Educare oggi

“L’amicizia tra studenti e professori è qualcosa di potenzialmente pericoloso” ed è “totalmente inopportuna”. “Il docente ricopre un ruolo decisionale e questo implica una distanza necessaria tra lui e gli studenti. Il professore, a un certo punto dell’anno, è chiamato a valutare i suoi alunni e deve farlo in maniera oggettiva”. 

Queste idee ricorrenti difendono una visione della scuola con il docente in cattedra sulla predella, un metodo educativo superato da tempo. E’ una concezione che ha l’università come riferimento, dove la trasmissione della conoscenza è la finalità principale e le turbolenze socio-culturali sono ignorate.

Si tratta di opinioni che non tengono conto della riforma del sistema educativo del 1974, richiamata dalla legge 12/2020. Questa legge ha distinto chiaramente la missione universitaria da quella scolastica, ricordando che la scuola ha il compito di “sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali”.

Di conseguenza, la funzione docente deve essere ridefinita. Un esempio è quello della guida alpina: il rapporto docente-studente deve basarsi su fiducia e rispetto, per potenziare le capacità personali. Le difficoltà devono essere superate insieme e la collaborazione deve essere il modus vivendi. Le conoscenze devono essere adattate per creare ambienti di apprendimento motivanti e divertenti. Lo studente deve aver sempre presente l’origine e il senso delle proprie azioni.

Un esempio di questo approccio si può trovare online: “Laboratorio di matematica: gli automi a stati finiti, per studenti della secondaria di primo grado”.

La valutazione si baserà principalmente sulla risposta alle sollecitazioni didattiche, considerando il lavoro svolto.

In conclusione, un rapporto educativo efficace non può essere neutro. Insegnanti e allievi, pur avendo responsabilità differenti, lavorano insieme per conquistare lo stesso traguardo.