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Lasciando l’Europa, in una fase di depressione economica, milioni di europei cercarono di farsi una nuova vita in America, e spesso, malgrado i disagi e i problemi di integrazione, ci riuscirono

L’America è nota come terra di immigrati; una nozione essenziale per la sua identità. La migrazione europea verso l’America potrebbe essere datata al 1620, quando 100 pellegrini provenienti dall’Inghilterra intrapresero il difficile viaggio di quattro mesi attraverso l’Oceano Atlantico. La maggior parte degli europei emigrò in America tra il 1820 e il 1920. Arrivarono in due grandi ondate, prima dall’Europa settentrionale e occidentale all’inizio del XIX secolo, poi dall’Europa meridionale e orientale tra il 1860 e il 1920. Mentre i pellegrini lasciarono la loro patria in cerca di libertà dalla persecuzione religiosa, gli immigrati nel XIX e all’inizio del XX secolo fuggivano anche dalle cattive condizioni economiche o dall’oppressione politica.

All’inizio del XIX secolo in America, gli immigrati lavoravano come agricoltori e domestici. Quando il paese passò da un’economia agricola a un’economia industriale nella seconda metà del 19° secolo, costruirono binari ferroviari e lavorarono nelle fabbriche. Aprirono piccoli ristoranti, parrucchieri e lustrascarpe. Lavoravano nell’industria tessile e nelle miniere di carbone. Hanno contribuito a produrre ferro e acciaio e hanno lavorato a progetti di gas, elettricità e acqua. Gli immigrati americani si stabilirono nel paese, ne svilupparono le infrastrutture e ne fecero progredire la politica e la cultura. Hanno avuto un profondo impatto sul paese; allo stesso tempo, sradicandosi dai paesi d’origine, cambiarono profondamente la propria vita.