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27 Gennaio 2019La guerra d’Etiopia rappresenta temporaneamente l’apice del consenso del regime, ma da qui iniziò il suo declino inarrestabile, e l’uso di mezzi di sterminio incivili aprì gli occhi di molti, anche in Francia e Inghilterra, sulla natura violenta del partito fascista.
Preludio
Fu intrapresa dal governo fascista per vendicare la sconfitta di Adua, del 1896, e per sfruttare una colonia così vasta. La Società delle Nazioni allora dichiarò l’Italia Stato aggressore, e applicò delle sanzioni economiche, che tuttavia non fermarono il governo fascista, ed a cui, tra l’altro, non aderirono Germania, Austria, Ungheria ed Albania. La guerra fu risolta in pochi mesi, e si concluse con la conquista di Addis Abeba (5 maggio 1936). Il 9 maggio 1936, Vittorio Emanuele III diventava Imperatore d’Etiopia.
L’attacco italiano
Il 3 ottobre 1935, 100.000 soldati italiani ed un considerevole numero di Áscari, sotto il comando del maresciallo Emilio De Bono iniziarono ad avanzare dalle loro basi in Eritrea, senza una dichiarazione di guerra ufficiale. Il 6 ottobre venne occupata Adua, cittadina presso la quale gli italiani avevano subito una cocente sconfitta durante la Prima guerra Italo-Abissina. Il 15 ottobre venne occupata Axum, la capitale religiosa dell’Etiopia.
La Società delle Nazioni condannò l’aggressione italiana il 7 ottobre, e iniziò un lento processo per imporre sanzioni: sanzioni che non riguardavano materie di vitale importanza, come ad esempio il petrolio. Gran Bretagna e Francia argomentarono infatti che la mancata fornitura di petrolio all’Italia poteva essere facilmente aggirata ottenendo rifornimenti dagli Stati Uniti, che non erano membri della Società stessa.
Il 28 novembre De Bono venne sostituito dal generale Pietro Badoglio, dato che Mussolini lo riteneva troppo cauto nella sua avanzata. La condotta della guerra di Badoglio provocò sensazione e riprovazione in tutto il mondo, a causa dell’utilizzo del terribile gas iprite. In totale vennero impiegate tra le 300 e le 500 tonnellate di gas, nonostante l’Italia avesse firmato la Convenzione di Ginevra del 1925 che proibiva l’uso di armi chimiche.
Il 29 marzo 1936 le forze di Graziani bombardarono la città di Harar; e due giorni dopo le forze italiane vennero impegnate nel più significativo scontro contro le forze etiopiche: la battaglia di Maychew. Il 2 maggio Haile Selassie fuggì in esilio e il 5 maggio le truppe di Badoglio entrarono nella capitale Addis Abeba.
Il 7 maggio l’Italia annetté ufficialmente il Paese, e il Re d’Italia Vittorio Emanuele III, venne proclamato Imperatore d’Etiopia (9 maggio). Eritrea, Abissinia e Somalia Italiana vennero riunite sotto un’ unico Governatore, e il nuovo possedimento coloniale venne denominato Africa Orientale Italiana.
La vittoria e l’impero
La vittoria venne ufficialmente comunicata da Mussolini al popolo italiano la sera del 5 maggio 1936, dopo un messaggio del maresciallo Pietro Badoglio, comandante delle truppe italiane sul fronte eritreo. Pochi giorni dopo, il 9 maggio 1936, il Duce proclamò la nascita dell’impero, riservando per Vittorio Emanuele III la carica di imperatore d’Etiopia e per se quella di Primo Maresciallo dell’Impero.
La condanna internazionale della Società delle Nazioni comportò l’uscita dell’Italia dalla Lega stessa; mentre la nuova colonia trovava una difficile pacificazione con continui attacchi della guerriglia e risposte italiane con l’impiego di gas velenosi e la fucilazione dei ribelli.
L’uso dei gas
Aquesto proposito, c’è da dire che i gas furono l’arma più letale durante la prima guerra mondiale, perciò nella Società delle Nazioni ne fu vietato l’uso in qualsiasi situazione. Gli italiani li usarono nella guerra d’ Etiopia, programmandone l’uso già prima. I gas vennero usati soprattutto dal generale Badoglio., in molte battaglie. Gli italiani usavano soprattutto fosgene, cloropicrina, iprite, arsina e lewisite.
Grazie allo storico Giorgio Rochat sappiamo che l’esercito inviò in Eritrea 270 tonnellate di aggressivi chimici per fanteria; furono inoltre inviati 60.000 proiettili di artiglieria caricati ad arsina per i cannoni campali, circa 1.300 di questi proiettili sarebbero stati impiegati sull’Amba Aradam
Fine dell’Impero
Nonostante siano stati spesi dal 1936 al 1940 un ingente quantità di denaro per migliorare le condizioni dell’impero, al giorno dell’entrata in guerra gli alti ambienti militari italiani davano già per scontata la perdita dell’Africa Orientale, essendo impossibile rifornire la colonia causa il possesso inglese dello stretto di Gibilterra e del Canale di Suez, uniche vie per il rifornimento.
L’Africa Orientale Italiana cessò definitivamente di esistere nel 1941 sotto i colpi dell’esercito britannico, dopo una resistenza disperata messa in atto dalle truppe italiane, soprattutto nella battaglia di Cheren. L’Abissinia venne liberata e sul trono ritornò Hailè Selassiè. Dopo il trattato di pace di Parigi del 1947 l’Abissinia ingrandì il suo territorio, annettendo l’Eritrea, al quale ha dato l’indipendenza solo negli anni‘90.
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Etiopia di Appunti e ricerche