Il fanciullino
27 Gennaio 2019Adriano Celentano
27 Gennaio 2019Il dramma pirandelliano ha come protagonisti uomini che un bel giorno, di colpo, si trovano come dinanzi uno specchio, in cui contemplano l’immagine della propria vita: dal vivere puro e semplice passano al vedersi vivere e prendono coscienza della propria esistenza: è il caso del protagonista dell’Enrico IV, una volta terminata la sua amnesia
Il teatro di Pirandello
- È la diretta filiazione dalle novelle, infatti è raro il caso in cui i testi teatrali pirandelliani non hanno dei precedenti narrativi.
- È estremamente innovativo, in un periodo in cui le scene erano calcate da testi dannunziani (teatro di poesia) grotteschi (il teatro di Chiarelli) e, ancora molto, naturalistico-veristi.
- Il titolo complessivo di Maschere nude racchiude l’insieme delle opere teatrali scritte da P. I primi titoli vennero stampati dall’editore Treves, in seguito Bemporad pubblica la seconda edizione in trentuno volumi usciti fra il 1920 e il 1935, completati come nel caso delle Novelle per un anno dall’editore Mondadori.
- Nell’edizione dei Meridiani, il teatro di P. è stato raccolto in quattro volumi a cura di Giovanni Macchia che ha ampliato l’edizione originaria portando a 43 i titoli delle rappresentazioni teatrali: 1.Sei personaggi in cerca d’autore, 2. Ciascuno a suo modo, 3. Questa sera si recita a soggetto, 4. Enrico IV, Diana e la Tuda, 6. La vita che ti diedi, 7. L’uomo dal fiore in bocca, 8. Il giuoco delle parti, 9. Il piacere dell’onestà, 10. L’imbecille, 11.L’uomo, la bestia e la virtù, 12. Come prima, meglio di prima, 13. Vestire gli ignudi, 14. Come tu mi vuoi, 15. Così è (se vi pare), 16. Tutto per bene, 17. La ragione degli altri, 18. L’innesto, 19. Sogno (ma forse no), 20.L’amica delle mogli, 21. La morsa, 22. La signora Morli, una e due, 23. Pensaci, Giacomino!, 24. Lumie di Sicilia, 25. Il berretto a sonagli, 26. La giara, 27. Il dovere del medico, 28. Sagra del Signore della Nave, 29. Ma non è una cosa seria, 30. Bellavita, 31. La patente, 32. L’altro figlio, 33. O di uno o di nessuno, 34. Non si sa come, 35. Trovarsi, 36. Quando si é qualcuno, 37. All’uscita, 38. La nuova colonia, 39. Lazzaro, 40. La favola del figlio cambiato, 41. I giganti della montagna, 42. Cecè, 43. Scamandro
- Pirandello parte, come già aveva fatto per la sua narrativa, da un sostrato verista. Ad esempio, alcune commedie sono rappresentate in dialetto.
- Ma la grandissima novità del teatro pirandelliano, è la caduta della quarta parete: l’attore si rivolge direttamente al pubblico, cosa impensabile nel teatro verista.
- Tale novità fu talmente sconvolgente, da determinare la sorte, contrastata, delle rappresentazioni dei testi pirandelliani.
- In una intervista al Corriere della Sera del 28 febbraio 1920, egli dice:
- “Quando uno vive, vive e non si vede […] Orbene, fate che si veda mentre vive, in uno specchio. O resta attonito, o alza il pugno per rompere lo specchio. Questo è il mio teatro”
- Da Pirandello in poi il pubblico non è più lasciato in pace (si pensi a Brecht e al teatro d’avanguardia).
- Lo spettatore viene direttamente interpellato.
- METATEATRO: il teatro riflette su se stesso, e il continuo gioco fra realtà e finzione scardina ogni certezza naturalistica.
LE FASI DEL TEATRO PIRANDELLIANO
- 1910 -1916- Verismo regionale e attenzione al dialetto. → Liolà
- 1917-1922- Smascheramento dei falsi perbenismi e denuncia dei ruoli esistenziali. → Così è, se vi pare – Enrico IV
- 1921-1930- Il teatro nel teatro. → Sei personaggi in cerca d’autore
- 1928-1929- La stagione dei miti. → I giganti della montagna
ultima scena dell’ Enrico IV di Luigi Pirandello
scena finale – testo on-line
Enrico IV Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto!
-Il guajo è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia.
Belcredi Siamo arrivati, guarda! alla conclusione, che i pazzi adesso siamo noi!
Enrico IV (con uno scatto che pur si sforza di contenere).
Ma se non foste pazzi, tu e lei insieme, indica la
Marchesa sareste venuti da me?
Belcredi Io, veramente, sono venuto credendo che il pazzo fossi tu.
Enrico IV (subito forte, indicando la Marchesa). E lei?
Belcredi Ah lei, non so…Vedo che è come incantata da quello che tu dici… affascinata da codesta tua «cosciente » pazzia!
Si volge a lei: Parata come già siete, dico, potreste anche restare qua a viverla, Marchesa…
D. Matilde Voi siete un insolente!
Enrico IV (subito, placandola). Non ve ne curate! Non ve ne curate! Seguita a cimentare. Eppure il dottore glie l’ha avvertito, di non cimentare.
Voltandosi a Belcredi: Ma che vuoi che m’agiti più ciò che avvenne tra noi; la parte che avesti nelle mie disgrazie con lei
indica la Marchesa e si rivolge ora a lei indicandole il Belcredi
la parte che lui adesso ha per voi! – La mia vita è questa!
Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati,
io non l’ho vissuta! –
A Donna Matilde
Mi volevate dir questo, dimostrar questo, con vostro sacrificio, parata così per consiglio del dottore? Oh, fatto benissimo, ve l’ho detto, dottore: – «Quelli che eravamo allora, eh? e come siamo adesso?» – Ma io non sono un pazzo a modo vostro, dottore! Io so bene che quello
indica il Di Nolli
non può esser me, perché Enrico IV sono io: io, qua, da venti anni, capite? Fisso in questa eternità di maschera! Li ha vissuti lei indica la Marchesa se li è goduti lei, questi venti anni, per diventare – eccola là – come io non posso riconoscerla più: perché io la conosco così indica Frida e le si accosta – per me, è questa sempre…Mi sembrate tanti bambini, che io possa spaventare.
A Frida: E ti sei spaventata davvero tu, bambina, dello scherzo che ti avevano persuaso a fare, senza intendere che per me non poteva essere lo scherzo che loro credevano;
ma questo terribile prodigio: il sogno che si fa vivo in te, più che mai! Eri lì un’immagine; ti hanno fatta
persona viva – sei mia! sei mia! mia! di diritto mia!
La cinge con le braccia, ridendo come un pazzo, mentre tutti gridano atterriti; ma come accorrono per strappargli Frida dalle braccia, si fa terribile, e grida ai suoi quattro giovani:
Tratteneteli! Tratteneteli! Vi ordino di
trattenerli!
I quattro giovani, nello stordimento, quasi affascinati, si provano a trattenere automaticamente il Di Nolli, il dottore, il Belcredi.
Belcredi (si libera subito e si avventa su Enrico IV).
Lasciala! Lasciala! Tu non sei pazzo!
Enrico IV (fulmineamente, cavando la spada dal fianco di Landolfo che gli sta presso).
Non sono pazzo? Eccoti!
E lo ferisce al ventre.
E’ un urlo d’orrore. Tutti accorrono a sorreggere il Belcredi, esclamando in tumulto
Di Nolli T’ha ferito?
Bertoldo L’ha ferito! L’ha ferito!
Frida Oh Dio!
Di Nolli Frida, qua!
D. Matilde E’ pazzo! E’ pazzo!
Di Nolli Tenetelo!
Belcredi (mentre lo trasportano di là, per l’uscio a sinistra protesta ferocemente):
No! Non sei pazzo! Non è pazzo! Non è pazzo!
Escono per l’uscio a sinistra, gridando, e seguitano di là a gridare finché sugli altri gridi se ne sente uno più acuto di Donna Matilde, a cui segue un silenzio.
Enrico IV (rimasto sulla scena tra Landolfo, Arialdo e Ordulfo, con gli occhi sbarrati, esterrefatto dalla vita della sua stessa finzione che in un momento lo ha forzato al delitto). Ora sì… per forza… li chiama attorno a sé, come a ripararsi,
qua insieme, qua insieme… e per sempre!