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La vendita di Volvo alla Cina
di A. Lalomia
Confesso di aver provato una profonda emozione, quasi uno scoramento, quando ho appreso che la mitica Volvo, proprio quella che costruisce le auto più sicure al mondo, è stata acquistata dalla casa cinese Geely. 1,8 miliardi di dollari (poco più di 1,3 miliardi di euro), versati quasi tutti in contanti (circa 1,6 miliardi di dollari, ed è un dato su cui riflettere) dalla società guidata da Li Shufu (1) .
Un altro segno dei tempi e degli effetti nefasti della globalizzazione, verrebbe da dire.
Ma un altro segno, anche, del declino inarrestabile dell’Occidente di fronte alle mire espansionistiche ed egemoniche di paesi dittatoriali. Un altro segno, ancora, dei compromessi che sono disposti ad accettare manager ossessionati dalla visione mercantilistica e bottegaia della vita, per cui il profitto viene prima di ogni valore.
Le trattative erano in corso da mesi, ma l’accordo finale è stato firmato solo il 28-03-10.
C’è qualcosa di grottesco in questo accordo, visto che è avvenuto quasi negli stessi giorni in cui GOOGLE ha deciso di rendere operativa la sua intenzione di lasciare la Cina, in quanto le autorità locali continuano a manifestare nei suoi confronti un atteggiamento ostile e non sono disposte ad assicurare quei parametri di libertà che fanno parte del codice genetico di qualunque democrazia occidentale, a partire da quella americana (2). Troppe incursioni di hacker di Stato a suo danno, troppi filtri, troppa censura, troppi divieti, troppe intimidazioni. In breve: totale mancanza di libertà. L’alternativa è quindi, almeno per ora, il trasloco a Hong Kong (che è sempre Cina, naturalmente, ma con uno statuto speciale). Resta da vedere, comunque, se la nomenklatura cinese -affetta dalla paranoia del complotto- permetterà che dall’ex colonia britannica GOOGLE possa offrire a centinaia di milioni di Cinesi assetati di verità e di giustizia quei servizi che ha deciso finora di negare.
Anche nel mondo dell’economia occidentale, quindi, non tutti considerano i valori umani meno importanti degli affari.
Per fortuna.
La fermezza dimostrata da GOOGLE ha convinto anche Godaddy.com, leader mondiale nella registrazione dei domini, a seguire il suo esempio, dopo le nuove, pesanti imposizioni restrittive della libertà imposte ad ogni residente in Cina che voglia aprire un sito. Godaddy ha risposto picche alle minacce pronunciate dai responsabili delle stragi di dissidenti interni, di Tibetani e di Birmani (per non parlare dei milioni di Cinesi eliminati nel corso della ‘gloriosa lunga marcia’).
Pure la Dell avrebbe deciso di dirottare buona parte delle sue attività dalla Cina all’India, anche per le ambiguità del sistema giudiziario cinese, che non tutelerebbe i suoi interessi.
Malgrado possano permettersi di comprare quello che vogliono, i governanti cinesi rimangono dei despoti e come tali dovrebbero essere trattati, anche per il sostegno che hanno garantito -e continuano a garantire- ad un regime feroce come quello birmano e per i massacri che hanno compiuto -e continuano a compiere- in Tibet.
E d’altra parte, questi stessi tiranni possono comprarsi quello che vogliono perché il sistema di produzione cinese, l’economia cinese nel suo complesso (a parte alcune oasi fortunate) non assicura alcuna garanzia ai prestatori d’opera. Niente sicurezza sul luogo lavoro; turni massacranti; nessuna tutela per i minori e per le donne; salari bassissimi; arresto e spesso fucilazione per chi protesta o si permette di scioperare.
Io mi rendo conto che la Ford, con tutti i problemi finanziari che ha davanti, ha pensato bene di disfarsi di questo autentico gioiello dell’industria automobilistica mondiale per togliere un po’ di rosso dai suoi bilanci. Ma, al di là della perdita secca che ha subito nella vendita e che non giova certo all’immagine del top management della società (visto che la Volvo Auto era stata acquistata dalla casa di Detroit nel 1999 per ben 6,5 miliardi di ?), come ha potuto scegliere proprio un paese che è l’esatta antitesi degli Stati Uniti ? Un paese dove si negano i più elementari diritti civili, religiosi, politici, sindacali ?
Un paese che ha le carceri piene di dissidenti ? Un paese in cui si pratica la tortura ? Dove l’eliminazione fisica degli oppositori è procedura comune ? Come ha potuto far questo ?
E, domanda ancora più angosciante, come ha potuto la Svezia, nazione tradizionalmente considerata culla dei diritti umani e civili, consentire questo turpe mercato ?
Possibile che il governo svedese non abbia pensato a porre sotto la tutela dello Stato (magari con stanziamenti straordinari) la sua icona automobilistica, per proteggerla da un imprenditore che sarà anche virtuoso, ma dietro il quale è lecito sospettare la presenza di mani rapaci e lorde di sangue innocente ?
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Note
(1) V. : www.volvo.com/ ; www.volvocars.com/ ; www.volvocars.com/it/ .
Cfr. anche: “Perché Geely entra in Europa per restare”, “Il Foglio” del 29-03-10
(2) Sulla vicenda che contrappone il massimo motore di ricerca della rete ai governanti cinesi, cfr. ad esempio: Chiara Beghelli, “Perché GOOGLE non ha proseliti contro la Cina”, in www.ilsole24ore.com/ del 27-03-10
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/03/google-cina.shtml?uuid=443d0d4c-39b0-11df-9fa9-1d4f0b3be0c7&DocRulesView=Libero
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