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27 Gennaio 2019Incontro con Andrea G. Pinketts
27 Gennaio 2019Ulisse di Dante
Il motivo che fu sviluppato dai poeti venuti dopo Omero, della figura così ricca di Ulisse, è lo spirito avventuroso, è la curiosità di nuove esperienze. Fu sviluppato in modo così forte che l’Ulisse di Dante e dei moderni è senz’altro diverso da quello dell’Iliade e di quello dell’Odissea è una accentuazione che ha la sua logica.
Come si sa la comune cultura del tempo di Dante non si estendeva alla lingua greca; Dante dunque non aveva letto Omero. La figura di Ulisse gli giungeva perciò solo attraverso la grande fama di lui sopravvissuta nel Medioevo. Due erano essenzialmente i suoi caratteri essenziali: l’astuzia, esplicata soprattutto mediante la sopraffina arte della parola, e l’inesauribile sete di conoscenza. Concordemente, Cicerone (De fin. V XVIII 48 ss.), Seneca (De Constantia sapientis, II 2), Orazio (Ep I II 17-26) additavano Ulisse come “exemplar” dell’ardore di conoscenza.
Dante accoglie tutte e due le versioni antiche e mette Ulisse nel suo Inferno, nelle Malebolge, nell’VIII bolgia, senza però descriverci le sottili arti della sua astuzia, ricordando solo : “l’aguato del caval che fe’ la porta / ond’uscì de’ Romani il gentil seme”. A lui interessa l’altro Ulisse, quello del “folle volo”.
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando
87 pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
90 come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori, e disse: «Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
e più d’un anno là presso a Gaeta,
93 prima che sì Enea la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ‘1 debito amore
96 lo qual dovea Penelope far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto,
99 e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
102 picciola da la qual non fiú diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
105 e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ‘ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
108 dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
111 da l’altra già m’avea lasciata Setta.
“O frati”, dissi “che per cento milía
perigli siete giunti a l’occidente,
114 a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è dei rimanente
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
102 picciola da la qual non fiú diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
105 e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e ‘ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
108 dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
111 da l’altra già m’avea lasciata Setta.
“O frati”, dissi “che per cento milía
perigli siete giunti a l’occidente,
114 a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è dei rimanente
per la distanza, e parvemí alta tanto
135 quanto veduta non avea alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
138 e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
la quarta levar la poppa in suso
la prora ire in giù, com’altrui piacque,
142 infin che ‘1 mar fu sovra noi ríchiuso».
Ritornato ad Itaca e trascorso un certo tempo, Ulisse fu ripreso dall’irrequietezza dell’andare incontro all’ignoto: non riuscirono a fermarlo in patria né l’amore paterno, né l’amore filiale, e nemmeno l’amore coniugale. Più forte di tutto fu “l’ardor.. a divenir del mondo esperto / e degli vizii umani e del valore”; eterna e nobilissima aspirazione umana di affrontare qualunque pericolo pur di tentare, se non di riuscire, un’altra impresa che deve schiudere nuovi orizzonti alla conoscenza umana. E appena “in alto mare aperto”, si trova nel suo vero elemento nel quale può essere veramente se stesso. Non si può star tranquilli finché c’è ancora qualcosa d’ignoto; anche se nel mondo sono stati posti dei limiti “acciò che l’uom più oltre non si metta”, non è giusto che ci si debba adattare. E’ tanto poco il tempo che ci resta ancora da vivere – dice Ulisse ai suoi compagni – che non è il caso di rinunciare all’esperienza.
La terra è la sorgente inesauribile delle cognizioni umane, trascurare una possibilità è essere meno uomini.
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