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27 Gennaio 2019Un viaggio nell’arco della vita secondo Erik Erikson
di Libera Maria De Padova
Vita
Erik Erikson (Francoforte, 1902 – 1994) trascorse la sua giovinezza senza una meta precisa, si dedicò allo studio dell’arte, viaggiò molto, fino a quando venne assunto con il compito di insegnante presso famiglie americane trasferitesi a Vienna. Casualmente fece ingresso nel circolo freudiano, incontro che sfociò nell’ammissione all’Istituto Psicoanalitico Viennese. Con Anna Freud percorse la sua psicoanalisi personale ed ebbe come insegnante lo stesso Freud, oltre ad illustri nomi quali: Ernst Kris, Heinz Hartmann, ecc.
Nel 1933 a causa del fascismo si stabilì negli Stati Uniti, diventando il primo psicoanalista infantile di Boston. Occuperà in seguito posti di rilievo presso famose istituzioni: Yale, Barkeley, la Menninger Foundation, Behavioral Sciences di Palo Alto.
Erikson ebbe molteplici interessi: studiò, durante la seconda guerra mondiale, le gravi crisi cui erano affetti i soldati americani; come venivano educati i bambini presso i Sioux e gli Yuok; il gioco dei bambini normali e disturbati; gli adolescenti e le loro crisi di identità; il comportamento sociale in India. Si interessò dei mutamenti sociali che avvenivano negli Stati Uniti e scrisse sulle tensioni razziali, sui pericoli della guerra nucleare, sulla delinquenza giovanile. (fonte: ildiogene.it)
Pensiero
Erikson accetta la teoria freudiana e la amplia aggiungendo ad essa una dimensione psicosociale che scaturirà dai numerosi studi da lui condotti.
La prospettiva psicosociale vede lo sviluppo cognitivo come interazione tra la maturazione fisica, che porta con sé nuove abilità e quindi nuove possibilità, e le richieste che la società indirizza al bambino, sollecitandolo affinché egli apprenda nuovi comportamenti.
Le civiltà hanno elaborato modi convenzionali per far fronte alle esigenze che il bambino presenta lungo le varie fasi della sua maturazione: le cure dei genitori, le organizzazioni sociali, un insieme di valori ecc. E così come la cultura ha cercato di adattarsi al bambino anche quest’ultimo si adatta ad essa. Erikson osservò che anche se tutti i bambini attraversano la stessa sequenza di stadi è pur vero che ogni cultura ha sviluppato un proprio modo di guidare e promuovere il comportamento del bambino a seconda dei bisogni e dei valori che ogni società ha sviluppato. La personalità si differenzia e si organizza gerarchicamente, secondo Erikson, passando attraverso una serie di momenti di “crisi” ed in concomitanza a ciò l’individuo allarga la gamma delle sue relazioni sociali.
Erikson fa corrispondere alle varie fasi psicosessuali che Freud aveva individuato nello sviluppo umano, otto stadi dello sviluppo psicosociale. Queste “otto età dell’uomo” si riferiscono a otto periodi critici che interessano l’individuo lungo tutta la sua esistenza. (fonte: ildiogene.it)
E precisamente: alla fase orale corrisponderebbe la crisi psicosociale relativa ai vissuti di fiducia /sfiducia, alla fase anale quella di autonomia /dubbio e vergogna, alla fase fallica quella di iniziativa /senso di colpa, alla fase di latenza quella di industriosità /inferiorità, alla pubertà l’identità /diffusione di identità, alla genitalità l’intimità /isolamento, all’età adulta la generatività /stagnazione, ed infine all’età senile l’integrità /dispersione.
Erikson si sofferma particolarmente sull’età infantile e sullo stadio dell’età adolescenziale a cui dedicherà parecchie opere. I rapidi cambiamenti che si producono nel corpo durante l’adolescenza (bisogni sessuali, pressioni sociali ecc.) , fanno sì che i giovani prendano in considerazione e agiscano più ruoli. Ma poiché ladolescente non è ancora in grado di integrare le proprie identificazioni o i propri ruoli, vive una “diffusione di identità” e la personalità appare frammentaria. Gli adolescenti cercano se stessi aderendo a gruppi di coetanei, movimenti politici e così via e l’ideologia della società di appartenenza guida queste scelte accreditando alcuni ruoli anziché altri.
Una parte fondamentale nello sviluppo dell’uomo ha il gioco; esso è essenziale per il bambino poiché attraverso l’esercizio ludico può non solo provare modalità nuove ed impadronirsene, ma può anche esprimere una vasta gamma di emozioni e far emergere problemi che nella realtà vive e a cui può dare spazio.
Anche per ladulto il gioco, spesso ritualizzato, resta un modo accettato culturalmente attraverso il quale entrare in rapporto con gli altri. I rituali sono dunque meccanismi attraverso i quali l’uomo, via via che procede lungo il suo sviluppo, si appropria del modello culturale e acquisisce soluzioni già pronte a problemi quotidiani.
Il contributo fondamentale di Erikson alla teoria psicanalitica sta nell’aver rilevato che la nozione di vita deve essere intesa come ricerca di identità e, mentre Freud aveva rivolto la sua attenzione soprattutto ai conflitti e ai meccanismi inconsci di difesa, egli ha un approccio più positivo facendo emergere il desiderio insito nell’uomo di dare coerenza e significato alla propria esistenza.
Egli interpreta in forma originale concezioni e termini formulati da Freud rivelando il più ampio respiro con cui egli concepisce il senso della vita umana stessa, soprattutto da un punto di vista sociale.
La teoria dello sviluppo di Erik H. Erikson prevede otto fasi che riguardano l’infanzia, la fanciullezza, l’adolescenza, l’età adulta e la vecchiaia. Non esisterebbe, per Erikson, uno schema evolutivo determinato; ogni individuo ha i propri ritmi in senso evolutivo e le fasi precedenti non vengono mai abbandonate ma gradualmente esse si integrano in un “insieme funzionale”.
Andiamo ora a descrivere brevemente le otto fasi dello sviluppo.
L’infanzia
Prima fase: orale-sensoriale. Inizia con la nascita ed è imperniata sull’acquisizione di una fiducia di base e della sua controparte, la sfiducia di base; entrambe necessarie ai fini dello sviluppo poiché andranno integrate. La fiducia di base verrebbe acquisita per mezzo delle continue esperienze di tipo sensoriale ed affettivo garantite dalla figura materna.
Le varie frustrazioni, come quella legata a provvisorie assenze della madre, hanno l’opportunità di essere gestite proprio grazie all’acquisita fiducia di base. Ciò che permette la modulazione di fiducia e sfiducia, per Erikson, è la speranza. Egli la definisce come “la convinzione permanente della realizzabilità dei desideri…”.
Seconda fase: corrisponde a quella anale-muscolare dello sviluppo psico-sessuale. Questa fase è segnata dal controllo e dalla disciplina. Il bambino apprenderebbe, in modo graduale, a sottoporre i propri bisogni e desideri al principio di realtà ed a stemperare il proprio egocentrismo nella considerazione della presenza degli altri. Nascerebbe in questa fase una coscienza etica legata soprattutto al sentimento della vergogna, a sua volta correlato all’esperienza del controllo degli impulsi. E’ in questa fase che nascono i sensi di autocontrollo, di volontà e di autonomia.
Terza fase: psicosociale. Corrisponde alla fase genitale dello sviluppo psico-sessuale. Autocontrollo, volontà e autonomia si consoliderebbero integrandosi in un atteggiamento di padronanza delle situazioni, responsabilità personale ed iniziativa autonoma. L’attività principale del bambino, a questa età, è il gioco. In esso il bambino sperimenterebbe le proprie capacità imparando così a conoscere la realtà, attraverso soprattutto i processi di imitazione ed identificazione con gli altri.
Quarta fase: corrisponde al periodo di latenza dello sviluppo psico-sessuale.
Emerge in questa fase il senso di competenza e di efficacia. Tale sentimento va ad integrarsi con le acquisizioni precedenti. In questa fase il bambino inizia ad impegnare le proprie energie in compiti più maturi, rispetto a quelli esclusivamente ludici della terza fase. Esempi possono essere: le attività scolastiche, sportive, artistiche ovvero impegni che richiedono responsabilità. Questa fase è un momento piuttosto delicato nello sviluppo in cui la sicurezza e la padronanza delle proprie capacità operative, risulta essere premessa per il futuro sviluppo di una riconosciuta competenza lavorativa. Problematiche in questa fase potrebbero produrre un sentimento di inferiorità. In questa importante fase il bambino inizia a ricevere un tipo di educazione più formale, incomincia ad acquisire una serie di condotte sociali ed impara a dominare le proprie reazioni emotive in relazione alla presenza degli altri.
Adolescenza
Quinta fase. Mandato dell’adolescente è quello di acquisire un senso di identità che sia stabile ed integrato, rispetto ad uno precedente più diffuso. Si inizia a prendere consapevolezza dei tratti della propria individualità, delle proprie preferenze, dei propri obiettivi e desideri, delle proprie potenzialità ma anche dei propri limiti. Questo processo inizierebbe grazie all’identificazione con i propri pari e con le figure significative che l’adolescente investe di autorità. La transizione dall’infanzia all’età adulta è un momento difficoltoso che vede la coesistenza di due tendenze: una che spinge verso un mondo adulto, complesso, in buona parte sconosciuto e per alcuni versi inquietante, ed un’altra dominata dalla riluttanza a lasciare un mondo sicuro, garantito tipico dell’infanzia.
L’adolescente soffrirebbe di una certa confusione di identità. La crisi di identità di cui parla Erikson nascerebbe dal tentativo messo in atto dall’adolescente di superare la confusione e l’ambivalenza per lasciare poi spazio alla propria identità, con le caratteristiche di stabilità, di coerenza e di separatezza dagli altri. E’ in questa fase che si integrerebbe il senso della fedeltà ai propri schemi di riferimento (valori e ideologie). Tipico di questo periodo è l’adesione a forme ideologiche, l’appartenenza ad un gruppo che confermi l’adeguatezza dei proprio valori.
Età Adulta – Età Senile
Sesta fase: inizio dell’età adulta. Mentre nell’infanzia e nell’adolescenza l’amore è un bisogno indifferenziato, nell’età adulta la ricerca di amore e di relazione è di tipo più maturo. In questa fase le relazioni appaiono come delle scelte di legare la propria individualità a quella di un’altra persona. E’ l’amore, inteso come impegno nella relazione, che caratterizza tale fase, quindi la tendenza affiliativa, intesa come compartecipazione a diverse attività, oltre l’amore, quali l’amicizia ed il lavoro.
Settima fase: periodo della generatività. E’ in questa fase che si esplicherebbe la propria capacità produttiva (persino creativa) nei campi lavorativo, dell’impegno sociale, della famiglia compresa la nascita dei figli.
Ottava fase: quest’ultima fase sottende l’idea della personalità come un processo evolutivo che si protrae fino alla vecchiaia.
Questa fase vede l’integrazione di dimensioni psicologiche come l’integrità e la disperazione. In seguito all’essersi occupati delle persone amate e portato a termine i vari obbiettivi mondani, ecc. arriva il momento della riflessione sulla propria esistenza. E’ il periodo dell’affermazione della propria individualità e del proprio stile esistenziale. Sono la diversità ed il senso di compiutezza i costituenti del patrimonio di ogni individuo a quest’ultima fase. Anche la disperazione rispetto alla propria esistenza e alla vita, di fronte alla realtà della morte, entra a far parte di questa fase. E’ il momento del bilancio, della nostalgia di eventuali rimpianti.
Affinché questa fase non degeneri in un sentimento di decadimento è importante integrare la virtù della saggezza. Questa permette all’individuo di accettare il limite dell’esistenza. Sono stati presentati gli aspetti “positivi” delle otto fasi dello sviluppo psicosociale, con il linguaggio volutamente non tecnico utilizzato da Erikson. Oltre a questi aspetti, per ogni virtù l’autore propone un aspetto negativo. Lo citeremo brevemente nella seguente sintesi delle otto fasi.
Sintesi delle otto fasi
1. Prima Fase: fiducia e della sfiducia di base modulate dalla speranza e che si acquisiscono nel rapporto con il materno costituito sia da gratificazioni che da frustrazioni. Aspetto negativo: il rapporto col materno, se deteriorato nel suo aspetto, può esprimersi nell’adulto in una forma di idolatria.
2. Seconda Fase: emerge la virtù della volontà. E’ il periodo in cui si acquisisce il controllo in relazione al sentimento di vergogna. Aspetto negativo: la degenerazione di questa fase può portare al legalismo ovvero la soddisfazione nel punire più che nel comprendere e compatire.
3. Terza Fase: emerge la fermezza che si acquisisce in relazione al senso di colpa per aver utilizzato qualsiasi mezzo (soprattutto aggressività) per il raggiungimento dei propri scopi. Aspetto negativo: prevalendo la drammatizzazione, è costituito dalla finzione, dall’inscenare nella vita adulta un’identità non propria.
4. Quarta Fase: acquisizione del senso di competenza e di efficacia. Si apprendono cerimoniali sociali ed è il periodo dell’educazione formale (scuola). Aspetto negativo: la controparte negativa dell’educazione formale può essere un eccessivo formalismo nell’adulto che potrebbe inibire la spontaneità.
5. Quinta Fase: adolescenza. Si acquisisce un senso di identità stabile, coerente e separata dagli altri. Emerge la fiducia nei propri schemi di riferimento. Aspetto negativo: un esito negativo di tale fase in cui c’è un bisogno di adesione ideologica, è il totalitarismo, ovvero il corrispondere in modo esclusivo e fanatico a ciò che appare ideale.
6. Sesta Fase: inizio dell’età adulta. Emerge la tendenza affiliativa, intesa come compartecipazione a diverse attività come il lavoro, l’amicizia e l’amore. L’amore viene inteso come un impegno nelle relazioni. Aspetto negativo: risvolto negativo di questa fase è la creazione di gruppi esclusivi ed elitari che esprimono una forma di narcisismo comunitario.
7. Settima Fase: periodo della generatività ovvero dell’esercizio della propria capacità produttiva. Emerge la sollecitudine come tendenza ad occuparsi del proprio simile (allevamento dei figli, trasmissione della cultura, assistenza, sostengo economico, ecc.). Aspetto negativo: aspetto negativo della sollecitudine è nell’autoritarismo, in cui ad esempio la trasmissione della cultura avviene attraverso l’abuso di potere e non attraverso un uso democratico di tale potere che favorirebbe un atteggiamento critico e creativo.
8. Ottava Fase: è il periodo della vecchiaia, del bilancio e delle riflessioni sull’esistenza. Devono essere integrate le dimensioni psicologiche dell’integrità e della disperazione. La disperazione è legata all’inevitabilità della morte. La virtù che emerge è la saggezza, intesa come interesse distaccato per la vita in sé al cospetto della morte, e che rende la vecchiaia più vitale e gioiosa. Aspetto negativo: si contrappone alla saggezza la supponenza ovvero la convinzione, poco saggia, di essere davvero saggi.
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