dell’Ungheria nei confronti della Corona asburgica. Fu tra le più significative esperienze di lotta liberale e patriottica dei moti europei del 1848: inizialmente orientata all’ottenimento di riforme e di diritti, come l’abrogazione della servitù della gleba e l’acquisizione delle libertà di stampa e di confessione religiosa, la rivoluzione si fece in seguito promotrice di rivendicazioni più radicalmente democratiche.
La rivoluzione: l’ Austria
In Austria i colti ceti iniziarono a mettere in dubbio le capacità del cancelliere Metternich a causa del disordine economico presente nel paese. A Vienna una folla di studenti universitari protestò chiedendo un governo più liberale, la cacciata di Metternich dalla Cancelleria imperiale e una costituzione. Metternich si dimise
Vista la determinazione dei ribelli, venne affidato il compito di sopprimere la rivolta a Vienna al Generale, poi Feldmaresciallo, Radetzky.
Nel 1849 la città venne messa sotto assedio e i circa 200 cannoni aprirono il fuoco contro Vienna e l’esercito imperiale riuscì facilmente a sbaragliare i rimanenti uomini. L’Austria però come membro della Santa Alleanza, poteva chiedere aiuto a Russia, la quale accettò di avanzare verso la sponda sinistra del Danubio, annientando ben presto l’esigua resistenza dei quasi 40.000 uomini dell’esercito magiaro. L’esercito russo riuscì assieme agli austriaci che avanzavano da Ovest a sconfiggere l’Ungheria facendola diventare una semplice regione dell’Impero austriaco, ristabilendo così l’antica pace perduta.
La rivoluzione: la Germania il ’48 in Germania
Oltre ad istanze liberali e sociali locali si manifestano aspirazioni unitarie che conducono alla convocazione della Costituente di Francoforte (1848-49).
In Germania gli obiettivi erano due: la trasformazione liberale delle istituzioni e l’unificazione. Il parlamento proclamò la libertà di stampa, il suffragio universale maschile, la parità delle confessioni religiose e il controllo sui bilanci dello stato. Nel 1848, le decisioni più importanti prese dalle assemblee legislative elette dal popolo furono l’abolizione delle servitù feudali e l’eliminazione delle divisioni economiche presenti nel mercato comune tedesco (realizzato nel 1834).
Tra la popolazione sorsero tre gruppi
Ci furono contrasti riguardo al tipo di riforma istituzionale della futura Germania unica :
- Il primo gruppo era favorevole all’inserimento dell’Austria nello Stato tedesco (“Grande Germania”)
- Il secondo gruppo era formato da coloro che volevano una riunificazione intorno alla Prussia, escludendo i possedimenti asburgici (“Piccola Germania”);
- Il terzo gruppo voleva la nascita di un grande Stato federale dell’Europa centrale che comprendesse anche i popoli sottomessi agli Asburgo, come Boemi, Ungheresi (“Grande Austria”).
Infine, si optò per la Piccola Germania. Venne affidata la corona a Federico Guglielmo IV di Prussia, che però la rifiutò ritenendo inammissibile ricevere il potere da un’assemblea eletta dal popolo. L’unificazione tedesca era fallita.
La rivoluzione: l’Ungheria
Nel marzo del 1848 la Dieta nobiliare ungherese, a netta maggioranza riformista,
diede vita a un Parlamento autonomo dall’impero austriaco ed espresse un governo nazionale. Venne proposto un nuovo assetto costituzionale che dichiarava l’autonomia del regno d’Ungheria dall’impero asburgico, uniti formalmente nella sola persona del sovrano, Ferdinando I d’Austria. Ma questa prima fase moderata venne presto turbata dalle rivendicazioni (rumene, slave e tedesche) appoggiate dagli Asburgo a cui si oppose l’ala più radicale del governo Inoltre, la repressione dell’insurrezione a Vienna, l’abdicazione dell’imperatore a favore del giovane Francesco Giuseppe, e le vittorie sul fronte italiano dell’estate del 1848 consentirono all’Austria di risolvere la questione ungherese.
All’invasione di Budapest da parte dell’esercito asburgico nel settembre del 1848, il Parlamento ungherese reagì chiamando il popolo alla lotta armata e nell’aprile del 1849 convocò un’Assemblea nazionale a Debrecen con cui si proclamava l’indipendenza del paese. La resistenza nazionale, sotto la guida di Kossuth, grazie ad aiuti provenienti dalla Polonia e dall’Italia, sembrò avere la meglio.
Ma la monarchia asburgica riuscì a difendersi
- grazie alla fedeltà della classe dirigente e dell’esercito,
- e sfruttando le rivalità tra le nazionalità.
Dopo l’abdicazione dell’imperatore Ferdinando, Francesco Giuseppe (1848-1916) completò la repressione militare, ottenendo l’aiuto della Russia contro la secessione ungherese (1849).
L’intervento dell’esercito russo, chiamato in causa dalla Santa Alleanza, fu decisivo. La vittoria austro-russa a Világos, il 13 settembre 1849, spense definitivamente ogni rivendicazione indipendentista ungherese e diede inizio a un prolungato stato di assedio che durò fino al 1854.
La rivoluzione: Praga
A Praga, dopo che il 19 marzo i cittadini avevano inviato una petizione all’imperatore chiedendo autonomia e libertà politiche, in aprile venne formato un governo provvisorio: i patrioti cechi si limitavano a chiedere più ampie autonomie per le popolazioni slave dell’impero, ed un’uguaglianza tra nazionalità ceca e tedesca.
Ai primi di giugno si riunì a Praga un congresso cui parteciparono delegati di tutti i territori slavi soggetti alla corona asburgica. Pochi giorni dopo l’apertura del congresso, alcuni incidenti scoppiati fra la popolazione e l’esercito fornirono alle truppe imperiali il pretesto per un intervento. La capitale boema fu assediata e bombardata, Il congresso slavo fu disperso e il governo ceco sciolto d’autorità. La sottomissione di Praga segnò l’inizio della riscossa per il potere imperiale e mostrava che l’efficienza e la fedeltà dell’esercito non erano state intaccate dagli ultimi rivolgimenti politici.
Regno Lombardo-Veneto
Nel Lombardo-Veneto in particolare a Milano e Venezia, il popolo insorse in corrispondenza dei moti contro il governo scoppiati a Vienna e che costarono il licenziamento di Metternich. A Venezia la sollevazione (17 marzo) portò alla liberazione dal carcere di Niccolò Tommaseo e Daniele Manin che istituirono un governo democratico. A Milano si ebbero le 5 giornate (18-23 marzo) che culminarono nella cacciata degli austriaci comandati dal maresciallo Radetzky: essi si rifugiarono nel quadrilatero compreso tra le fortezze di Verona, Mantova, Legnago e Peschiera.
A questo punto decise di intervenire Carlo Alberto, spinto da manifestazioni popolari, dal desiderio di non vedere trionfare i repubblicani e dalla convinzione che fosse giunta l’ora di istituire quel Regno dell’Alta Italia, obiettivo tradizionale dei Savoia. I sovrani di Granducato di Toscana, Regno delle Due Sicilie e Stato della Chiesa schierarono i propri eserciti al fianco dei Piemontesi: era la Prima guerra d’indipendenza nazionale.
Prima guerra d’indipendenza
Un’ondata di entusiasmo patriottico percorse la penisola, ma l’atteggiamento di Carlo Alberto, che assunse il ruolo di leader della coalizione, e il timore di una poderosa reazione austriaca fecero sciogliere l’alleanza.
Mentre Milano lotta con gli Austriaci (18-23/03), i moderati chiedono aiuto al Piemonte.
Il 23 dopo varie esitazioni, Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria, temendo il successo delle forze democratiche come a Venezia.
Intervengono volontari e truppe regolari inviate da Toscana, Napoli e Stato pontificio.
La bandiera adottata da Carlo Alberto il 27/03/48, poi divenuta vessillo del Regno di Italia
Il fallimento della “guerra Federale”
La prudenza di Carlo Alberto lascia agli Austriaci tempo per riorganizzarsi.
Anche se volontari e disertori restano,
Carlo Alberto è sconfitto a Custoza (24/07)
Così, visti gli irrilevanti successi militari e la minaccia di scisma religioso da parte asburgica, il papa si ritirò dal conflitto (29 aprile 1848). Pio IX il 29/04/48 dichiara che il papa non è in guerra con l’Austria.
I sovrani di Firenze e Napoli, Leopoldo II e da Ferdinando II, alle prese con una grave rivolta interna colgono l’occasione per ritirare le truppe.
Per quanto reali fossero i motivi, non c’è dubbio che la vera ragione per cui la coalizione si disgregò fu l’intenzione dei sovrani italiani di ostacolare i sogni egemonici di Carlo Alberto.
Intanto la guerra proseguiva. I Ducati, Milano e Venezia furono annessi al Piemonte. Poco dopo, però, gli Austriaci di Radetzky, ottenuti rinforzi, reagirono ed a Custoza sconfissero duramente le forze sabaude (23-25 luglio). Il 9 agosto fu siglato l’armistizio.
L’iniziativa democratica
Fallito il tentativo monarchico, l’iniziativa passa ai democratico-rivoluzionari:
A Venezia resiste la Repubblica di S.Marco, guidata da Manin.
Firenze caccia il Granduca (25/08) e proclama la repubblica guidata da Guerrazzi.
Pio IX, che pure ha mantenuto lo Statuto, è costretto alla fuga dall’opposizione.
Nel febbraio del 1849 nasce la Repubblica Romana con a capo Mazzini.
Il prevalere delle forze conservatrici
Per l’opposizione austriaca a ogni concessione durante le trattative di pace e per il timore che nelle città di Roma e Firenze i repubblicani avessero il sopravvento, nel marzo 1849 Carlo Alberto ruppe la tregua.
Ma il 23 marzo i Sabaudi furono sconfitti a Novara; la sera stessa Carlo Alberto abdicò in favore del figlio, Vittorio Emanuele II. Il giorno dopo fu firmato l’Armistizio di Vignale: parte del Piemonte fu occupata dagli Austriaci, ma il re riuscì a salvare lo Statuto Albertino.
Incapaci di coalizzarsi, le repubbliche cedono alla repressione:
Nel maggio 1849 il Leopoldo II rientra a Firenze, con l’appoggio dell’Austria.
Napoleone III, per guadagnare consensi tra i moderati francesi, guida l’attacco alla Repubblica Romana che cade nel luglio.
In agosto, assediata dalle preponderanti forze austriache, cade anche Venezia.
Il fallimento bellico suscitò un’insurrezione a Brescia, a Roma e a Venezia dove la resistenza agli austriaci fu strenua. Roma si arrese il 4 luglio sotto i colpi francesi che riportarono Pio IX sul trono pontificio e i bombardamenti austriaci, la mancanza di generi alimentari e soprattutto un’epidemia di colera costrinsero poi anche Venezia alla resa, il 26 agosto.
Fallita l’indipendenza nasce l’idea di patria
In tutta Italia si ritornò alla situazione politica precedente. Le libertà costituzionali vennero soppresse, tranne che in Piemonte, dove lo Statuto Albertino restò in vigore. Il dominio straniero tornò a gravare su buona parte della popolazione italiana, eppure quello che era successo in quei due anni avrebbe creato i presupposti di ciò che avvenne 10 anni dopo.
L’idea nazionale non scomparve, come dimostra la creazione, pochi anni dopo, di Stati nazionali, come la Germania e l’Italia.
Una seconda restaurazione?
Ad esempio, nel 1849 il ritorno all’assolutismo fu più apparente che reale:
Lo sviluppo della industrializzazione comportava una crescita del peso politico della borghesia
che, di fronte all’emergere dei movimenti socialisti, abbandonava la strategia rivoluzionaria.
La trasformazione delle monarchie europee in senso borghese-parlamentare fu inevitabile.